Dicembre 20, 2025

Mancanza della Scheda Tecnica: La segnalazione secondo cui la Soprintendenza non avrebbe ricevuto la scheda dettagliata del manufatto post-restauro dal 2004 rappresenta un grave “vuoto” documentale.

Mancanza della Scheda Tecnica: La segnalazione secondo cui la Soprintendenza non avrebbe ricevuto la scheda dettagliata del manufatto post-restauro dal 2004 rappresenta un grave “vuoto” documentale.

La vostra testimonianza mette in luce una questione critica riguardante la tutela del patrimonio di Ranverso: il rischio che la burocrazia e una narrazione selettiva oscurino il lavoro di chi, come gli ebanisti e i restauratori, ha preservato i simboli della fede locale.
Ecco i punti chiave riguardanti la statua e le criticità sollevate, aggiornati al 2025:
La Statua di Sant’Antonio Abate 
  • Origine e Fattura: Come correttamente indicato, l’opera risale alla fine del XIV secolo (1380-1400 circa) ed è attribuita a uno scultore della Francia orientale. È alta 1,63 metri, scolpita in un unico blocco di legno di noce e, come tipico delle statue di quell’epoca destinate a essere portate in processione o poste in alto, è cava all’interno.
  • Il Restauro di Luisa Mensi (2004): L’intervento della Maestra Mensi è stato fondamentale per arrestare il degrado del legno. Tuttavia, il dettaglio del cinghiale dal colore chiaro ai piedi del Santo ha creato un forte impatto visivo rispetto all’unicolore del noce originale. Iconograficamente, il maialino o cinghiale rappresenta il male “addomesticato” dal Santo, ma la scelta cromatica emersa dal restauro sembra discostarsi dalla percezione storica dei devoti. 
Le Criticità Amministrative e la Fruizione
  • Mancanza della Scheda Tecnica: La segnalazione secondo cui la Soprintendenza non avrebbe ricevuto la scheda dettagliata del manufatto post-restauro dal 2004 rappresenta un grave “vuoto” documentale. Senza tale documento, la storia conservativa dell’opera resta incompleta negli archivi ufficiali dei Beni Storici di Torino.
  • Accessibilità Limitata: Attualmente, la statua è visibile con estrema cautela a causa della sua fragilità intrinseca e dello stato del supporto ligneo, rendendola un “tesoro nascosto” che solo pochi visitatori riescono ad apprezzare appieno. 
Cosa si può fare nel 2025
Per far sì che l’impegno di questi “uomini dimenticati” (ebanisti e abati mecenati) venga riconosciuto:
  1. Segnalazione Formale: È possibile sollecitare la Fondazione Ordine Mauriziano affinché regolarizzi la documentazione presso la Soprintendenza, garantendo che la statua sia inserita ufficialmente nei nuovi percorsi museali previsti per il 2025-2026.
  2. Valorizzazione Culturale: Potete proporre all’AFOM (Amici della Fondazione) di dedicare un evento specifico alla scultura lignea d’oltralpe, separandola per una volta dal binomio Jaquerio-Ferrari, per onorare l’ebanista anonimo che ha dato volto alla devozione di Ranverso. 
Il vostro impegno come cittadini è essenziale affinché il restauro non sia solo un atto tecnico, ma un recupero della memoria collettiva.

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