Marzo 4, 2023

Mariangela Rapetti. Le prime attestazioni documentarie della presenza antoniana in Piemonte risal‐ gono al 1186, quando il precettore e rettore di S. Antonio di Susa, Giovanni, rice‐ vette ogni diritto su una casa «in qua fratres domus Sancti Antonii habit[ab]ant», un piccolo pezzo di terra adiacente alla loro cantina e un’altra casa23 . Pochi anni dopo, nel 1188, si menzionavano i malati (infirmi, aegrotantes)24 , la domus infirmorum di Ranverso-

Mariangela Rapetti. Le prime attestazioni documentarie della presenza antoniana in Piemonte risal‐ gono al 1186, quando il precettore e rettore di S. Antonio di Susa, Giovanni, rice‐ vette ogni diritto su una casa «in qua fratres domus Sancti Antonii habit[ab]ant», un piccolo pezzo di terra adiacente alla loro cantina e un’altra casa23 . Pochi anni dopo, nel 1188, si menzionavano i malati (infirmi, aegrotantes)24 , la domus infirmorum di Ranverso-

. Nel panorama italiano, invece, spiccano le ricerche di Italo Ruffino, buo‐ na parte delle quali dedicate alla Val di Susa22 . Le pagine che seguono partono pro‐ prio dagli studi del Ruffino, fornendo qualche addenda e piccoli corrigenda ai suoi studi sul Moncenisio, e arrivano a una riflessione sugli antoniani in Val di Susa alla luce dei più recenti studi di storia ospedaliera e di storia antoniana. 2. Antoniani nella Val di Susa: insediamento e ruoli Le prime attestazioni documentarie della presenza antoniana in Piemonte risal‐ gono al 1186, quando il precettore e rettore di S. Antonio di Susa, Giovanni, rice‐ vette ogni diritto su una casa «in qua fratres domus Sancti Antonii habit[ab]ant», un piccolo pezzo di terra adiacente alla loro cantina e un’altra casa23 . Pochi anni dopo, nel 1188, si menzionavano i malati (infirmi, aegrotantes)24 , la domus infirmorum di Susa25 e l’ospedale di S. Antonio di Rivo Enverso26 . Quest’ul‐ timo compare nella donazione di Umberto III di Savoia (1136‐1189): il 27 giugno di quell’anno il conte concedeva agli antoniani di Ranverso un mulino e un bosco di ontani insieme a esenzioni economiche e giurisdizionali, nonché i diritti su al‐ cune terre27 . Il conte prometteva ulteriori concessioni ma le vincolava all’edifica‐ 21 Per la bibliografia v. < http://opac.regesta‐imperii.de/lang_en/suche.php?qs=adalbert+mi‐ schlewski >. Lo studioso ha fondato, nel 1991, il Centro Studi «Antoniter Forum», attivo fino al 2019. 22 Scomparso alla veneranda età di centodue anni nel 2015, il Ruffino ha svolto e pubblicato le sue ricerche tra gli anni Cinquanta e Novanta. Nel 2006 ha ripubblicato i suoi saggi nel vo‐ lume Storia ospedaliera antoniana, che contiene anche la descrizione del Fondo archivistico-bibliografico da lui raccolto e studiato a partire dal 1948, ancora valido punto di partenza per lo studio della storia antoniana. 23 RUFFINO, Le prime fondazioni, n. I. Secondo Luigi Cibrario, all’epoca a Susa esisteva già l’ospedale di S. Maria, v. CIBRARIO, Storia della Monarchia di Savoia, I, p. 230. 24 RUFFINO, Le prime fondazioni, nn. II‐III. 25 Ibidem, n. III. 26 Sant’Antonio di Ranverso sorse in territorio di Rivoli, equidistante da Rivoli e Avigliana, oggi territorio del comune di Buttigliera Alta, del quale Ranverso è frazione. Il toponimo nasce dal vicino Rio Inverso, e il nome attuale compare a partire dal XIV secolo, v. RUFFINO, Le origini della Precettoria, p. 28. 27 Il documento originale risultava già perduto da un inventario del 1634 (ASTo, Sez. Corte, Materie ecclesiastiche, Regolari di qua dai monti, mazzo 15, Padri di Sant’Antonio di Torino, n. 7), tuttavia ne esistono undici copie, realizzate tra il XVI e il XVIII secolo. Alcune di queste datano la donazione al 1181 e hanno tratto in inganno alcuni storici, come il Cibrario (v. ID., Nuovi indizi, p. 20), inoltre tutte, tranne una, riportano l’indizione XI, ulteriormente fuorviante. Italo Ruffino ne ha fatto un attento esame diplomatistico e filologico, concludendo che la data cor‐ retta è 1188 giugno 27, indizione VI, come nella copia ADR, 49 H 1215, che lui pubblica con le principali varianti delle altre copie in RUFFINO, Le prime fondazioni, n. IV. 291 Rapetti, Gli antoniani della Val di Susa zione di una chiesa. Come già rilevato dal Ruffino28 , l’assenza della chiesa fino a quel momento lascia intendere che gli antoniani non si trovassero in Val di Susa da molto tempo.

Altro dato di rilievo appare il fatto che con la prima menzione dell’ospedale e
degli infirmi di Ranverso venga a sparire dalle fonti l’ospedale di Susa, presumi‐
bilmente luogo di redazione della donazione di Umberto III. È probabile che gli
antoniani si siano voluti avvicinare ai centri maggiori di Avigliana e Rivoli, forse
per potersi meglio rapportare all’aristocrazia, caratteristica costante nell’espan‐
sione antoniana. Ciò che è certo, è che l’insediamento in Val di Susa consentì loro
di entrare in contatto con molti benefattori, perché era «un luogo di continuo pas‐
saggio: vedeva transitare numerosi pellegrini delle chiese d’oltre monte, mercanti
e soldati»29
.
I documenti successivi a noi pervenuti, oltre che riguardare sempre infirmi et
domus de Rivo Enverso, ampliandone i possedimenti con donazioni e acquisizioni
nel circondario, sono tutti rogati in Ranverso, Rivoli e Avigliana, fino al 120230
.
Susa compare di nuovo come luogo di redazione in un documento comitale dato
il 30 gennaio di quell’anno. Si tratta della conferma delle donazioni di Umberto
III da parte di suo figlio, Tommaso di Savoia, che ampliò la donazione cedendo
i suoi diritti sull’Alpe della Balma Urtera31
. Da quel momento iniziò l’espansione
antoniana sul Piccolo Moncenisio. Due giorni dopo, gli antoniani di Ranverso
acquistarono da privati alcuni pascoli e relativi diritti nella stessa località, al prez‐
zo di 3 libbre di buoni secusini
32
. Questo documento rappresenta anche la prima
attestazione di una domus hospitalis Sancti Antonii a Torino, nella quale si redige
l’atto. In quindici anni, dunque, la fraternita laica antoniana aveva potuto ‘mettere
radici’ nella valle, dove arrivò a contare almeno due ospedali (prima Susa, poi
Ranverso e Torino) e diverse proprietà tra Torino e il Moncenisio.

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