Pulverusa vendono via furia (di Ranverso) pezza di terra, gerbo, bosco e prato, stipulando per detta casa Giovanni Gerso di Sant’Antonio 1194
Pulverusa vendono via furia (di Ranverso) pezza di terra, gerbo, bosco e prato, stipulando per detta casa Giovanni Gerso di Sant’Antonio 1194
33 uscito di vita, sia che fosse passato a fondar nuove case in altre province, come mi par più probabile ( 1 ). Sovrabbondano poi argomenti e prove materiali per dimostrare che ad uno scrittore del secolo XII o XIII, non ad altri d’età posteriore, si debba attribuire il libro dell’Imitazione di Cristo. Prima di tutto, lo stile dove si vedono di quando in quando reminiscenze di quelle cadenze rimate colle quali s’intendeva ad abbellire la metà ed il fine dei versi ed anche le prose dei letterati dei secoli XI e XII: «Parvus est dictu sed plenus sensu et uberi fructu. – Si posset a me fideliter custodiri non deberet in me turbatio oriri.» Poi la dolcezza, la semplicità dello stile, la scarsità delle citazioni convengono ai tempi in cui fiorì il fondatore di Sant’Antonio di Ranverso e spiegano come il libro De imitatione abbia potuto attribuirsi da molti a san Bernardo, che di alquanti anni lo precedette. Ed all’opposto dimostra il poco avvedimento di coloro che a Giovanni Gerson, cancelliere parigino, o, peggio ancora, a Tommaso da Kempis, scrittori dei secoli XIV e XV, e di genio disparatissimo, lo attribuirono. Se non che, oltre a questi morali indizi, v’è la prova materiale che l’Imitazione di Gesù Cristo non può essere attribuita ad uno scrittore che venisse dopo il secolo XIII. Infatti ho sott’occhio il simile d’alcune linee dei Codici De advocatis di Vercelli; della Cava; di Bobbio; Allatiano; d’Arona; di Polirone ( 2 ). Il Codice d’Arona è stato giudicato del secolo XIV, nel 1687 dal Baluzio, dal Ducange e da altri paleografi; ed a questo giudizio volontieri soscrivo ( 3 ). Allo stesso secolo appartiene il Codice Allatiano. Ma quello della Cava, dalla forma dei caratteri, e specialmente dalle maiuscolette si riconosce, a parer mio, evidentemente non potersi riferire fuorchè alla prima metà del secolo XIII. Nello stesso secolo furono scritti il Codice di Polirone ed il Codice De advocatis, intorno al quale, non badando menomamente al Diario degli Avogadro, del 1 Nella molto lodata, e veramente lodevolissima opera del Cav. Vittorio Mandelli intitolata: Il Comune di Vercelli nel Medio Evo. Studi Storici (Vercelli, 1857-1858, Guglielmoni), trovasi nominato fra i Vercellesi che ne’ secoli XII, XIII e XIV furono insigniti di dignità Vescovile, un Goffredo de Montanario vescovo di Torino, cui l’Ughelli scrive essere stato prima praeceptor domus Sancti Antonii Vercellensis. (Mandelli, Tom. III pag. 123.) Ben potrebbe questa Casa essere stata fondata dal medesimo religioso che avea fondato quelle di Ranverso e di Susa. E così alle congetture del ch. Cav. Cibrario verrebbe quasi a rannodarsi la tradizione che accenna Vercelli per patria, o almeno per sede, dell’autore dell’Imitazione. 2 De GREGORY, Codex, De advocatis, – De imitatione Christi, – Praef, pag. X, XXII, XXXVI. 3 Ibid., pag. LVIII.
34 quale il De Gregory ha pubblicato un simile, non desumo il mio criterio fuorchè dalla qualità de’ caratteri. Nè meno antico, sia detto con riverenza dei critici del 1687, già citati, io giudico il Codice di Bobbio, avuto riguardo alla forma della scrittura, ed anche, se si vuole, alla particolarità di essere formato di carta bombicina, l’uso della quale, verso la metà del secolo XIII, divenne assai raro in Francia e nell’Italia superiore, sebbene nel regno di Napoli se ne smerciasse ancora nel secolo XIV, ma più per uso di zibaldoni e di quaderni dei conti che per Codici, o registri. Il che mi consta per molte indagini fatte in diversi archivii. Se queste cose sono vere, com’io le credo verissime, si ha la prova materiale che l’autore dell’Imitazione di Gesù Cristo, Giovanni Gersen, Gersem o Gerson non visse più tardi della prima metà del secolo XIII. ( 1 ) Un altro indizio favorevole al mio Giovanni Gerso lo deduco dalla miniatura compresa nella lettera capitale Q, per cui comincia il libro primo nel Codice della Cava, il più antico di tutti. Ivi è effigiato un monaco in abito nero che porta la croce. È ragionevole supporre che nei primi esemplari divolgatisi di quel libro prezioso ornati di figure queste rappresentassero, se non le fattezze, almeno l’abito del pio autore. Ora è noto che gli Antoniani vestivano di nero. 1 Nei Codici di Bobbio e di Pollirone è detto Giovanni Gersem. *** Qui parmi sia il luogo da aggiungere ciò che l’egregio Autore mi scriveva adì 16 febbrajo = Io considero come fuori di controversia agli occhi non appassionati d’ogni mente critica che l’autore dell’ Imitazione non può essere posteriore alla prima metà del secolo XII, perchè tengo per fermo che alcuni codici mss. appartengono fuor d’ogni dubbio a quel secolo. Trovo sul finire del secolo antecedente un Giovanni Gerso in grande opinione di santità e di senno, propagatore di alcune colonie d’Antoniani in Italia; e congetturo che possa essere l’autore dell’ Imitazione. A S. Antonio di Ranverso cessano le sue memorie verso il 1200; ma nulla prova che sia morto prima di quell’epoca, e può benissimo esser passato a fondar altre case in altri luoghi d’Italia, e precisamente a Vercelli ove mi si dice fosse una Casa d’Antoniani. Nè la memoria, che si fa nel libro, di S. Francesco, distrugge la mia congettura. Francesco avea gran nome di Santo fin dal 1209, quando fondò l’ordine. Pochi anni dopo contava a centinaja i discepoli. Gerso potè conoscerlo di persona, quando andò in Spagna per la missione del Marocco, che non ha potuto poi compiere (1214). Non è necessario supporre che S. Francesco fosse morto, quando l’Antoniano il citava come un solenne esempio d’umiltà e di povertà. Nè le date fanno difficoltà. Gerso potea avere 25 anni (1181) quando fondò S. Antonio di Ranverso. Di tale età Francesco fondò poi l’ordine suo. Avrebbe avuto 58 anni nel 1214. Perchè non avrebbe potuto scrivere l’Imitazione anche a 60 o 65? Quel libro pieno di tanta prudenza evangelica non fu scritto certo da persona che versasse in età giovanile. Del rimanente io nulla affermo: propongo la mia congettura. Libero a tutti l’apprezzarne il valore.»
35 Nel Codice d’Arona, Giovanni Gersen è detto abate. Il Codice Allatiano chiama l’autore dell’Imitazione Giovanni de Canabaco, che fu interpretato per Cavaglià, il cui nome antico è Caballiacum. Poi, sulla fede d’una nota ms. all’edizione veneta del 1501, di Giovanni Sessa, la qual nota ms. accennava che, non al cancelliere Gerson, ma ad un Giovanni abbate vercellese, doveva attribuirsi il libro dell’Imitazione di Cristo, l’abate Delfau, della congregazione di San Mauro, nell’edizione di Brusselle del 1549, ne denominò l’autore Giovanni Gersen, abbate di Santo Stefano di Vercelli; il qual esempio fu seguitato poscia da altri editori a Berlino ed a Roma. Io su questo proposito nulla intendo affermare o negare. Mi sto contento all’aver messo innanzi qualche indizio storico e qualche osservazione che potranno aprire un nuovo campo alle investigazioni dei dotti. * * * DOCUMENTI ( 1 ) A Umberto III conte di Savoja fa varie liberalità allo spedale di Sant’Antonio de rivo everso, e ciò a petizione del diletto e caro Giovanni e di Pietro suo fratello – 1181, 27 giugno, in Susa – (Archivi generali del regno). B Odone, Alessandro ed Ermengarda, fratelli e sorella, di Pulverusa vendono a Sant’Antonio di via furia (di Ranverso) una pezza di terra, gerbo, bosco e prato, stipulando per detta casa Giovanni Gerso di Sant’Antonio. – 1194, 31 luglio. – (Archivi dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro). 1 Essendo tutti redatti in latino, lingua ormai non più studiata, mi limito alla citazione dei titoli, così come redatti nell’originale.
