Gennaio 7, 2022

Italo Ruffino La campanella è strettamente connessa a questo animale: “i porci di sant’Antonio mentre sullo sfondo delle iconografie un diavolo appoggia il piede sinistro su un maiale.

Italo Ruffino La campanella è strettamente connessa a questo animale: “i porci di sant’Antonio mentre sullo sfondo delle iconografie un diavolo appoggia il piede sinistro su un maiale.

mentre sullo sfondo un diavolo appoggia il piede sinistro su un maiale.
La campanella è strettamente connessa a questo animale: “i porci di sant’Antonio
potevano vagare per le città solo con i sonagli al collo”; inoltre “ la campanella era
utilizzata dai questuanti antoniani nelle raccolte di elemosine per annunciare il loro
arrivo.” (Fenelli, p.125).
La campanella è spesso associata al bastone a forma di tau, il simbolo più antico e
diffuso dell’Ordine Antoniano; un esempio è la statua lignea nella chiesa della precettoria di S. Antonio di Ranverso. Il tau ricorda la croce egizia propria degli eremiti
che vivevano nel deserto, ed era utilizzato anche da ordini religiosi in occidente,
come documenta un affresco del tardo XI secolo sulla volta della cappella di S.
Eldrado, che fa parte dell’abbazia benedettina della Novalesa; solo nel 1252 diventò
un attributo esclusivo degli Antoniani grazie a tre bolle emanate dal papa Innocenzo
IV. A posteriori, per il tau vennero proposti significati che non avevano nulla a che
fare con quello originario; il più diffuso è la somiglianza con la stampella usata dai
“demembrati”, i malati di ignis sacer a cui veniva amputata una gamba. A questo
dedica un brevissimo cenno Italo Ruffino (Ruffino, p.224). Il tau è poi diventato un
segno distintivo degli Antoniani, ed era cucito sul mantello.
Un ulteriore attributo dell’iconografia di S. Antonio è il libro, che secondo alcuni
consisterebbe in una raccolta di pensieri, preghiere e raccomandazioni elaborata dal
santo, altri invece lo interpretano come il libro delle Sacre Scritture, o ancora come
il testo della regola agostiniana, a cui gli Antoniani erano stati sottoposti dal papa
Innocenzo IV nel 1247. Il santo in alcune immagini tiene il libro in una mano, come
nell’affresco del castello di Malgrà a Rivarolo e nella tela della chiesa di S. Antonio
abate a Fénils di Cesana e della cappella di S. Giuseppe alla Ramats di Chiomonte,
oppure è inginocchiato davanti ad una roccia su cui il libro è posato. Questa è una
iconografia frequente in alcune pale di altare della valle di Susa; si possono citare tre
opere che presentano molte somiglianze, probabilmente appartenenti alla medesima
scuola, collocate nella parrocchia di S. Antonio Abate a Melezet (Bardonecchia),
nella chiesa di S. Antonio Abate a Jouvenceaux e nella parrocchia dell’Immacolata
Concezione alla Ramats di Chiomonte.

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