Di ritorno dalle Crociate, depositò le reliquie presso l’Abbazia di La Motte aux Bois.Le Saint Vinage un remede miraculeux.
Di ritorno dalle Crociate, depositò le reliquie presso l’Abbazia di La Motte aux Bois.Le Saint Vinage un remede miraculeux.
04 aprile 2021
La Pala di Isenheim o il potere di guarire?
All’inizio del XVI secolo, Mathis Gothard Nithard detto “Grünewald” immaginò una straordinaria pala d’altare. Si tratta di un ordine destinato ad adornare la cappella del convento-ospedale Antonino a Issenheim, in Alsazia. Non era certo una semplice decorazione.
Il fuoco di Sant’Antonio
Fin dall’antichità imperversava regolarmente una terribile malattia che provocava dolore e sintomi spaventosi come bubboni, pustole, cancrena degli arti e attacchi di delirio e allucinazioni. Poiché nessuno conosceva la causa di questa malattia, a Saint-Antoine furono attribuiti poteri curativi. Le leggende e le storie del Medioevo, infatti, parlano di un taumaturgo, che aveva imparato a difendersi dai demoni della malattia durante la sua lunga permanenza nel deserto egiziano nel IV secolo. La credenza diceva che le sue reliquie continuavano a fare miracoli.
L’Ordine degli Antonini
Intorno al 1074, Jocelin de Châteauneuf, figlio del signore di La Motte-Saint-Didier a Vienna sarebbe stato curato da Sant’Antonio che gli sarebbe apparso e gli avrebbe chiesto di mantenere la promessa fatta per compiere il pellegrinaggio a la Terra Santa e riportare le sue reliquie. Di ritorno dalle Crociate, depositò le reliquie presso l’Abbazia di La Motte aux Bois nel Delfinato. Nel 1095 fu fondato l’Ordine degli Antonini, incaricato di curare i numerosi malati con il “fuoco sacro” chiamato anche “mal des ardants” o “feu de Saint-Antoine”. Una folla di pellegrini si recava nei luoghi di culto degli Antonini per invocare i “terribili poteri” del Santo, che al tempo stesso credevano protetto dalle malattie ma poteva anche punire chi lo meritava. L’
La precettoria di Issenheim
Coronati dal successo, gli Antonini furono chiamati dagli Asburgo a Issenheim nel 1298. Vi fu fondata una precettoria, che divenne una delle più importanti del Nord Europa. L’età d’oro di Issenheim si svolge alla fine del XV secolo sotto i precetti di Jean d’Orlier e Guido Gersi. Il primo è un giovane artista di Colmar di nome Martin Schongauer. Gli ordinò la pala d’altare oggi chiamata “Retable d’Orlier”, i cui 4 pannelli sono ancora visibili al Museo Unterlinden. Nel 1512 Guido Gersi assunse il maestro Mathis detto “Grünewald”, per realizzare la grande pala d’altare. Dal 1515, i malati interamente curati dagli Antonini, ben nutriti, vestiti e curati saranno regolarmente esposti davanti a questa pala d’altare.
Il Santo Vinage
Uno dei rimedi utilizzati dagli Antonini consiste nella somministrazione di una bevanda medicinale a base di vino con l’aggiunta di decotti di piante medicinali poste a contatto con le reliquie del Santo. Ai piedi della scena dell’incontro dei due eremiti dipinta da Grünewald, si possono contare 14 piante medicinali utilizzate per l’elaborazione del Saint-vinage (piccola e grande piantaggine, orticaria, papavero, genziana, verbena selvatica, ortica bianca… ). Molte di queste piante contengono principi attivi, ancora oggi utilizzati in farmacologia. L’efficacia attribuita al saint-vinage si spiega certamente con la macerazione di piante con effetti anestetici e vasodilatatori, ma ciò che sembra contasse per i pazienti all’epoca non era tanto la composizione delle piante medicinali, ma il fatto di aver bevuto una bevanda che era a diretto contatto con le reliquie del santo. Non sono le piante a dare sollievo, è Sant’Antonio! Si tratta di crederci, il leitmotiv degli Antonini è “Glauben durch Heilen, Heilen durch Glauben “.
Fu alla fine del XVI secolo che i medici scoprirono l’origine del fuoco sacro nell’ergot di segale, questo fungo all’origine dell’avvelenamento. È quindi sufficiente selezionare i cereali per contenere la malattia. Il declino degli Antonini di Issenheim diventa allora irrimediabile tanto più che la Guerra dei Trent’anni li colpisce duramente. Issenheim viene rilevata dagli agostiniani, poi dai giovanniti prima della secolarizzazione nel 1789 e della vendita come demanio nazionale. I tesori artistici sopravvissuti vengono poi trasportati nel 1793 a Colmar dove vengono messi in sicurezza. A metà del XIX secolo, l’azienda Schongauer fondò il Museo Unterlinden a Colmar.
Un museo che devi assolutamente scoprire. Vi invito a seguire presto una delle mie visite.
In attesa di riprendere le visite, vi invito a leggere questo libro “L’arte che guarisce” scritto da Pierre Lemarquis, accompagnato da Boris Cyrulnik.
Gli autori ci invitano a visitare una mostra immaginaria per condividere con noi la loro esperienza di arte curativa, dalla preistoria ai giorni nostri. Se i filosofi sono stati i primi a intuire l’impatto della bellezza e dell’arte sul corso della nostra esistenza, sul nostro umore, sul nostro stato d’animo e sulla nostra salute, le loro tesi sono ora confermate dalle neuroscienze, che ci mostrano come il nostro cervello e quindi il nostro corpo risuona con la creazione artistica in tutte le sue forme. Ora sappiamo come l’arte scolpisce e accarezza il nostro cervello ed è essenziale per la nostra vita. Custode della resilienza, allarga anche la nostra visione del mondo e ci trasforma in un processo di guarigione, persino di rinascita.
Fonti:
Elisabeth Clementz, Les Antonins d’Issenheim, ascesa e deriva di una vocazione ospedaliera, Strasburgo, 1988
Pantxika De Paepe, Magali Haas, La pala d’altare di Isenheim, il capolavoro del Museo Unterlinden, Museo Unterlinden, Art lys, 2015
Pierre Lemarquis, Boris Cyrulnik, L’art qui guerit, Parigi, edizioni Hazan, 2020accesso a Facebook
Informazioni sull’autore
Caroline CLAUDE-BRONNER fondatrice di Chemins Bio en Alsace , guida-docente laureata in Storia, appassionata della mia regione, offro i miei servizi di orientamento e supporto di buon umore e rispetto per l’ambiente per tutti i pubblici, dai junior ai senior.
seguimi su facebookCategorie: Alsazia , Unterlinden , Pala d’altare , Issenheim , Colmar , Grünewald
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