Giugno 29, 2020

News torinovoli Sant’Antonio di Ranverso Oggi arrivando si viene accolti dall’imponente facciata gotica, con le sue splendide ghimberghe in cotto volute dall’abate Jean de Montchenu; avvicinandosi verso l’ingresso, scopriamo che è perfettamente sopravvissuta l’impianto romanico con degli splendidi capitelli con immagini di volti umani, e tutto quello che era il grottesco tipico del medioevo.

News torinovoli Sant’Antonio di Ranverso Oggi arrivando si viene accolti dall’imponente facciata gotica, con le sue splendide ghimberghe in cotto volute dall’abate Jean de Montchenu; avvicinandosi verso l’ingresso, scopriamo che è perfettamente sopravvissuta l’impianto romanico con degli splendidi capitelli con immagini di volti umani, e tutto quello che era il grottesco tipico del medioevo.

Nascosta all’ombra di alberi secolari, a Rosta, troviamo un piccolo gioiello di architettura gotica sull’antica Via Francigena: la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso.

Nato alla fine del XII secolo, come insediamento dei monaci antoniani, ed ultilizzato soprattutto per la cura dell’ herpes zoster ovvero il cosidetto “fuoco di Sant’Antonio”. La struttura che era composta da chiesa, chiostro ed ospedale era gestita dai monaci di Sant’Antonio di Vienne e durante la sua esistenza godette della protezione di Casa Savoia. Nel 1775, divenne di proprietà dell’Ordine di Malta e successivamente all’Ordine Mauriziano che è l’attuale proprietario.

Il complesso venne trasformato più volte durante i secoli, soprattutto la chiesa fu rimaneggiata in diverse fasi. L’impianto originario risale all’inizio del 1200 rimaneggiato nel XV secolo, con l’aggiunta di due nuove navate.

Oggi arrivando si viene accolti dall’imponente facciata gotica, con le sue splendide ghimberghe in cotto volute dall’abate Jean de Montchenu; avvicinandosi verso l’ingresso, scopriamo che è perfettamente sopravvissuta l’impianto romanico con degli splendidi capitelli con immagini di volti umani, e tutto quello che era il grottesco tipico del medioevo.

L’interno della chiesa va a raccontare i diversi ampliamenti dell’edificio; si parte dalla prima parte della navata centrale, che risale all’impianto primitivo dell’edificio e dove sopravvivono gli affrechi più antichi. Man mano che si arriva alla cancellata che divide con la zona del presbiterio, troviamo le testimonianze delle decorazioni di Giacomo Jacquerio: le storie della Maddalena e di San Biagio…oltre la cancellata gli altri affreschi, dalla goticheggiante Madonna in trono e le Storie dei Sant’Antonio e alla scenografica Salita al Calvario.

Da non dimenticare, al centro dell’altare il bellissimo polittico di Defendente Ferrari dono della Comunità di Moncalieri a seguito della scampata pestilenza nel 1530.

Ho stimolato abbastanza la vostra curiosità? Venite a scoprirlo con me con una visita guidata?

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