Giugno 18, 2025

Era da tempo che ci si riprometteva di colmare un’indubbia lacuna: la mancanza di una guida ragionata ai fondi dell’Archivio mauriziano

Era da tempo che ci si riprometteva di colmare un’indubbia lacuna: la mancanza di una guida ragionata ai fondi dell’Archivio mauriziano

Era da tempo che ci si riprometteva di colmare un’indubbia lacuna: la mancanza di una guida ragionata ai fondi dell’Archivio mauriziano – preziosissimi per la loro capacità di supportare la ricerca su natura, istituzione, organizzazione e decadenza – di quella straordinaria forma di gestione patrimoniale, con sostanziali ricadute territoriali che, inizialmente nota come Sacra Religione dei Santi Maurizio e Lazzaro, è poi proseguita sotto la dizione abbreviata di Ordine Mauriziano. Un ordine, per metà religioso e per metà cavalleresco, secondo per importanza solo all’Ordine della Santissima Annunziata, che rappresentò non solo l’orgoglio di Casa Savoia, ma un indubbio calmiere economico per la casata nei suoi rapporti con l’amministrazione dello Stato. L’istituzione fu preminentemente modello di carità e di assistenza, prima nella forma del sollievo ai lebbrosi, eredità della costola lazzarina, con maladières e ricoveri distribuiti in vari luoghi e poi ricondotti al grande lebbrosario di San Remo, indi e in parallelo con un’assistenza propriamente sanitaria agli affetti da altri morbi, ospitati in nosocomi moderni, d’eccellenza prima 21che il termine assumesse la connotazione attuale. Ordinati, puliti, con un personale – i cosiddetti “ufficiali della medicina” (medico, chirurgo e farmacista) – scelto tra i professionisti più quotati, dal tenore che nelle prescrizioni carloalbertine deve «ove possibile sfiorare il lusso» gli ospedali mauriziani sono precocemente luoghi ambiti di ricovero, riconosciute machines à guérir – nella celebre definizione di Foucault – e non solo ambito di segregazione e, come avveniva troppo spesso, di decesso. Sarebbe tuttavia assai riduttivo ricondurre la storia di cinque secoli di funzionamento dell’Ordine alla sola questione assistenziale, per quanto di primaria importanza; la funzione ospedaliera non avrebbe potuto essere svolta con tanta competenza e dispendio di risorse se non fosse stata anche supportata da un adeguato patrimonio, rappresentato oltre che da lasciti e liberalità, anche da un articolato sistema di imponenti commende. Erano queste innanzitutto rappresentate dalle cosiddette “commende di libera collazione”, che costituivano l’ossatura patrimoniale di dotazione dell’Ordine (a cominciare da quelle del primigenio Ordine ospedaliero di San Lazzaro, registrate nel fondo Commende della Religione di S. Lazzaro, con documentazione per gli estremi 1142-1864) e che non sono estranee alle esigenze familiari del Gran Maestro ossia il sovrano sabaudo, essendo impiegate in toto o in parte per riassetti interni, doti, rendite e benefizi per rami collaterali e figli naturali, mentre porzioni di queste, i “tenimenti” possono costituire ricca ricompensa per servigi resi al sovrano, indennizzi e “merce di scambio”, secondo logiche ben precise e al tempo stesso versatili che abbiamo già avuto modo di mettere in luce in altra sede. 22Tra queste spicca, ovviamente, la ben nota e preminente commenda magistrale di Stupinigi, quella grande macchina terriera sulla quale verrà fondata la celeberrima Palazzina di Caccia (i cui documenti di cantiere, sin dai primi «cavi di terra», sono puntualmente presenti nei fondi d’archivio), ma a cui sono aggregati anche altri possedimenti dalla lunga storia, come il castello di Mirafiori e il relativo parco, ma anche il tenimento della ricca cascina-castello «di Gunze», ossia Gonzole, che fu anche «feudo» (questo il termine usato nelle carte) di Filippo d’Aglié. In misura non minore, concorrono alla formazione di questo articolato quadro le commende di diritto familiare, le cosiddette “patronate”, che hanno fornito ai fondatori sia un sistema di scalata sociale, sia un meccanismo di riduzione delle imposizioni fiscali, attraverso l’esenzione dei beni destinati all’erezione della commenda dalle normali procedure di tassazione a favore, viceversa, del pagamento di decime e mezze decime direttamente al Tesoro dell’Ordine. Al tempo stesso, la loro presenza ha costituito l’ossatura del sistema mauriziano, secondo modelli che sono propri degli ordini cavallereschi oltre che di strutture la cui natura – versatile nonostante la sua rispondenza a logiche di continuità e di fedeltà alla tradizione anche in chiave di affermazione simbolica – si fonda su di un esteso patrimonio immobiliare, di stabili come di terre (per cui fare capo prioritariamente al fondo Commende, oltre ai documenti relativi a ogni singola commenda). Sistema di gestione fondiaria e servizio ospedaliero per molti versi all’avanguardia lasciano ricca testimonianza della loro organizzazione, una documentazione variegata, interrelata, di 23certo pregio, nella quale si annoverano rendiconti, ispezioni, atti notarili e anche ricchissime mappe, cabrei, ricognizioni, progetti e raffigurazioni (prevalentemente conservate nel fondo omonimo Mappe e cabrei, ma anche rilegate nei grandi volumi delle disposizioni magistrali o nei registri delle Sessioni del Consiglio) dal grande valore iconografico. Sul versante della cura, inoltre, i regolamenti ospedalieri, le liste dei degenti, il loro regime alimentare, fino alle minute osservazioni e alle richieste del personale mostrano un contesto attivo, aggiornato, e aprono numerose possibili piste di ricerca. E ancora, esiste ovviamente un aspetto più minuto ma fondamentale, legato alla vita stessa dell’Ordine, rappresentato dalle sedute del suo Consiglio (le Sessioni del Consiglio, disponibili con continuità nelle serie 1604-1800 e 1814-2002), dalle deliberazioni, dagli atti legati alle sue molteplici funzioni, militari e cavalleresche, fino alla concessione della croce mauriziana e – assai più tardi – della decorazione della Corona d’Italia. Le liste di decorati (con il relativo fondo di Decorazioni e onorificenze, che copre il cospicuo arco temporale 1573-1946) sono tra le più consultate, ma a queste si associano le ricche, ornatissime, ampiamente simboliche, «prove di nobiltà». Allo stesso tempo, poiché l’Ordine deve la sua fondazione non solo alla disposizione sovrana, ma anche all’appoggio costante da parte della Santa Sede, l’Archivio conserva autorizzazioni, benefici (tra cui non si possono dimenticare quelli, ricchissimi, che costituiscono il fondo denominato Benefici ecclesiastici secolarizzati nel 1604 e conferiti all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro), dispense, protezioni, nella forma di Bolle e Brevi, ordinate e registrate 24con scrupolo pari alla loro importanza. Similmente, a processi di riordino, in prevalenza monastico e con conseguente ridefinizione patrimoniale (Ordine transfrontaliero del Gran San Bernardo, con il relativo fondo della Prevostura e casa dei Santi Nicolao e Bernardo, con terreni, case e ospedali; Antoniani di Vienne, col corposo fondo di Sant’Antonio di Ranverso; abbazia cistercense di Staffarda), si legano le disposizioni papali che – prevalentemente nel corso del XVIII secolo, ma anche nella seconda metà del successivo come avviene per l’Ordine Costantiniano di San Giorgio di Parma con la chiesa della Steccata o per la chiesa di Sant’Antioco in Sardegna – fanno confluire nelle casse dell’Ordine ingenti beni, ma aggiungono anche ricche carte alla documentazione del suo archivio, apportando materiali alloctoni di assoluto riguardo, che si innestano su altre serie archivistiche e fondi. Si aprono allora nuovi possibili scenari di studio, carte di natura differente, a cominciare dalle preziose “Carte Augustane”, pergamene, sigilli, iconografie meno consuete o, viceversa, impiegando le stesse competenze tecniche in servizio con frequenza presso l’Ordine, rilevamenti e progetti per beni di nuova acquisizione, ricognizioni in territori prima sconosciuti, prese di contatto con realtà altre, una imponente documentazione del massimo interesse. Vale ancora la pena segnalare la presenza di un ricco fondo fotografico, che documenta il vasto patrimonio e le variegate attività dell’Ordine, comprese inaugurazioni, visite del Gran Maestro e della famiglia reale, benedizioni religiose, con una particolare attenzione per gli ospedali mauriziani, ma non dimentica quei siti caratterizzati da un radicato valore storico e 25artistico (dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi all’Abbazia di Santa Maria di Staffarda, alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso) e lascia importante testimonianza anche di altri possedimenti (terreni, chiese, scuole, quelle urbane e rurali, di Stupinigi, Torre Pellice, Staffarda, Scarnafigi e Luserna San Giovanni, fino allo stesso patrimonio archivistico, riprodotto su richiesta di studiosi e ricercatori). Su supporto assai vario, dal vetro alla pellicola alla carta emulsionata, questa documentazione apre nuove piste di lavoro, che abbiamo avuto modo di sperimentare, almeno come fugace assaggio, nell’ambito di convegni e mostre dedicati proprio alla fotografia del Novecento e ai suoi protagonisti. Dopo qualche decennio di studio delle carte conservate in questo straordinario serbatoio della memoria (almeno per due delle autrici) e una immersione-naufragio, conclusasi con un felicissimo nuotare per la terza, è con devozione e affetto che offriamo ai consultatori dell’archivio la nostra piccola guida ragionata (non solo quindi una lista dei fondi, ma un vademecum pensato per agevolare il lavoro di ricerca, offrire un conforto nei momenti di smarrimento, costituire una bussola amichevole), certe dello sguardo benvolente del grande archivista mauriziano che nell’Ottocento fu il primo riordinatore sistematico delle carte dell’Ordine, Pietro Blanchetti, sicure che ameranno, come noi lo amiamo, questo mare di carte.

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