Luglio 14, 2022

Torre Bicocca Buttigliera Alta merlatura a coda di rondine. Comunicazione fra Torri, fumo di giorno e fiamme di notte.

Torre Bicocca Buttigliera Alta merlatura a coda di rondine. Comunicazione fra Torri, fumo di giorno e fiamme di notte.

COMUNICAZIONE FRA TORRI

Non so come ringraziarvi, siete sempre in molti a seguire Il taccuino di PaN. Spero di fare del mio meglio, di pubblicare sempre nuove illustrazioni e scrivere qualcosa di sintetico che possa comunque essere accattivante. Ho deciso perciò di pubblicare nei prossimi giorni alcune nuove ricostruzioni ideali…

COMUNICAZIONE FRA TORRI

Non so come ringraziarvi, siete sempre in molti a seguire Il taccuino di PaN. Spero di fare del mio meglio, di pubblicare sempre nuove illustrazioni e scrivere qualcosa di sintetico che possa comunque essere accattivante. Ho deciso perciò di pubblicare nei prossimi giorni alcune nuove ricostruzioni ideali…
Cominciamo dalla prima: una scena di comunicazione fra torri.

Nel territorio, sia esso di montagna, di costa o collina, esisteva una rete di comunicazioni perpetuata da torri di segnalazione dislocate nei punti più strategici. Queste torri comunicavano visivamente, di notte grazie alla luce del fuoco, di giorno invece era il fumo a segnalare.
La prima scena illustrata, in particolare, si riferisce al periodo medievale dell’insediamento di Montecastrese, Camaiore. Sappiamo per certo che questo tipo di comunicazione visiva esisteva fin dal periodo preistorico. In seguito, troviamo avamposti di questo genere nel periodo della Grecia Classica ed Ellenistica, ai confini dell’Impero Romano (vedi figura in basso), e persino nelle torri costiere dell’Italia meridionale per avvistamenti contro gli attacchi di saraceni e incursori vari.

Una curiosa prova della presenza di questi avamposti viene dal sito di Micene e dalla sua tradizione letteraria. Sopra l’acropoli di Micene, sulla cima rocciosa del Profitis Ilias (Monte Profeta Elia), il Capitano B. Steffen, topografo di Schliemann, considerò la struttura presente proprio come una stazione di segnalazione, dove probabilmente vi era acquartierata una guarnigione. Ne trova  difatti conferma nella tragedia di Eschilo (Agamennone, vv. 1-7), quando accenna che sulla torre della reggia di Agamennone una sentinella scruta nel buio della notte, attendendo i segnali di fuoco. Clitennestra, grazie a questi segnali, apprende le notizie dal fronte dove la Guerra di Troia si è da poco conclusa (Eschilo, Agamennone, vv. 281-329).
Data la fitta rete di segnalazioni ottiche in tutta la Grecia, non è del tutto inverosimile che gli usurpatori del Palazzo di Micene siano venuti davvero a conoscenza, in una notte sola, della vittoria nello stretto dei Dardanelli (Faure, La vita quotidiana in Grecia ai tempi della Guerra di Troia, pp. 165-66). 

Un ultimo dubbio nella ricostruzione storica architettonica: prima delle scale come si saliva e scendeva al primo e secondo piano della torre? Boh! Secondo me (magari un giorno troverò il cabreo che cerco a confermarmelo) la torre, essendo una torre di difesa, aveva dei sistemi di salita a botole e scale in fune. Per isolarsi piano da piano in caso di attacco. Poi a tempi meno bellicosi si era resa necessaria una scala stabile e permanente. Resta ancora un dubbio. Togliendo l’intonaco dalla stanza del camino, il piano terra della torre, é emersa una apertura, murata, ed un grande buco esterno la Torre e piuttosto alta. Che diavolo era? Una finestra così grande non aveva senso in una struttura difensiva. E se fosse una cicatrice di un ingresso al primo piano? Chissà, i misteri architettonici della Bicocca, dovuti alla plasticità con cui le strutture mutavano a seconda delle esigenze, sono ancora tanti.

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