Giugno 15, 2022

Lettera Circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici. I beni culturali ecclesiali sono patrimonio specifico della comunità cristiana. Nello stesso tempo, in forza della dimensione universale dell’annuncio cristiano, appartengono in qualche modo all’intera umanità.

Lettera Circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici. I beni culturali ecclesiali sono patrimonio specifico della comunità cristiana. Nello stesso tempo, in forza della dimensione universale dell’annuncio cristiano, appartengono in qualche modo all’intera umanità.

Lettera Circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici

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15 ago 2001 — La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa dopo aver … dei fedeli e le opere di carità non diventano simpliciter “cosa …

Mancanti: curia? ‎| Deve includere: curia?

1. Conservazione del patrimonio storico-artistico della chiesa  

1.1 Importanza del patrimonio storico-artistico 

I beni culturali ecclesiali sono patrimonio specifico della comunità cristiana. Nello stesso tempo, in forza della dimensione universale dell’annuncio cristiano, appartengono in qualche modo all’intera umanità. Il loro fine è ordinato alla missione ecclesiale nel duplice e concorrente dinamismo di promozione umana ed evangelizzazione cristiana. Il loro valore mette in risalto l’opera di inculturazione della fede.

I beni culturali, infatti, in quanto espressione della memoria storica, permettono di riscoprire il cammino di fede attraverso le opere delle varie generazioni. Per il loro pregio artistico, rivelano la capacità creativa di artisti, artigiani e maestranze locali che hanno saputo imprimere nel sensibile il proprio senso religioso e la devozione della comunità cristiana. Per il contenuto culturale, consegnano alla società attuale la storia individuale e comunitaria della sapienza umana e cristiana nell’ambito di un particolare territorio e di un determinato periodo storico. Per il loro significato liturgico, sono ordinati specialmente al culto divino. Per la loro destinazione universale, consentono a ciascuno di esserne il fruitore senza diventarne il proprietario esclusivo.

Il valore che la Chiesa riconosce ai propri beni culturali spiega “la volontà da parte della comunità dei credenti, ed in particolare delle istituzioni ecclesiastiche, di raccogliere fin dall’epoca apostolica le testimonianze della fede e coltivarne la loro memoria, esprime l’unicità e la continuità della Chiesa che vive questi tempi ultimi della storia”.(6) In questo contesto la Chiesa considera importante la trasmissione del proprio patrimonio di beni culturali. Essi rappresentano infatti un anello essenziale della catena della Tradizione; sono la memoria sensibile dell’evangelizzazione; diventano uno strumento pastorale. Ne consegue allora “l’impegno di restaurarli, custodirli, catalogarli, difenderli”(7) ai fini di una loro “valorizzazione, che ne favorisca una migliore conoscenza ed un adeguato utilizzo tanto nella catechesi quanto nella liturgia”.(8)

Tra i beni culturali della Chiesa si annovera l’ingente patrimonio storico e artistico disseminato, in misura diversa, in tutte le parti del mondo. Esso deve la sua identità all’uso ecclesiale per cui non deve essere avulso da tale contesto. Pertanto vanno elaborate strategie di valorizzazione globale e contestuale del patrimonio storico e artistico, così da fruirlo nella sua complessità. Anche quanto è caduto in disuso, a causa, ad esempio, di riforme liturgiche, o non è più utilizzabile a cagione della sua antichità, va collegato con i beni in uso, al fine di evidenziare l’interesse della Chiesa ad esprimere, con molteplici forme culturali e diversi stili, la catechesi, il culto, la cultura e la carità.

La Chiesa, pertanto, deve evitare il rischio dell’accantonamento, della dispersione e della devoluzione ad altri musei (statali, civili e privati) dei manufatti, istituendo, quando è necessario, propri “depositi museali” che ne possano garantire la custodia e la fruizione nell’ambito ecclesiale. Anche i manufatti di minore pregio artistico testimoniano nel tempo l’impegno della comunità che li ha prodotti e possono qualificare l’identità delle attuali comunità. Per essi, quindi, occorre prevedere un’adeguata forma di “deposito museale”. In ogni modo è necessario che le opere conservate nei musei e nei depositi di pertinenza ecclesiastica rimangano in diretto contatto con le opere ancora in uso da parte delle istituzioni della Chiesa.

1.2 Approccio alla conservazione del patrimonio storico-artistico

Diverse sono le modalità secondo le quali, nelle varie culture, si provvede alla conservazione del patrimonio della memoria culturale. L’occidente e le culture ad esso assimilate, ad esempio, coltivano la memoria del passato conservando manufatti divenuti obsoleti, per l’importanza storico-artistica o semplicemente per il loro valore di ricordo. In altre, invece, la coltivazione della memoria è affidata prevalentemente al racconto orale delle passate gesta, anche perché, non raramente per ragioni climatiche, risulta difficile la conservazione dei reperti. In altre, infine, la conservazione avviene mediante il rifacimento dei manufatti nel rispetto dei materiali e dei modelli stilistici. In tutti i popoli, però, sussiste il senso vivo della memoria come valore portante da coltivare con grande cura.

Nei paesi d’antica tradizione cristiana il patrimonio storico-artistico, che lungo il corso dei secoli è andato continuamente arricchendosi di nuove forme interpretative ed è stato per intere generazioni privilegiato strumento di catechesi e di culto, in tempi più recenti ha talvolta acquisito, a causa della secolarizzazione, un significato quasi esclusivamente estetico. È opportuno, perciò, che le Chiese ribadiscano, attraverso opportune strategie, l’importanza contestuale dei beni storico-artistici in modo che il manufatto nel suo valore estetico non venga distaccato totalmente dalla sua funzione pastorale, oltreché dal contesto storico, sociale, ambientale, devozionale del quale è peculiare espressione e testimonianza.

Un museo ecclesiastico si radica sul territorio, è direttamente collegato all’azione della Chiesa ed è il riscontro visibile della sua memoria storica. Non si riduce alla semplice “raccolta di antichità e curiosità”, come intendevano nel rinascimento Paolo Giovio e Alberto Lollio, ma conserva, per valorizzarle, opere d’arte e oggetti di carattere religioso. Un museo ecclesiastico non è neppure il Mousêion, ovvero il “tempio delle Muse” nel senso etimologico del termine, a ricordo di quello che fondò Tolomeo Sotere ad Alessandria d’Egitto, ma è l’edificio nel quale si custodisce il patrimonio storico-artistico della Chiesa. Infatti anche se tanti manufatti non svolgono più una specifica funzione ecclesiale, essi continuano a trasmettere un messaggio che le comunità cristiane viventi in epoche lontane hanno voluto consegnare alle successive generazioni.

Alla luce di queste considerazioni è quindi importante sviluppare specifiche strategie per una adeguata valorizzazione e conservazione in senso ecclesiale del patrimonio storico-artistico. Tali strategie dovrebbero essere fondate sui seguenti impegni:

– la salvaguardia promossa da organismi specifici istituiti a livello diocesano e nazionale;

– la conoscenza della loro precipua finalità e storia, oltreché della loro consistenza attraverso la predisposizione di inventari e cataloghi;(9)

– la contestualizzazione delle opere nel vissuto sociale, ecclesiale, devozionale;

– la considerazione delle opere del passato in riferimento all’odierna esperienza ecclesiale e culturale;

– la conservazione e la eventuale utilizzazione di tali opere del passato in una dimensione pastorale.(10)

Per adempiere a tali impegni può essere opportuno istituire musei ecclesiastici che, facendo riferimento al patrimonio storico e artistico di un determinato territorio, assumano anche il ruolo di centri di animazione culturale. Diventa altresì importante la razionalizzazione dei diversi uffici incaricati del settore dei beni culturali all’interno della Chiesa. Laddove è possibile, occorre poi adoperarsi per creare forme di collaborazione tra i suddetti uffici ecclesiastici e gli analoghi uffici civili, al fine di concertare progetti comuni.


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