Di Stefano Franceschetti.La cattura di qualche cinghiale rosa-nero a chiazze con coda arricciata, orecchie pendenti e nasone tondo all’insù
Di Stefano Franceschetti.La cattura di qualche cinghiale rosa-nero a chiazze con coda arricciata, orecchie pendenti e nasone tondo all’insù
“IL CINGHIALE” con coda arricciata si trova a Ranverso.
Nel 1979 Franco Battiato cantava: “Spero che ritorni presto l’era del cinghiale
bianco”, ma in maniera un po’ meno artistica e mitologica noi cacciatori ed
amanti dei veri animali selvatici, speriamo invece che quest’epoca non ritorni
proprio per niente, anzi che finisca il prima possibile!
La realtà del cinghiale incrociato con il maiale, purtroppo, è abbastanza comune in alcune
zone della penisola, tuttavia non capita così frequentemente di avvistare uno di questi
soggetti allo stato brado, anche in considerazione del fatto che questo buffo (ma non
stupido) animale mantiene abitudini prevalentemente notturne, tanto più quando inserito
in un branco di cinghiali “puri”, con i quali si aggrega volentieri e, nostro malgrado, si
accoppia ripetutamente senza problemi.
Dove stia di giorno però è un vero mistero…
Questo soggetto (probabilmente maschio) che ho fotografato nel mese di febbraio
all’imbrunire, era in compagnia di due femmine e di un piccolo, apparentemente “normali”,
almeno a giudicare dall’aspetto esteriore.
Bizzarra la sua livrea a bolli, quasi un camouflage da neve!
Ammetto che in mezzo ad un cespuglio di rosa canina, prima di aver visto sbucare i
compagni bruni, ci ho messo un po’ di tempo a capire che diavolo di bestia fosse!
La cattura di qualche cinghiale rosa-nero a chiazze con coda arricciata,
orecchie pendenti e nasone tondo all’insù…) purtroppo non è una novità nemmeno qui in
Appennino. Una mattina dalle parti dei Prati di Mugnano ne ho avvistato uno totalmente
bianco ma, ahimè, non sono riuscito a fotografarlo perché correva come un razzo!
Alcuni sostengono infatti (ma anche questo è tutto da dimostrare) che l’ibrido, per via
dell’incrocio con il porcus domesticus, nasca con una calotta cranica più grande la quale gli
fornirebbe intelligenza ed elusività ancora superiori a quelle del vero cuginus boschivus!
In questa foto, invece, un altro soggetto, molto chiaro e picchiettato di nero, che ho
abbattuto più o meno nella stessa zona, durante i piani di controllo notturni nell’estate del
1998. Sempre in quei campi, bazzicava all’epoca pure una femmina, selvatica sì da vedere,
ma che accudiva una dozzina di piccoli dei quali solo una parte regolarmente striati e
l’altra parte di un bel rosa-maculato!
La spiegazione di questo evento sovrannaturale viene spesso chiesta ai cacciatori, i quali
vengono incolpati – tanto per cambiare – di aver incrociato maldestramente i cinghiali
selvatici con i maiali domestici, non si sa bene per quale vantaggio tangibile, ma si dice
per quello di ottenere cinghiali più grossi e prolifici da “lanciare” nei pressi delle zone di
caccia. Non so dire se la cosa sia mai venuta in mente a qualcuno che s’intende davvero di
selvaggina… ma mi pare un’idea francamente folle per essere considerata credibile!
In maniera molto più semplice, è probabile invece che nel periodo del calore degli uni e
degli altri, soprattutto nelle zone maggiormente antropizzate, non sia così complicato
per le specie in oggetto (che sappiamo essere geneticamente compatibili) entrare in
contatto. Era risaputo ad esempio che, anni addietro, in Val Ganzole (tanto per citare una
zona del Bolognese che conosco) e così altrove, sopravviveva presso alcune case di
campagna e fattorie, la malsana abitudine di custodire e “governare” in spazi o con
pasture comuni maiali, maialini di ogni genere e cinghiali… tutti insieme e senza troppe
preoccupazioni di sorta.
Non mi addentro nella questione se questa pratica, per quanto davvero sconsigliabile, sia
pure vietata da norme di legge (visto che gli animali selvatici non possono essere detenuti
ed allevati al di fuori dalle strutture espressamente autorizzate…) ma vi basterà dare
un’occhiata in rete, ricercando su Google “incrocio cinghiale con maiale”, per trovare
immagini di ogni tipo, livree davvero stravaganti e soprattutto per rendervi conto di
quante persone abbiano concretamente la possibilità di effettuare esperimenti genetici
caserecci al di fuori di ogni controllo!
Addirittura su forumdiagraria.org si può leggere, nella sezione suini, una discussione
pubblica tra alcuni utenti di questa portata:
“Ho incrociato nella mia fattoria la scrofa di maiale con il cinghiale e questo è il risultato
(nella foto si vedono 14 piccoli multicolore…). Vorrei consigli sul come allevare questa
specie riguardo anche la carne che ne vien fuori.” “Una domanda, ma come mai hai deciso
di fare un incrocio del genere?” “Ti spiego subito…era l’unico maschio che avevo al
momento ed abbiam provato…mio cognato vorrebbe fare arrosto uno dei maialini che ne
pensate è presto o si può fare??”
Le immagini postate da chi ha fatto queste prove sulla pelle dei suoi stessi animali da
cortile sono a dir poco preoccupanti! E vuoi mai che uno di questi simpatici maialcinghialotti non abbia mai sentito il richiamo della foresta e la voglia di assecondare quel
mezzo DNA selvatico, scappando nel bosco senza farsi mai più acchiappare dal suo curioso
padrone!?
Ancora, la pagina ufficiale del quotidiano Il Centro qualche tempo fa proponeva questo
articolo: “Il cinghiale dalmata è a rischio, gli allevatori: va ucciso! Ha manto bianco e
macchie nere, dopo tanti avvistamenti è stato fotografato dalla forestale in Abruzzo.
L’esemplare vive nel parco del Velino Sirente. È escluso che possa trattarsi di un maiale
selvatico vista la conformazione del corpo, potrebbe essere un ibrido generato dall’unione
di un maiale con un cinghiale. Il condizionale è però d’obbligo: questo tipo di incrocio è
molto diffuso, ma l’esemplare che ne viene fuori somiglia a un cinghiale vero e proprio e,
soprattutto, non è bianco, tantomeno ha delle chiazze nere. L’esemplare che si aggira per
la Marsica è, invece, un vero e proprio dalmata. Ma potrebbe avere le ore contate:
domenica apre la caccia e gli allevatori ne chiedono l’uccisione”.
La stessa Wikipedia, nota enciclopedia gratuita sul web ci spiega invece, con maggiore
rigore scientifico che: “Le sottospecie originarie di cinghiale viventi in Italia erano tre: Sus
scrofa majori in Maremma, Sus scrofa meridionalis in Sardegna ed un’ulteriore sottospecie
diffusa nella parte settentrionale del Paese, estintasi prima di poter essere descritta
scientificamente. Successivamente, le popolazioni peninsulari di cinghiale vennero
contaminate con l’introduzione a scopo venatorio (in virtù delle loro maggiori dimensioni)
di esemplari provenienti dall’Ungheria (quindi cinghiali di stazza maggiore…non maiali!),
che si sarebbero poi meticciati con le popolazioni autoctone. Le recenti analisi
elettroforetiche, tuttavia, lascerebbero supporre che non si tratterebbe di meticciamento
vero e proprio: la sottospecie majori, infatti, altro non sarebbe che un ecotipo della
sottospecie nominale di cinghiale, adattatosi alla vita in ambiente mediterraneo”.
Si dice però che le carni ottenute dai soggetti ibridi e “ruspanti” siano deliziose e che i
semi-domestici, se addestrati a dovere diventino pure dei fenomeni a trovare i tartufi!
Un’altra leggenda!? Mha…
Per ora è colpa dei cacciatori…come sempre!