Smart Working soluzioni per chi non ha una stanza in più dove lavorare
Smart Working soluzioni per chi non ha una stanza in più dove lavorare
LAVORARE DA CASA
E se la casa è piccola?
«Spesso nelle case piccole ci si trova a lavorare sul tavolo da cucina. Se non abbiamo altri spazi, prendiamo un scatola dove riporre tutto l’occorrente per il lavoro, in modo da poter liberare facilmente il piano e non perdere cose in giro, tipo gli occhiali o il caricatore del computer».
Come dovrebbe essere una scrivania ben organizzata?
«Dovrebbe avere gli strumenti base: computer, mouse, luce, stampante (se la usiamo spesso), l’agenda (se usiamo quella cartacea), un po’ di cancelleria (penna, matita, evidenziatore) e la pratica o i documenti su cui stiamo lavorando in quel momento. E usiamo il telefono per le telefonate».
Lavorare a casa significa anche avere più distrazioni, finendo per trascorrere al pc più ore del dovuto: come evitarle e risultare più efficaci?
«Proprio perché potremmo avere varie attività potenzialmente rischiose, proviamo a organizzare le varie attività di gestione della casa e della famiglia con meno improvvisazione. Possiamo impostare un calendario di attività per tutti, in modo da creare tempi di lavoro, di gioco, di gestione della casa. Cerchiamo inoltre di limitare le distrazioni da notifica, quindi togliamo le notifiche dallo smartphone e chiudiamo i vari social anche dal browser. Inoltre, visto che il multitasking non esiste, comunichiamo ai nostri colleghi quando possiamo essere presenti e quando no, e cerchiamo di uniformare i tempi di attività».
Psicologicamente non è semplice pensare di lavorare da casa, se si è abituati a una vita da ufficio: quali sono i comfort per vivere meglio questa nuova situazione?
«Le abitudini sono spesso difficili da cambiare, e ci vuole metodo: proviamo a scrivere una routine giornaliera. Da quando ci svegliamo, quando facciamo colazione, inserendo il tempo per andare a fare la spesa, per le pause, per il nostro benessere. Restando a casa, recuperiamo vari minuti, alcuni ore, che possiamo reimpiegare facendo le cose per noi: cucinare, leggere, fare ginnastica. Creare nuove abitudini che ci gratifichino ci faranno sentire meno il peso del non poter uscire».
Se a casa ci sono dei bambini non è semplice trovare i propri spazi per lavorare in tranquillità: come fare?
«Un consiglio è quello di usare le tecnica del pomodoro: è una famosa tecnica di gestione del tempo, che può aiutare a impostare le attività per tutta la famiglia (o almeno provarci), magari alternando la presenza dei genitori con i figli (soprattutto quelli più piccoli). La tecnica si basa sull’uso di un timer di 25 minuti dove si sceglie una sola attività da eseguire: cucinare, giocare, lavorare… Finiti i 25 minuti si fa una pausa di 5 minuti e poi si ricomincia».
C’è chi approfitta di questo periodo per riordinare la propria casa: da dove partire per eliminare il superfluo e rendere gli spazi più confortevoli?
«Proprio perché non c’è un numero giusto di oggetti da tenere, partiamo da eliminare tutto quello che ci dà fastidio, che non ci piace più, che è rotto o che ci dà emozioni o ricordi spiacevoli. Ora che passiamo tanto tempo in casa, circondiamoci di quello che ci piace veramente. Il consiglio è di partire con togliere le cose da buttare, che possiamo differenziare. Partiamo da progetti piccoli, in modo da abituarci al riordino – se abbiamo tanto superfluo – e non ritrovarci con più disordine di prima. Quindi no a tirare tutto fuori, soprattutto se non ho pianificato tutti i passaggi: cosa butto, cosa regalo e a chi, come faccio a eliminare quello che non è differenziabile, come rioriganizzo quello che rimane».
I problemi di chi vive in case disordinate a volte sono di tipo psicologico, e non solo organizzativo. Chi si occupa di decluttering offre anche un sostegno psicologico? Quanto è diffuso oggi in Italia il disturbo d’accumulo?
«Il disturbo d’accumulo è un disturbo mentale, recentemente inserito nel Manuale Diagnostico e Statistico e deve essere diagnosticato da uno psichiatra. Le stime sono che ne soffrono fra il 3 e il 6% della popolazione italiana, ma sono stime al ribasso, essendo un disturbo nascosto all’interno delle abitazioni. I professional organizers specializzati come me in questo disturbo non forniscono supporto psicologico, ma spesso collaborano con psichiatri o psicologi che conoscono e trattano il disturbo. Non tutto l’accumulo è patologico, ci sono anche situazioni di grande disordine che non hanno le due caratteristiche principali del disturbo: eccessiva acquisizione e nessuna eliminazione».