nel presbiterio non c’era il polittico fine 1400 sul portale Web ToriNovoli 1999 L’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso in Come Eravamo
nel presbiterio non c’era il polittico fine 1400 sul portale Web ToriNovoli 1999 L’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso in Come Eravamo
L’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso in Come Eravamo nel presbiterio non c’era il polittico fine 1400 sul portale Web ToriNovoli 1999.
Ricomposizione con ante chiuse in bianco e nero
Con ante aperte bianco e nero
Presbiterio altare maggiore senza il Polittico Polittico 2024 tutto l’intrno a colori
I devoti si recarono in pellegrinaggio fino al 1820 Sant’Antonio di Ranverso, abbazia cara ai moncalieresi Nella frettolosa vita di oggi ci pare naturale trovare ad ogni piè sospinto tutto quello che ci occorre. Se, poi, dobbiamo spostarci, un imprevisto che impedisca a un treno o un aereo di scaraventarci da un capo all’altro della penisola o altrove nel minor tempo possibile basta a gettarci nello sconforto più nero. I nostri lontani progenitori medievali disponevano solo delle loro gambe e di muli, il che non li scoraggiava dall’arrivare dovunque col tempo o con la pazienza. Ma non mancava l’organizza zione: le tappe erano obbligatoriamente numerose, occorrevano posti di ristoro ed, eventualmente, un ricovero ospeda – liero in caso di necessità. In tali frangen – ti si spiega come fosse provvidenziale la presenza di determinati Ordini Mo – nastici che, tra i loro impegni, avevano incluso quello dell’assistenza ai pelle – grini e ai viandanti. Il Piemonte, terra di confine e di passaggio non solo per motivi di scambi commerciali, ma anche per motivi religiosi per chi avesse volu – to andare a Roma o addirittura in Terra Santa, conserva ancora nelle numerose Abbazie testimonianze di quei tempi. È appena il caso di ricordare l’Abbazia della Novalesa sorta proprio come luo – go di sosta per i viaggiatori prima che con i Benedettini diventasse un centro di cultura. Erano monaci ospitalieri, in – vece, quelli che avevano dato l’avvio nel XII secolo all’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso nei pressi di Avigliana. La bella costruzione che conserva la vivace facciata gotica con decorazioni in cotto e alte ghimberghe sul portale, un’abside poligonale e un campanile a bifore, vanta gli affreschi (firmati!) di Giacomo Jaquerio e una pala di Defen – dente Ferrari, donata dai Moncalieresi del 1530 a soddisfazione di un voto. Ma non finisce qui la devozione per l’Abba – zia; essi, nel giorno di Sant’Antonio, si recavano là in pellegrinaggio (con quale mezzo? A piedi, naturalmente, ma, allo – ra, non ci si spaventava per così poco) e lo fecero ininterrottamente fino al 1820. Chissà se qualche discendente di quei devoti pellegrinanti ne ha memoria! Negli affreschi di Jaquerio eseguiti tra il 1430 e il 1451 su commissione di Ame – deo VIII di Savoia che, in parte restaura – ti sotto la direzione dell’architetto Gian – franco Gritella, brillano di nuova luce, vi sono molti elementi che potevano col – pire l’immaginazione popolare: non solo episodi della vita di Gesù, della sua Pas – sione e della salita al Calvario, ma anche scene di vita quotidiana contadina. In esse non potevano mancare gli anima – li domestici, ivi compresi quei porcelli del cui grasso i buoni monaci si servi – vano per fabbricare unguenti a sollievo del fuoco di Sant’Antonio (il Sant’Anto – nio di Ranverso non è quello di Padova, ma il taumaturgo). L’itinerante Jaquerio chiamato ora al di là, ora al di qua del – le Alpi, sapeva bene come far sgranare gli occhi agli intenditori e nello stesso tempo farsi capire dai più umili. Il suo smaniante Gotico internazionale fatto di colori luminosi ottenuti con costosi cinabri, malachiti, lapislazzuli, impre – ziositi da lamine d’oro e d’argento, non gli impediva di esprimere la semplice religiosità e la realistica naturalezza dei personaggi. In quella “Bibbia dei poveri” come non riconoscersi? Oltre alla spinta della devozione, doveva essere una festa per gli occhi recarsi all’Abbazia una vol – ta all’anno, specie dopoché Defendente Ferrari col suo polittico aveva aggiunto bellezza a bellezza. f.d.b. Nella pagina precedente: Defendente Ferrari ed aiuti, polittico con Natività e Santi, 1531, dono della Comunità di Moncalieri all’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso presso Buttigliera Alta, quale ex voto per non aver contratto la peste del 1529-30, costata ben 800 fiorini e 10 grossi. Una sorta di grande macchina di altare-teatro dove oltre all’opera pittorica contava molto la carpenteria dorata, ecco perché Defendente Ferrari aveva lavorato con uno stuolo di aiuti. (foto Ersilio Teifreto Come eravamo 1999).
SGT – SOGGETTO SGTI – Identificazione Piemonte – Chiese – Abbazie – Elementi decorativi- Opere d’arte – Dipinti – Defendente Ferrari SGTI – Identificazione Buttigliera Alta – Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso SGL – TITOLO SGLT – Titolo proprio Buttigliera Alta, S. Antonio di Ranverso – Defendente Ferrari, S. Maurizio (sportello dell’ancona del 1531) SGLS – Specifiche del titolo fotografico SGL – TITOLO SGLA – Titolo attribuito TO – Buttigliera Alta – Sant’Antonio di Ranverso – chiesa – interno: Defendente Ferrari, Natività e santi con storie di San’Antonio, 1531, polittico; pannello superiore dello sportello sinistro: San Maurizio SGLS – Specifiche del titolo del catalogatore, Bibliografia di confronto Curto Guido
Buttigliera Alta (TO)/ Abazia S. Antonio di Ranverso/ Chiesa – altare maggiore: parte dell’ancona – con ante aperte in alto sportello di sinistra
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Le invio una foto del maestro Ruffino durante una lezione organizzata sul posto con dei ricercatori, e foto storiche della Stadera di seconda mano di inizio 1.900 con il lampione e le catene .
Carlo Tosco Politecnico di Torino esperto della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso su RaiPlay Sound approvato dal Gruppo A.D.A