Sant’Antonio di Ranverso ricomposizione Virtuale del Polittico chiuso con antiche foto recuperate al Mercato del Baloon di Porta Palazzo Torino
Sant’Antonio di Ranverso ricomposizione Virtuale del Polittico chiuso con antiche foto recuperate al Mercato del Baloon di Porta Palazzo Torino
Ranverso ricomposizione Virtuale con elementi reali del Polittico chiuso
Ersilio Teifreto.
Non so quando le ante del monumentale Polittico della natività di Defendente Ferrari ammirabile sull’altare maggiore di Sant’Antonio di Ranverso vennero aperte in modo definitivo forse nel periodo della rivoluzione Francese. Garantisco che stilisticamente e accettabile trattasi di una ricomposizione Virtuale con logica assistita, con elementi reali ripresi da antiche foto recuperate al Mercato del Baloon di Porta Palazzo Torino e altre raffigurazioni storiche .
FERRARI (de Ferrari, de Ferraris), Defendente
Giovanni Romano
Figlio di Francesco, originario di Chivasso (Torino); non si conoscono gli estremi anagrafici del F., la cui data di nascita dovrebbe risalire attorno al 1480-1485.
La sua identità (“Deffendente de Ferrariis de Clavaxio pinctore”) è accertata da un contratto del 21 apr. 1530 riguardante l’esecuzione della grande paia d’altare commessa dalla Comunità di Moncalieri per la chiesa della precettoria di S. Antonio di Ranverso in Buttigliera Alta, presso Torino.
L’opera, di misure imponenti, doveva seguire da vicino il modello della pala degli studenti in S. Domenico a Torino, purtroppo perduta e di cui ignoriamo l’autore (Schede Vesme, IV, 1982, p. 1270).
La data orientativa di nascita è fissata secondo logica deduzione dalla ricostruzione stilistica della prima produzione del maestro (non anteriore al 1500). Baudi di Vesme (1922) ha persuasivamente legato al nome del pittore una serie di documenti notarili e d’archivio riguardanti un cittadino chivassese di nome Defendente Ferrari di Francesco, abitante nel quartiere di S. Maria.
È dubbia invece l’identificazione del F. con un altro Defendente Ferrari, chivassese, sposo di Virtù Verolfi, perché questi abitava nel quartiere di S. Michele e non in quello di S. Maria (cfr. Baudi di Vesme, 1922). Sempre secondo il Vesme, Francesco, padre del F., va identificato con l’orafo Francesco “de Feraris” che firma, insieme a Damiano “de Curte”, un crocefisso d’argento conservato presso la cattedrale di Biella, datato 1509.
Il documento del 21 apr. 1530, scoperto da L. Bruzza nell’Archivio comunale di Moncalieri (ora irreperibile), fu pubblicato per la prima volta da F. Gamba (1875), che provò a collegare all’opera sicura di S. Antonio di Rariverso un consistente corpus di dipinti, radunati per omogeneità stilistica (collaborò alla ricerca il restauratore G. Arpesani).
Da allora le opere attribuite al F. sono andate aumentando in modo consistente e superano ormai il centinaio;
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Ranverso ricomposizione Virtuale Polittico
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