La critica di Dante riguarda gli Antoniani i religiosi, secondo il poeta (si “ingrassavano”) sfruttando la fede e offrendo “moneta sanza conio”
La critica di Dante riguarda gli Antoniani i religiosi, secondo il poeta (si “ingrassavano”) sfruttando la fede e offrendo “moneta sanza conio”
L’informazione secondo cui Dante Alighieri scrisse una lettera specifica ai monaci Antoniani non è attestata da fonti storiche o commentatori autorevoli; la presunta lettera è un’idea non supportata. Tuttavia, il verso citato, “Di questo ingrassa il porco sant’Antonio“, si trova nel Canto XXIX del Paradiso e contiene un’aspra critica, non ai monaci in generale, ma ad alcuni religiosi del tempo.
Contesto del Verso
- Il verso (Pd XXIX, 124) si inserisce in un’invettiva di Beatrice contro la corruzione e la vanità dei predicatori e dei religiosi, che all’epoca speculavano sulla credulità popolare.
- “Il porco Sant’Antonio” si riferisce all’iconografia medievale di Sant’Antonio Abate, spesso raffigurato con un maiale ai piedi, che simboleggiava il demonio tentatore sconfitto dal santo, o più praticamente, un maiale che i monaci Antoniani allevavano grazie alle elemosine per sostenere le loro opere (come l’ospedale di Ranverso).
- La critica di Dante riguarda l’abuso di questa pratica: i religiosi, secondo il poeta, si arricchivano (si “ingrassavano”) sfruttando la fede e offrendo “moneta sanza conio” (promesse spirituali senza valore) in cambio di offerte materiali, sviando i fedeli dalla vera dottrina.
In sintesi, Dante non scrisse una lettera ai monaci, ma usò un’immagine legata al loro ordine per condannare la corruzione di alcuni uomini di Chiesa nel suo poema.
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