Dicembre 20, 2024

L’abate del monastero di Sant’Antonio di Vienne, immediatamente soggetto alla Sede Apostolica nominava direttamente procuratori ed emissari anche in Italia.

L’abate del monastero di Sant’Antonio di Vienne, immediatamente soggetto alla Sede Apostolica nominava direttamente procuratori ed emissari anche in Italia.

Nel Cinquecento, il cardinale Luigi d’Aragona aveva già rilevato l’anomalia e protestato – da quale pulpito conoscendo meglio il personaggio mondano e spregiudicato. Nel diario del suo viaggio in giro per l’Europa del 1517-1518 stilato dal suo segretario, il chierico molfettano Antonio de Beatis, si racconta che il cardinale chiese ed ottenne la conta “osso per osso” [24] delle reliquie tra i due monasteri di Saint Antoine l’Abbaye e quello rivale dei benedettini di Arles. Il cardinale restò interdetto nel constatare due interi corpi del santo più qualche osso che risultava di troppo. Luigi d’Aragona contestò anche i “veri” chiodi della croce che sarebbero bastati per cento croci e non per una sola, altre reliquie duplicate o triplicate, assieme a credenze e superstizioni. Nel “parco tematico” di Provenza non mancavano la presenza di reliquie pagane e di mostri da bestiario medievale, come il drago Tarascuro ucciso da Santa Marta a Tarascona. Così come si era espresso l’Equicola nell’Iter in Narbonensem Galliam, il cardinale d’Aragona lamentò venerazioni irrazionali e la presenza di un vero e proprio merchandising ante litteram che si era sviluppato nel borgo attorno alla chiesa di Sant’Antonio Abate: si vendevano statue a lui dedicate, campanelli, tau, porchetti d’argento di scarsa lega, ex voto a forma di braccio. Il tutto era alimentato da un costante e copioso flusso di pellegrini da tutta Europa che arrivava per chiedere la grazia a Sant’Antonio: erano gli anni in cui si diffondevano nuove malattie che provenivano dalle Americhe, come la sifilide. Non mancarono visite di persone importanti, con visite di re, principi, nobili e benefattori da tutta Europa. Aymar Falco, abate del santuario e principale cronista antoniano, riportò diverse visite di personaggi eccellenti: papa Clemente VII e due cardinali, futuri papi, come Giulio II e Leone X. Durante il 1514 si registrarono più di diecimila italiani in visita e, negli anni successivi, moltitudini di pellegrini dall’Ungheria e dai paesi limitrofi. Nel 1517 ci fu la visita di Isabella d’Este, con Mario Equicola al suo seguito [25]. Probabilmente tutti per ingraziarsi il re Francesco I e la devota regina madre Luisa.

 
 
 

La spregiudicatezza dei cavalieri del fuoco sacro era stata riportata secoli prima da Dante nella Divina Commedia: nel Canto XXIX del Paradiso, Beatrice condanna i frati di Sant’Antonio Abate che approfittavano della ingenuità degli uomini per ingrassare i propri maiali, cioè per arricchirsi. I loro questuanti erano famosi per l’insistenza e battevano il territorio al suono della campanella legata al bastone. Sono noti dei casi di finti questuanti che si appropriavano indebitamente delle elemosine o di veri questuanti che entravano in contrasto con altre precettorie. L’abate del monastero di Sant’Antonio di Vienne, immediatamente soggetto alla Sede Apostolica nominava direttamente procuratori ed emissari anche in Italia. Si ha documentazione di nomine del 1455 per territori a noi non lontani quali le diocesi di Tivoli e quella di Ferentino [26]. Visto il quadro, è facile immaginare qualche questuante che avrà battuto anche gli antichi borghi della Val di Comino col sicuro dissenso dei benedettini.

 

A partire dal XVII secolo il fenomeno dell’accorpamento degli ospedali gestiti dai vari ordini e il miglioramento delle condizioni igieniche in Europa (che portarono alla scomparsa delle grandi epidemie che avevano flagellato il vecchio continente nei secoli precedenti), fecero venir meno la stessa ragione d’esistere degli antoniani, sempre più divisi da dispute e conflittualità interne. Così nel 1774, due anni prima della soppressione dell’Ordine, venne decisa dal Capitolo generale degli Antoniani l’unione con l’Ordine di Malta, che si prefiggeva anch’esso, fra i suoi scopi, l’assistenza e la cura dei pellegrini. Il 17 dicembre 1776 papa Pio VI con la bolla Rerum humanarum conditio sancì definitivamente l’abolizione dell’Ordine Antoniano i cui beni passarono in gran parte all’Ordine di Malta e, nel Regno di Napoli, all’Ordine Costantiniano.

Da allora il culto del Santo è stato ricondotto ad una chiave più bucolica e si è incanalato progressivamente verso la protezione degli animali, facendo dimenticare via via le origini di tale antico e duraturo legame di devozione popolare.

 

NOTE

[1] – Nell’Italia meridionale viene talvolta chiamato Antuono per non confonderlo col santo omonimo originario di Lisbona, Antonio di Padova.

[2] – Ad esempio Arpino (FR), Pescasseroli (AQ), Scanno (AQ), Pietrafitta frazione di Settefrati (FR). Tali tradizioni sono spesso recuperate e promosse da associazioni culturali locali.

[3] – Bisogna fare riferimento al Medioevo per comprendere il culto e al mondo antico per riferirsi all’agiografia.

[4] – Atanasio divenne vescovo di Alessandria d’Egitto e con Antonio ha combattuto l’arianesimo.

[5] – Atanasio, Vita di Antonio.

[6] – Ibidem.

[7] – Cfr. Carlo Gelmetti, “Il fuoco di Sant’Antonio”, 2007, Springer.

[8] – L’ergot cresce sia sulla segale che su alcuni altri cereali quali orzo e grano, specialmente in zone insane, umide o incolte, nonché su alcune graminacee spontanee come il loglio.

[9] – Le visioni sono dovute ad alcuni alcaloidi contenuti dell’ergot che trovarono nell’Ottocento utilizzo nella medicina e dai quali nel 1938 il chimico svizzero Albert Hofmann ricavò un composto dell’acido lisergico, oggi conosciuto come LSD, avente proprietà psichedeliche che furono scoperte nel 1943.

[10] – Cfr. Carlo Gelmetti, “Il fuoco di Sant’Antonio: Dai Misteri Eleusini all’LSD”, seconda edizione, 2010, Springer.

[11] – Laura Fenelli, “Dall’eremo alla stalla – Storia di sant’Antonio abate e del suo culto”, 2011, ed. Laterza.

[12] – Ibidem.

[13] – Le reliquie furono condotte verso la località del Delfinato di La Motte Saint Didier che prese il nome di Saint Antoine l’Abbaye per la presenza del santuario antoniano, nella diocesi di Vienne.

[14] – Città del Delfinato, capoluogo di Saint Antoine l’Abbaye. Sant’Antonio Abate era anche detto “di Vienne” o “di Bienna” con riferimento al capoluogo.

[15] – Con un’adeguata alimentazione, priva della segale infetta, e con un lenitivo ricavato dal grasso di maiale.

[16] – Cfr. Carlo Gelmetti, “Il fuoco di Sant’Antonio”, 2007, Springer: “L’Ordine arrivò a fondare 389 abbazie-ospedali in tutto il mondo cristiano di allora e divenne uno degli ordini religiosi ospedalieri più importante della storia”.

[17] – Laura Fenelli, “Dall’eremo alla stalla – Storia di sant’Antonio abate e del suo culto”, 2011, ed. Laterza.

[18] – Da M. Pastoureau, “Le roi tué par un cochon”, 2015, Points editions du Seuil.

[19] – Laura Fenelli, “Dall’eremo alla stalla – Storia di sant’Antonio abate e del suo culto”, 2011, ed. Laterza.

[20] – Ibidem.

[21] – I pellegrini erano una fonte di reddito per l’ordine: come avveniva ovunque nel mondo cristiano, ma in particolare nella Francia del periodo avignonese dei papi (1309 – 1377), avviato da Clemente V per mettersi sotto la protezione di Filippo il Bello. Il papa è ricordato anche per la soppressione dell’ordine dei Templari avvenuta col concilio che si tenne proprio a Vienne nel 1311 e le persecuzioni ai gran maestri avvenute fino al 1314, avallata per accondiscendere il re di Francia che aveva bisogno delle ricchezze dell’ordine per far fronte al forte deficit del suo regno. Lo stesso Bonifacio VIII che aveva avallato la fondazione dell’ordine Antoniano aveva dimostrato l’importanza dell’impatto economico del flusso dei pellegrini con il primo giubileo a Roma del 1300.

[22] – Alessandra Foscati, “I tre corpi del santo. Le leggende di traslazione delle spoglie di sant’Antonio Abate in Occidente”, in Hagiographica, XX (2013), pp. 143-181.

[23] – Qualunque sia la verità storica, e quale che sia il vero corpo del santo copto (forse nessuno dei tre), è un dato di fatto che dal tardo Medioevo in poi i visitatori dei santuari francesi potevano imbattersi in tre diverse spoglie di Antonio, due delle quali avevano dato origine ad un culto taumaturgico molto simile.

[24] – Itinerario del viaggio del cardinale Luigi d’Aragona steso da Antonio de Beatis, in A. Chastel, Luigi d’Aragona. Un cardinale del Rinascimento in viaggio per l’Europa, Laterza, Roma-Bari 1987, p.251.

[25] – L’Archeoclub Val di Comino ha organizzato un convegno ad Alvito il 29 aprile 2017 nel quale si parlava anche dell’ordine di Sant’Antonio Abate nell’ambito del viaggio in Provenza di Isabella d’Este Gonzaga e di Mario Equicola avvenuto nel 1517.

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