Marchesa di Avigliana impegnata a chiedere al marito ottenere l’invio di frati Antoniani per fondare un Ospedale a Ranverso
Marchesa di Avigliana impegnata a chiedere al marito ottenere l’invio di frati Antoniani per fondare un Ospedale a Ranverso
Le foto del pilone e molino sono ricostruzioni
la prima chiesetta primitiva

Digital Camera
Foto reale lo Stemma di Ranverso
Ricostruzione dell’Ex Pilone Votivo dedicato a San Biagio nel luogo Rivus Inversus sull’altura di Rusta Toponimo (AB Immemorabile)
(Rosta in piemontese, pronuncia [ˈrʊsta]) a circa 20 km ovest dal capoluogo piemontese, nella bassa valle di Susa.
Epoca Romana
È probabile che esistesse un presidio celtico già nel periodo immediatamente pre-romano[4] chiamato Rustà, ovvero “salita”, per indicare un luogo situato sopra un’altura. Furono ritrovati resti di quel periodo presso frazione Corbiglia sulla collina morenica, e nella zona più bassa della Stazione. Tuttavia, tali tracce rimangono scarse e sono state parzialmente disperse nel tempo.
Successivamente, fu stazione di transito dei passaggi dei Romani verso le Gallie, come anche delle legioni di Costantino nel IV secolo.
Forse in questi boschi vicini a Casellette con la sua villa era già luogo un avamposto Romano
MEDIEVO
Il luogo rimane menzionato soltanto come stazione di passaggio, ma è soltanto a partire dal XII secolo circa, quando papa Callisto II visitò la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso della vicina Buttigliera Alta e in un documento del 1236 riguardo a diverse pezze di terreno nella zona di Rivoli, che viene ufficialmente trascritto il toponimo Rosta — ab immemorabili” — ovvero da lungo tempo. Non vi sono testimonianze circa il numero di abitanti della zona, né se la zona stessa fosse abitata o meno a quell’epoca.
Le testimonianze circa monumenti pubblici o religiosi riguardano per lo più la sosta dei pellerini.
Successivamente, fu stazione di transito dei passaggi dei Romani verso le Gallie, come anche delle legioni di Costantino nel IV secolo.
Medioevo
il numero di abitanti della zona, né se la zona stessa fosse abitata o meno a quell’epoca.
Le testimonianze circa monumenti pubblici o religiosi riguardano per lo più la sosta di Ranverso
Le testimonianze circa monumenti pubblici o religiosi riguardano per lo più la sosta dei pellegrini: infatti il circondario di Rosta è situato sul tracciato storico della Via Francigena.
Dopo il XV secolo[modifica | modifica wikitesto]
Principalmente territorio rurale di campi e boschi, sovente infestati da lupi[5], fu poi annessa alla stessa città di Torino e, intorno al XV secolo, a Rivoli e al Castello di Rivoli, di cui divenne frazione insieme alla vicina località Ponata. Negli anni 1626–1627, gli Status Animarum testimoniano per la prima volta il numero degli abitanti di Rosta: una quarantina, suddivisi su due soli gruppi familiari, interamente di contadini. Non è però certo se l’imminente pestilenza del 1630 abbia ridotto la popolazione negli anni immediatamente a seguire. Quel che è certo è che nei decenni successivi, la popolazione conobbe un cospicuo aumento, che portò alla richiesta di status di Comune indipendente, per la prima volta, dalla Collegiata di Rivoli, che già a metà del secolo istituì la cappellanìa nel luogo. Fu poi eletta a comune indipendente il 26 agosto 1694.
a storia che vede una marchesa di Avigliana impegnata a chiedere al marito, di recente tornato da una crociata,
di intercedere presso il gran Maestro dell’Ordine, Gastone dei Gastoni, per
ottenere l’invio di frati infermieri Antoniani per fondare un Ospedale
La storia che vede una marchesa di Avigliana impegnata a chiedere al marito, di recente tornato da una crociata,
di intercedere presso il gran Maestro dell’Ordine, Gastone dei Gastoni, per
ottenere l’invio di frati infermieri Antoniani per fondare un Ospedale a Ranverso
Epoca medievale: fondazione ed espansione
Dopo la metà del secolo 1.095 due monaci dell’ordine dei Canonici Regolari di Sant’Antonio di Vienne, provenienti dall’Abbaye de Saint-Antoine Motte Aux Bois , vicino a Vienne (Francia), attraversarono le Alpi, passando per il Moncenisio e percorrendo la via Francigena. Secondo alcune fonti, si trattava di Giovanni e Pietro, due fratelli, vicini alla famiglia Savoia e probabilmente imparentati con essa.[1]
Essi scesero in Italia per continuare l’opera di assistenza dei pellegrini che percorrevano la via Francigena[2] ed alla cura dei malati di herpes zoster (il “fuoco di Sant’Antonio”).
Inizialmente, i monaci sistemarono un primo sito, che offriva non solo spedalità, ma anche ospitalità ai numerosi pellegrini e viandanti che vi giungevano.
Con un atto datato 27 giugno 1188,[3] il beato Umberto III di Savoia donò ai frati di Sant’Antonio e agli infermi (Deo et Sancto Antonio et fratribus et infirmis) di Ranverso un mulino posto alla confluenza delle strade che, provenendo da Torino e da Rivoli, si riunivano in una unica via verso Avigliana, nonché terreni e boschi circostanti ad calefaciendum et construendum (latino, trad. per fondare e costruire). All’epoca della donazione, l’ospedale doveva quindi già esistere, poiché nell’atto sopracitato si legge che la stessa viene fatta anche infirmis, cioè ai malati), ma senza una struttura giuridica consolidata e senza una propria chiesa.
Secondo la tradizione, il beato Umberto III aveva scelto questo sito perché vicino al suo luogo di nascita, Avigliana: egli, infatti, profondamente religioso ed animato da spirito caritatevole verso il prossimo, in tutta la sua vita fu particolarmente generoso ed attento alle necessità della Chiesa e delle sue istituzioni. La designazione, fu probabilmente dettata anche dall’esigenza politica dei Savoia di rinsaldare la propria posizione nella penisola italiana, messa in pericolo dall’imperatore Federico Barbarossa e del vescovo di Torino Carlo, dopo la pace con il papa del 1185. Inoltre, la località si trovava in una collocazione strategica, molto frequentata, poiché era situata lungo il tracciato della via Francigena.
Epoca medievale: fondazione ed espansione
L’ importanza dell’Abbazia Antoniana si accrebbe grande· mente nei secoli seguenti ed i monaci continuarono ad esercitare la loro missione ospitaliera fino al 1776, anno nel quale, per disposizioni di una bolla di papa Pio VI, l’Abbazia stessa venne soppressa ed i beni furono assegnati all’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro che ne è tutt’ora proprietario e che, per illuminata iniziativa del suo Primo Segretario Paolo Boselli, ha recentemente provveduto al restauro della chiesa a mezzo della Sopraintendenza dei Monumenti del Piemoqte. c•u:..M ‘D[Lt A.DBA.2.1A DI S A}I.IT0t.:IO DI l\.A.N [~0 … A ntcmio eli Ranuerso · Pianta colle varie epv.:be. -::::: nc””XII -:·::: nc .. XIU t!m ::::: uc:• XIV 1· “”‘ G :.:~.: )H’•XJv t· … u” ~.:::::, … ··xv Dall’esame degli elementi costruttivi e decorativi rimessi in luce durante questo ristauro fu possibile riconoscere le vicende della chiesa. Nel secolo XIII, demolita l’abside, si aggiunse un presbiterio a pianta quadrata; nel secolo XIV si costrussero le cappelle del fianco settentrionale, fu allungato nuovamente il pre biterio, furono costrutte. le volte, fu aguiunta la navata sud e si edificò la sacrestia. Nello stesso b tempo contro la facciata della chiesa primitiva venne innalzato il portico, con un piano superiore, che tuttora esiste. Sul finire del secolo XV, Giovanni Montchenu, vescovo di Viviers c nominato commendatario di Ranverso il22 aprile 14 70,
costru se l’ab icle poligonale, rifece le volte del presbiterio e decorò La facciata coi dipinti a motivi geometrici c con le ricche e belle terrecotte che ancora oggi i amm\rano. Sotto il porticato ono degni di nota i pila tri in pietra verdognola a colonnine in fascio con capitelli lavorati a fogliami e figure, gli atfresclù del duecento ulla parete di fondo rappresentanti scene della vita di Sant’Antonio, la Madonna dipinta nella lunetta al disopra dell’architrave della porta, e le pitture cinquecentesche negli scomparti della volta centrale con episodi del tra porto delle reliquie di Sant’Antonio da Alessandria d’Egitto nel Delfinato. Pei succe ivi ampliamenti, dei quali i è fatto cenno, la chiesa ha ora la pianta a croce latina con due navate e con cappelle sul fianco a nord. Sulla parete a sinistra della navata maggiore, fra le due prime cappelle ed in parte nascosti da un pila tro di o tegno della volta, ono affre chi del secolo XIII rappresentanti il Cristo benedictnte, il Presepio ed i SS. Pietro e Paolo. Nella prima cappella si vedon_o della vita di S. Maria Maddalena. dipinte sulle pareti scene Interessante è l’affresco di scuola vercellese del secolo XV sull’arco della seconda cappella nel quale è figurata la madonna col bambino tra S. Bernardino da Siena e Sant’Antonio. Quest’ultimo è in atto di presentare alla Vergine una donna inginocchiata ·che un’iscrizione dipinta sotto l’affresco ricorda es ere Bianchina Raspa moglie del giudice Eugenio Raspa che fu sepolta nella chiesa. Le pitture che si vedono sulla parete soprastante all’entrata della terza cappella risalgono al secolo XIII