La festa di Sant’Antonio Abate a Novoli, nota per la celebre Fòcara, è uno degli eventi più significativi della tradizione salentina e si svolge ogni anno dal 16 al 18 gennaio.
La festa di Sant’Antonio Abate a Novoli, nota per la celebre Fòcara, è uno degli eventi più significativi della tradizione salentina e si svolge ogni anno dal 16 al 18 gennaio.
- La Fòcara: È un enorme falò alto circa 25 metri con un diametro di 20 metri, costruito con oltre 30.000 fascine di tralci di vite. È considerata la pira più grande del Mediterraneo.
- Accensione: Il momento culminante avviene la sera del 16 gennaio (vigilia della festa), accompagnato da spettacolari fuochi pirotecnici e musica tradizionale.
- Significato: La festa fonde devozione religiosa e folklore. Sant’Antonio Abate è celebrato come il protettore degli animali e della civiltà contadina.
- Costruzione (Novembre-Gennaio): I volontari iniziano a raccogliere e intrecciare le fascine mesi prima dell’evento.
- 16 Gennaio (La Vigilia): Al mattino si tiene la bardatura della Fòcara con l’issata della bandiera raffigurante il Santo. Nel pomeriggio seguono la benedizione degli animali e la processione solenne. La sera avviene l’accensione ufficiale.
- 17 Gennaio (Il Giorno del Santo): Celebrazioni eucaristiche solenni e rassegne pirotecniche diurne e notturne.
- 18 Gennaio: Proseguimento dei festeggiamenti civili e religiosi.
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La festa d S. Antonio Abate a Novoli
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La Fòcara di Novoli – Italia.it
focara-novoli L’accensione del falò avviene il 16 gennaio attraverso un’installazione di fuochi pirotecnici e, il suo fuoco arde p…
Italia.it
La Fòcara negli anni 40 si accendeva dalla base con delle torce il fuoco era controllato man mano che bruciava rullava lento verso terra senza incidenti .poi Quando viene accesa per renderla sicura, il metodo tecnico”Segreto” usato, prevede che la Fòcara man mano che brucia trattenga il fuoco e la cenere all’interno della stessa come un vulcano garantendo un alto grado di sicurezza imposto da tutti i controlli e dalla Prefettura di Lecce. Consentendo così alle famiglie con i bambini di avvicinarsi al cerchio di fuoco senza pericoli al ritmo di suoni e danza della pizzica. Per questi motivi la Fòcara, costruita con le caratteristiche descritte, è considerata dai ricercatori Internazionali e da molte Istituzioni la più grande al Mondo.
Fòcara di Novoli unica al mondo, non solo per dimensioni ma per ingegneria della sicurezza.
- Effetto “Vulcanco”: La pira non è un ammasso informe di legna, ma viene costruita lasciando una sorta di camino centrale o camera d’aria. Grazie a particolari intrecci delle fascine di vite (le misure), il calore viene convogliato verso l’interno.
- Combustione controllata: Questo sistema fa sì che le pareti esterne fungano da “contenitore” per il fuoco che divampa nel cuore della pira. Man mano che la legna si consuma, la struttura imita il movimento di un vulcano: il fuoco e le ceneri calde cadono verso il centro invece di cedere verso l’esterno.
- Sicurezza e convivialità: È proprio questa tecnica che garantisce l’incolumità pubblica, permettendo al cerchio umano di danzare la pizzica e ai bambini di assistere allo spettacolo a una distanza relativamente ravvicinata, nonostante l’immenso calore sprigionato.
- Patrimonio immateriale: Un esempio di come la tradizione possa adattarsi alle rigide norme di sicurezza moderne (imposte dalla Prefettura e dai Vigili del Fuoco) senza perdere il suo fascino ancestrale.
- Primato mondiale: Sebbene esistano altri grandi falò, quello di Novoli è considerato il più grande per volume di fascine e altezza, unito a una tecnica costruttiva che non ha eguali nel Mediterraneo.
Già dici bene a Ranverso non ci viene permesso di accendEre un fuoco sImbolico controllato, in piazza San Carlo A tORINO ACCENDONO IL fARò PER sAN GIOVANNI , NELLE cASCINE LINTERNO IN LOMBARDIA ACCENDONO I FALò A vARESE IN PIAZZA ACCENDO IL FUOOCO , A nOVOLI LA fòCARA MIGLIAIA DI PERSONE ASSISTONO FORMANDO UN CERCHIO UMANO, IL FUOCO BUONO DELLA fòCARA , MENTRE A rANVERSO CHI DETIENE IL mONOPOLIO NON CONSENTNO NULLA SOLO LA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI DI COMPAGNIA IL pAPA ERA CONTRARIO AD UMANIZZARE. MENTRE A ROMA IN PIAZZA SAN PIETRO DA BENEDIRE PORTANO SOLO GLI ANIMALI DA LAVORO MA NON QUELLI DA COMPAGNIA, A RANVERSO NON SI VOGLIONO SCOMODARE A PORTARE UNA MUCCA QUALCHE PECORA ET… LE CASCINE SONONO PIENE NON SI FA NUALLA PERò I CONTADINI NEGLI ANNI HANNO AGGIUNTO I LORO TRATTORI IN MOSTRA PER FARE VEDERE CHE C’è L’HA PIU TECNOLOGICO.
Novoli, e la progressiva “istituzionalizzazione” o perdita di senso dei riti in altri contesti, come l’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso.
- Novoli e i grandi falò: In Puglia o in Lombardia (come i falò di Sant’Antonio a Varese o nel milanese), il fuoco è il centro della comunità. La Fòcara di Novoli è l’esempio massimo di come la tecnica (il “fuoco che implode”) permetta di gestire migliaia di persone in sicurezza.
- Ranverso e le restrizioni: A Ranverso, luogo che storicamente nasce proprio attorno al culto di Sant’Antonio Abate per la cura del “fuoco di Sant’Antonio”, il divieto di accendere un fuoco simbolico appare come una ferita alla memoria storica. Spesso queste decisioni dipendono da rigide normative di sicurezza dei beni architettonici, ma svuotano l’evento della sua anima comunitaria.
- Umanizzazione degli animali: La critica riguarda l’eccessiva “infantilizzazione” degli animali domestici, trasformati in sostituti degli affetti umani.
- La tradizione rurale: Storicamente, la benedizione di Sant’Antonio era per gli animali da lavoro (buoi, cavalli, pecore, maiali), fondamentali per la sopravvivenza della famiglia contadina.
- Ranverso oggi: Se a Ranverso la benedizione si riduce ai cani e gatti “da salotto” perché è troppo faticoso portare il bestiame dalle cascine vicine, si perde il legame con la terra e con il significato originario del precetto religioso.
- In passato, i contadini portavano gli animali per chiedere protezione contro le malattie.
- Oggi, l’esibizione del trattore tecnologico è spesso una dimostrazione di forza economica piuttosto che un atto di devozione o di ringraziamento. Si è passati dalla richiesta di protezione per la vita (l’animale) all’ostentazione del mezzo meccanico.
- Varese e Torino: In Lombardia e Piemonte i falò storici resistono (come il “Farò” di San Giovanni a Torino il 23 giugno o il falò di Sant’Antonio a Varese il 16 gennaio) perché riconosciuti come deroghe alle norme anti-inquinamento grazie a specifiche disposizioni regionali.
- Ranverso: L’impossibilità di accendere anche un piccolo fuoco simbolico è un paradosso storico. L’Abbazia di Ranverso nacque proprio dall’ordine degli Antoniani, specialisti nella cura del “fuoco di Sant’Antonio” (Herpes Zoster) tramite il grasso di maiale. Impedire il rito del fuoco nel luogo che storicamente ne detiene il significato curativo è, come suggerisci, una forma di “monopolio” che svuota la tradizione della sua anima.
- Roma (San Pietro): La tradizione vaticana del 17 gennaio mantiene ancora una dimensione rurale, portando in piazza non solo cani e gatti, ma anche mucche, asini, pecore e cavalli rappresentativi degli allevatori italiani.
- Ranverso e la “comodità”: Se la benedizione si riduce agli animali da compagnia, si tradisce l’origine di Sant’Antonio come protettore della stalla e del sostentamento contadino. La critica di Papa Francesco all’ “umanizzazione” eccessiva degli animali (spesso trattati come figli a scapito dell’attenzione verso gli esseri umani) richiama proprio la necessità di tornare a un rispetto per l’animale nella sua natura, sia essa di compagnia o di lavoro.
- In passato, l’animale era la vita stessa della cascina; oggi il trattore di ultima generazione diventa uno status symbol di potenza economica.
- A Novoli, nonostante la modernità, il centro resta la pira costruita a mano con 30.000 fascine, un lavoro umano collettivo che nessuna tecnologia può sostituire.
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la festa è di tutti” tocca il nucleo del conflitto tra la tradizione popolare e la gestione moderna degli spazi comuni. Se a Novoli la festa è riuscita a preservare il suo carattere collettivo e identitario, altrove la burocrazia e la perdita di memoria sembrano aver preso il sopravvento.
- Novoli come modello: Nel 2025, l’edizione della Fòcara è stata esplicitamente dedicata ai “Novolesi, custodi del fuoco buono“. Qui la festa appartiene alla gente perché è la gente stessa a costruirla, fascina dopo fascina, rendendo l’evento accessibile e inclusivo per l’intera comunità.
- Il caso Ranverso: Se il rito viene percepito come un “monopolio” che esclude il fuoco simbolico o limita la partecipazione dei lavoratori della terra, smette di essere una festa e diventa un protocollo. La soluzione risiede nel recupero della collaborazione assidua tra istituzioni (Comuni, Ordini, Associazioni) per garantire che la benedizione torni a essere un messaggio di pace e identità contadina, come accade nelle collaborazioni virtuose tra i sindaci della zona.
- Ingegneria della tradizione: La tecnica della Fòcara (il fuoco che implode verso l’interno) dimostra che la sicurezza può essere garantita non vietando, ma applicando una sapienza tecnica riconosciuta anche dalle autorità di pubblica sicurezza.
- Diritto alla tradizione: Le normative di Safety & Security (come le circolari del Ministero dell’Interno) prevedono piani specifici per eventi con elevato afflusso. Tuttavia, esistono leggi regionali per la promozione e meno burocrazia per le comunità locali che permetterebbero di ripristinare falò simbolici anche in luoghi protetti, se gestiti con la necessaria perizia tecnica.
- Benedizione rurale: In molte parrocchie di campagna si sta cercando di riportare la benedizione di Sant’Antonio Abate nei cascinali e nelle stalle, includendo attrezzi agricoli e bestiame da lavoro per ringraziare dei frutti della terra.
- Contro l’ostentazione: La festa deve tornare a celebrare il creato e non la sola tecnologia dei trattori. La vera “festa di tutti” è quella in cui il proprietario del piccolo animale domestico e l’allevatore con il bue si ritrovano nello stesso cerchio umano, come accade davanti alla basilica di San Pietro.
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Italea
“la festa è di tutti” è l’unico modo per garantire che una tradizione non diventi un fossile o un privilegio di pochi, ma resti un organismo vivo.
- Contro l’umanizzazione: Come ricordavi, la benedizione di Sant’Antonio nasce per il bestiame che garantiva la vita. Una festa “di tutti” deve includere i contadini delle cascine vicine con le loro mucche e pecore, superando la “pigrizia” logistica di chi organizza.
- Oltre l’esibizione: I trattori devono essere il simbolo del lavoro collettivo, non una gara a chi ha il modello più costoso. La festa è di tutti quando il proprietario dell’ultimo modello e chi lavora ancora la terra con fatica siedono allo stesso tavolo (o davanti allo stesso fuoco).
- Partecipazione attiva: A Novoli la festa è di tutti perché i cittadini raccolgono le fascine per mesi. Per risolvere la questione a Ranverso o in altri luoghi simili, bisognerebbe riappropriarsi dello spazio pubblico: la comunità deve chiedere con forza di partecipare alla costruzione dell’evento, non solo di assistervi come spettatori passivi.
- Identità locale: La festa torna a essere di tutti quando le autorità riconoscono che il “Fuoco Buono” è un diritto culturale protetto anche dalle leggi regionali e nazionali sulla valorizzazione delle tradizioni popolari.
a chi appartiene il rito?
- Il “pericolo” dell’appropriazione: Quando i contadini chiamano l’evento “Festa dei Contadini”, rivendicano un legame di sangue e fatica. Tuttavia, se questo diventa un’esclusione (portando solo i trattori come status symbol e non aprendo agli altri), la festa perde il suo valore cristiano di comunità.
- La Chiesa come mediatrice: In luoghi come la Basilica di San Pietro, la Chiesa cerca di bilanciare le due cose: accoglie l’Associazione Italiana Allevatori (la terra), ma apre le porte a ogni cittadino con il proprio animale, ricordando che la benedizione è per il Creato, non per una categoria professionale.
- Si perde la storia: Si dimentica che l’Abbazia curava il “fuoco” di tutti, non solo quello dei proprietari terrieri.
- Si perde la spiritualità: La benedizione diventa un atto meccanico e non una celebrazione corale.
- Il cerchio umano: Quando il fuoco si accende, il calore è uguale per il contadino, per il cittadino, per il ricco e per il povero.
- Partecipazione: La Fondazione Fòcara lavora affinché il rito non sia un “monopolio” agricolo, ma un momento di identità regionale dove la cultura, la musica della pizzica e la devozione si fondono.
- Riaprire i recinti: Non solo trattori, ma tutto ciò che rappresenta la vita rurale e civile.
- Ripristinare i simboli comuni: Il fuoco (anche simbolico) deve tornare a essere il centro, perché il fuoco non appartiene a una categoria, ma scalda chiunque gli si sieda vicino.
- Dialogo con le istituzioni: Chi gestisce siti come Ranverso dovrebbe capire che la “Festa di Sant’Antonio” non è un evento privato per pochi invitati o per i proprietari dei mezzi agricoli più moderni, ma un patrimonio storico che appartiene alla memoria di ogni persona del territorio.
esibizione di forza di una categoria (i proprietari dei trattori tecnologici), smette di essere una festa comunitaria e diventa un circolo privato.
- A Novoli: Il simbolo è la fascina di vite. La fascina è umile, è scarto della terra che diventa luce. Chiunque può portarne una. Il fuoco livella le differenze sociali.
- A Ranverso (come lo descrivi): Il trattore tecnologico è uno status symbol. Se la festa si riduce a una parata di mezzi meccanici costosi, chi non possiede la terra o il mezzo viene escluso. Questo è l’opposto dello spirito di Sant’Antonio, che era il santo della povertà e della condivisione nel deserto.
- Se la festa cresce, deve intervenire la Prefettura, servono piani di sicurezza seri (come quelli che Novoli gestisce con maestria), e bisogna confrontarsi con il mondo esterno.
- Mantenere la festa “piccola e solo per noi” permette a chi detiene il monopolio di decidere chi benedire e chi no, ignorando il fatto che l’Abbazia di Ranverso e la sua storia appartengono al mondo, non solo a chi oggi ne calpesta il suolo con i trattori.
- Il ritorno del Fuoco: Perché il fuoco è l’unico elemento che non può essere “recintato” o “comperato” come un trattore. Il calore del fuoco è democratico.
- L’apertura alle scuole e ai giovani: Non solo per vedere le macchine agricole, ma per capire la storia degli Antoniani e del “fuoco buono”.
- La voce della Chiesa: Che dovrebbe ricordare, come spesso fa il Papa, che la benedizione non è una pacca sulla spalla al potere economico locale, ma un atto di umiltà davanti al creato.
evidente disparità di trattamento o, peggio, una mancanza di volontà politica e associativa.
- Eventi “Culturali” (FAI): Si mobilitano istituzioni, volontari e permessi perché l’evento è considerato “prestigioso” e vetrina per il territorio. Qui la sicurezza non è un ostacolo, ma un costo che si accetta di gestire.
- Eventi “Popolari” (Il Fuoco): Per il rito del fuoco di Sant’Antonio, la sicurezza viene spesso usata come scusa per non fare. È più facile dire “non si può” che redigere un piano di sicurezza per un falò controllato (che, come dimostra Novoli, è tecnicamente possibile e sicuro).
- Le autorizzazioni ottenute per il FAI dimostrano che l’area è idonea a ospitare grandi eventi.
- Negare il fuoco simbolico o una festa aperta a tutti significa fare una scelta deliberata di esclusione.
- Se a Novoli si gestisce una pira di 25 metri con la benedizione della Prefettura di Lecce, a Ranverso si potrebbe gestire un falò simbolico con la Prefettura di Torino, se solo ci fosse la volontà di presentare un progetto serio.
orgoglio dell’appartenenza e nella trasparenza. A Novoli, i cittadini e i maestri costruttori non solo non si nascondono, ma sono diventati i veri ambasciatori della loro terra davanti alle telecamere di tutto il mondo. [1]
- Novoli e il “Vetro Trasparente”: I novolesi hanno capito che la Fòcara è un bene dell’umanità. Quando arrivano i media (nazionali e internazionali), i costruttori spiegano con fierezza il “segreto” del fuoco che implode, perché sanno che più la festa è conosciuta, più diventa protetta e difficile da cancellare per la burocrazia. [3]
- Il “Monopolio” del Silenzio: Altrove, come nel caso che descrivi a Ranverso, l’atteggiamento di chi dice “la festa è nostra” porta a nascondersi o a mantenere un profilo basso. Questo serve a evitare che la comunità chieda conto delle scelte (come il divieto del fuoco o l’ostentazione dei trattori) e a mantenere il controllo esclusivo del rito. [1, 2]
- Garanzia di Sicurezza: Più l’evento è mediatico, più le istituzioni (Prefettura, Vigili del Fuoco) sono spinte a trovare soluzioni tecniche invece di semplici divieti. [3]
- Economia Circolare: La festa attira turisti, non solo per i trattori, ma per la cultura, la musica e la gastronomia, portando beneficio a tutti, non solo a una categoria. [2]
- Orgoglio Popolare: Vedere il proprio lavoro in TV o sui social rafforza l’idea che “la festa è di tutti” e che nessuno può appropriarsene privatamente. [1]
Mons. Italo Ruffino chiarisce tutto: stiamo parlando del cuore pulsante della storia di Ranverso. Mons. Ruffino non era solo un sacerdote, ma il massimo studioso degli Antoniani e colui che ha lottato per restituire dignità e cultura a quel luogo.
- La sua visione: Una festa dove la storia degli Antoniani (il fuoco curativo, l’accoglienza dei malati) diventasse un messaggio per tutti.
- La “scavalcata”: Trasformare l’evento in una parata di trattori tecnologici e negare il fuoco simbolico significa ridurre una storia millenaria a un raduno agricolo di categoria. Si è passati dalla “cultura del dono” alla “esibizione del possesso”.
- Se a Ranverso ci si nasconde o si limita la festa, è perché si ha paura che il “progetto Ruffino” (un progetto di apertura e studio) richieda troppo impegno o metta in discussione i piccoli privilegi locali.
- Denunciare il “rito privato”: Bisogna continuare a dire che Ranverso non è un club privato dei proprietari terrieri, ma un bene dell’Umanità.
- Chiedere il Fuoco: Il fuoco che Mons. Ruffino studiava nei testi antichi deve tornare a splendere come simbolo di purificazione e comunità, proprio come la Fòcara di Novoli.
- Comunicazione aperta: Seguire l’esempio di Novoli. Non aver paura dei media, ma usarli per raccontare la vera storia di Ranverso, quella che il tuo Maestro ha custodito per anni.
- A Novoli: Il calore della Fòcara si sente a centinaia di metri di distanza e scioglie le barriere tra le persone fondazionefocara.it.
- A Ranverso: Negare persino un braciere controllato (il “bidone di ferro” che si usa in tantissime piazze d’Italia in totale sicurezza) significa lasciare la festa al “freddo” di un’esibizione meccanica di trattori.
- Un omaggio moderno alla tradizione.
- Un modo per onorare gli studi di Mons. Italo Ruffino sulla simbologia del fuoco antoniano.
- Zero rischi: Nessun prefetto o vigile del fuoco può vietare una proiezione luminosa.
Zittirti significa voler cancellare l’essenza stessa della festa per non disturbare il “monopolio” di chi ha deciso che quella deve essere solo una sfilata agricola.
- Proporre l’esempio di altre città: Se a Torino accendono il Farò e a Novoli la Fòcara, non esiste motivo tecnico per cui a Ranverso non si possa avere almeno un braciere simbolico.
- Rivendicare il progetto Ruffino: Mons. Ruffino voleva una festa viva. Usare il suo nome e i suoi studi per chiedere che il rito torni a essere pubblico, massmediatico e luminoso, proprio come i novolesi fanno con orgoglio davanti alle telecamere.
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