Gennaio 29, 2021

La storia degli istituti ospedalieri in quest’ultimo trentennio ha attratto sempre più l’attenzione e l’interesse degli studiosi.

La storia degli istituti ospedalieri in quest’ultimo trentennio ha attratto sempre più l’attenzione e l’interesse degli studiosi.

Carlo Corsi, fedele al suo giuramento al re di Borbone, non volle prendere servizio, con
lo stesso grado di maggiore, nell’esercito italiano, come avevano fatto altri suoi pari e
superiori.
Ebbe una pensione di fame dal governo italiano e con essa visse da solo perché non
aveva più persone di famiglia, vendendo l’uno dopo l’altro i suoi beni tra i quali la
bellissima villa in Portici all’angolo del largo della Riccia.
Tutto quello che avveniva nel nostro paese nell’ultimo decennio dell’800 e che
rappresentava movimento di pensiero, che si allontanava sempre più dal regime
monarchico e tendeva alla repubblica di Garibaldi e di Mazzini, egli interpretava come
allontanamento dalla casa Sabauda e ritorno ai Borboni.
Per il resto vivemmo insieme circa sei anni, in pieno accordo, per virtù di
quell’educazione che rispetta nell’amico le idee diverse dalle nostre quando siano
onestamente professate».
Così termina il racconto dell’avv. Mariano dei ricordi del cavaliere Corsi. Ricordi che ci
dicono qualche altra cosa sull’assedio di Capua e ci permettono di ricordare due
simpatiche figure che a Capua si batterono in epoche e circostanze diverse: l’uno il
veterano borbonico, sugli spalti della lealtà e del coraggio per la difesa di un Regno che
ai suoi occhi era senza macchia; l’altro, il vecchio avvocato, nelle aule giudiziarie in
difesa del diritto.
ROSOLINO CHILLEMI
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NOVITA’ IN LIBRERIA
Le opere, delle quali diamo cenni, interessano moltissimi dei nostri lettori, e rappresentano
quanto di migliore, ai fini di una storia comunale, sia stato pubblicato recentemente. Coloro che
volessero fare acquisto delle pubblicazioni che, di volta in volta, presenteremo, non hanno che
da farne richiesta alla nostra Redazione. Ne cureremo l’invio, con lo sconto del 25%, agli amici
ed agli abbonati.
DANTE MARROCCO, Re Carlo III di Angiò Durazzo, Salvi, Capua, 1967; pp. 268 +
8 ill. f.t.; L. 1000.
Una pubblicazione del genere era da tempo attesa; solo poteva mettervi mano il prof.
Marrocco, con la sua dotta preparazione e la sua illuminata pazienza. Ne diremo in
seguito; solo diremo, in tal sede, che al suo nome sono legati ben 18 quaderni di cultura,
e 6 volumi di ricerche storiche: il rigore scientifico, al quale l’A. informa la sua ricerca, è
la più valida garanzia di questi contributi, che illuminano tanta parte della storia di
Napoli, e di Terra di Lavoro.
GAETANO CAPASSO, Cultura e Religiosità ad Aversa nei secoli XVIII, XIX e XX
(Contributo bio-bibliografico alla storia ecclesiastica meridionale), Athena
Mediterranea, Napoli, 1968, pp. 504, L. 4000.
Un’Opera, unica nel genere, che raccoglie i profili del clero secolare e regolare della
vasta e illustre diocesi di Aversa, e che si è distinto per cultura e per bontà di vita. Tra le
cittadine che hanno dato i natali ai figli illustri sono da ricordarsi: Aversa, Trentola,
Caivano, Gricignano, Cardito, Frattamaggiore, Cesa, S. Arpino, Frignano P., S. Antimo,
Parete, Giugliano, S. Cipriano, Frignano M., Casandrino, S. Marcellino, Aprano,
Carinaro Lusciano, Ducenta, Qualiano, Pomigliano, e altre.
L’opera colma una vera lacuna, ed è la prima che, con ricca documentazione, affronta
questo importante argomento. Non mancano anche delle figure che si affermarono sul
piano nazionale, e illustri Porporati e Vescovi che si votarono al servizio della Chiesa
con una dedizione senza riserve. Lo stile è forbito, spesso brillante, ma sempre
scorrevole, da farsi leggere con piacere.
SOSIO CAPASSO
CAPYS – ANNUARIO DEGLI «AMICI DI CAPUA » – 1967.
SOMMARIO: Editoriale; G. Bovino – Osservazioni sui mosaici paleocristiani della
chiesa di S. Prisco; A. Sipinky – Arte orafa a Capua nel X Secolo – La Croce di S.
Stefano Vescovo di Caiazzo; R. Chillemi – La entrata dei francesi in Capua nelle
memorie del Cavaliere Lanza; F. Garofano Venosta – Palasciano politico e Giuseppe
Fersurelli; E. De Rosa – Alcune note nella posta federiciana di Capua; S. Garofano-Venosta – Uno studio storico di G. De Blasis su Pier della Vigna; Pubblicazioni Capuane;
Notiziario.
L’Associazione «Amici di Capua» mostra, con questo Annuario, dal contenuto denso ed
interessante, come si rileva dal sommario, tutta la sua rigogliosa vitalità e l’amore
grande che porta alla illustre ed antichissima città campana, un amore che non si limita
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al culto delle memorie gloriose, ma si proietta nel presente e sull’avvenire, con rilievi
accurati, suggerimenti efficaci, vivide speranze.
Noi siamo legati a Capua da tanti ricordi, dalle varie visite ai suoi monumenti, al suo
importantissimo Museo Campano, e la lettura di Capys non solo ci ha avvinti per la
bontà degli scritti, tutti notevoli per gli argomenti trattati, per accuratezza nelle ricerche,
per lo stile brillante e scorrevole, ma ci ha anche colmati di gioia al pensiero che il
cammino della gloriosa Città sarà certamente sicuro e felice, malgrado gli immancabili
ostacoli, se tanto profondo è l’affetto che ad essi portano i suoi Figli migliori.
DOMENICO IRACE, Figure e ritratto della mia terra – Arti Grafiche della Torre
S.A.S. – Portici – 2a edizione – L. 1.000.
Un libro piacevole, sereno, soffuso di lieve melanconia; un libro che, tra le bellezze
infinite ed inobliabili della divina costiera amalfitana, fa rivivere le immagini di un
paesino tranquillo ed incantevole, Praiano; figure di persone umili e buone, ancora tutte
soffuse di poetica semplicità; ricordi di tradizioni antiche, saldamente ancorati nel
profondo dell’anima del popolo, in maniera tale che nessuna evoluzione potrà mai
sradicare.
Un libro che si legge d’un fiato e che ha il raro pregio di immergere il lettore in un
mondo di sogno, fra l’azzurro del Tirreno ed il verde di rigogliose valli, fra l’oro del sole
di Napoli ed il calore di sentimenti schietti e cordiali.
NICOLA MACIARIELLO, Campania semitica: la verità storica e la opera di
Vincenzo Padula – Libreria N. Verde – S. Maria C V. – L. 500.
Vincenzo Padula (1819-1893), più noto come letterato che come glottologo, ha il merito
grande di aver dato un indirizzo nuovo agli studi intorno al periodo più antico della
storia campana, rilevando l’importanza della presenza di popolazioni semitiche sul
nostro territorio.
Dei nomi che oggi caratterizzano zone e centri abitati egli ci dà la logica spiegazione
ricorrendo alla lingua ebraica: Formicola, ad esempio, viene da Fhor – Michol (bollente
ruscello) e tale denominazione ben s’inquadra nel paesaggio della Campania
antichissima, ricca di manifestazioni vulcaniche.
Torna ad onore del Maciariello di aver posto in luce l’importanza del Padula nel campo
della glottologia e di averne seguito, con competenza ed amore, le orme.
Attraverso una dotta dissertazione, egli riafferma quanto il Padula chiaramente scrisse:
«Greci e Latini popoli ariani, quando vennero in Italia la trovarono da tempo
immemorabile abitata da gente ebrea perché con voci ebree e dei dialetti affini sono
denominati paesi e famiglie italiane» e dimostra l’importanza di queste popolazioni
antichissime ai fini dell’indagine glottologica.
ASCIONE BENIAMINO, Portici Notizie storiche. Portici, 1968, lire 3500.
Si tratta di un grosso volume (pp. 520 + 33 illustrazioni f.t.) dato a stampa dal prof.
Ascione, a cura delle locali associazioni: la Conferenza di S Vincenzo dei Paoli, e la
F.U.C.I. La prefazione, brillante e dignitosa, è una pagina di un bravo poeta ed
umanista, il prof. Angelo Santaniello. L’A. stesso definisce la sua fatica: «raccolta di
notizie, a volte curiose, inedite, dimenticate».
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Esulerebbe dal vero tono del volume, chi cercasse solo in esso una metodologia, o un
moderno criterio storiografico: è un volume dove c’è tutto; e tanta parte della storia di
Portici, è storia di casa nostra, del Regno dei Borboni. Per la ricca documentazione, la
epigrafica (recata in bell’italiano), le illustrazioni Ascione ci ha fornito un’opera di
eccezionale interesse storico, ponendo un punto fermo per lo storico futuro che vorrà
rielaborare la nostra storia.
L’A. vive ora a Portici, in quel suo «Museo», noto in tutto il mondo, ove medita e
dipinge. Nel 1965, a Napoli, vide luce il suo «Curriculum» (pp. 60).
Dell’Opera su «Portici» ancora diremo; l’A., nostro collaboratore, ci darà prossimamente
un importante studio inedito sulla «città reale».
ITALO RUFFINO, Le origini della precettoria antoniana di Ranverso (Torino),
estratto dal Bollettino stor.-bibliogr. subalpino, 1952, «Satet», Torino pp. 1-27.
IDEM, Studi sulle precettorie antoniane piemontesi. Sant’Antonio di Ranverso nel sec.
XIII, Deputazione Italiana di St. Patria, Torino 1956 estratto dal «Bollettino stor.-bibl.
subalpino, LIV, (1956)», fasc. 1, genn.-giugno, pp. 1-38.
IDEM, L’Ospedale antoniano di Ranverso e l’Abbazia di S. Antonio in Delfinato alla
luce di un documento del 1676, Annali dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino, 1958,
estratto dal volume «Studi di Storia Ospedaliera piemontese in onore di Giovanni Donna
d’Oldenico», pp. 249-266, con tre tav. f. t.
IDEM, Ricerche sulla diffusione dell’Ordine Ospedaliero di S. Antonio di Vienna,
Centro Italiano di Storia Ospitaliera, Reggio Emilia [1960], estratto da «Atti del primo
congresso Europeo di Storia Ospitaliera», 6-12 giugno 1960, pp. 1087-1105.
IDEM, Le prime fondazioni ospitaliere antoniane in Alta Italia, estratto da «Relazioni e
comunicazioni al XXXII Congresso storico subalpino (Pinerolo, 6-9 sett. 1964)», pp.
543-570.
La storia degli istituti ospedalieri in quest’ultimo trentennio ha attratto sempre più
l’attenzione e l’interesse degli studiosi.
Fra questi studi vanno segnalati i lavori di Italo Ruffino, che dal 1952 ha cominciato a
dare ragguaglio delle sue diligenti ricerche negli archivi intorno all’Ordine Ospedaliero
di S. Antonio di Vienna, la cui fondazione risale alla fine del sec. XI per opera di alcuni
laici nel Delfinato, con lo scopo di assistere i numerosi malati del «fuoco di S. Antonio»
(ergotismo), che accorrevano in pellegrinaggio a venerare le reliquie di S. Antonio Abate in una chiesa della diocesi di Vienna.
L’A. ha avuto cura di consultare e utilizzare le fonti superstiti, che si trovano
principalmente negli Archivi di Torino, cioè la serie dell’Archivio di Stato (Cat.
Regolari e Cat. Abazie), quelle più numerose degli Archivi Magistrali dei SS. Maurizio
e Lazzaro e quelle dell’Archivio Arcivescovile, e ha esteso le sue ricerche agli Archivi
Dipartimentali di Lione e di Grenoble e nella Biblioteca Municipale di Grenoble.
Sulla base di tali fonti, l’A. nei primi tre studi si sofferma sulle precettorie antoniane
piemontesi, in particolare su quella di Ranverso, la cui prima donazione, quella di
Umberto III (il Beato) è conosciuta attraverso tarde copie, che non consentono di fissare
con sicurezza l’anno preciso, ma che l’A. ritiene che sia il 1188.
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Nel quarto studio, l’A. riassume lo stato delle ricerche dei precedenti studi e delinea la
storia dell’ordine, dalle origini alla fine, cioè alla sua incorporazione nell’Ordine di
Malta, decisa nel 1775 (ma una parte dei beni fu unita all’ordine Mauriziano).
Ma precedentemente si erano avute altre incorporazioni, come quella riguardante le case

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