Ottobre 12, 2018

 IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI da dove nasce la maestosa Fòcara di Novoli dedicata a Sant’Antonio Abate

 IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI da dove nasce la maestosa Fòcara di Novoli dedicata a Sant’Antonio Abate

  IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI

Vi è forse un titolo più bello di questo che ci racconta la nostra vita intima con Gesù quando, come i tralci alla vite, siamo intimamente uniti a lui? La linfa che scorre nei tralci è la stessa che scorre nel tronco. Così è la vita di Gesù che viene donata a noi. È un’intimità impensabile ma reale. Ebbene è questo che avviene quando viviamo di Gesù e siamo totalmente uniti a Lui. Ecco il vivere cristiano che vogliamo meditare in questo capitolo. Che lo Spirito Santo ci guidi nell’intelligenza di questo vivere e che ci porti alla massima gioia. Il discorso di Gesù non è mai interrotto dagli ascoltatori, come se il silenzio invitasse l’ascoltatore ad interiorizzare quanto dice Gesù. Quello che dice è importante perché riguarda la vita dei discepoli e dell’intera comunità. Il tutto, infatti, può essere suddiviso in due parti: la prima centrata sull’interno della comunità (15,1-17) la seconda sull’esterno.

La vite è il popolo d’Israele. È stata strappata dall’Egitto e trasportata in uno spazio nuovo dove ha potuto espandersi, Essa deve fare un frutto abbondante perché è la piantagione del Signore e manifestare la sua gloria. È per amore che Dio fa questo, come si legge in Isaia 5,16: “Voglio cantare per il mio Diletto un cantico d’amore alla sua vigna” ma purtroppo questa dolce realtà (la vigna del Signore è Israele) troppe volte è stata strappata e distrutta per le infedeltà del popolo.

Uniti a Gesù per dare frutto (15,1-11)

Io sono la vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo taglia e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. E voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e poi secca: poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà fatto”.

La vigna del Signore è la casa di Israele (Is 5,7). Ora però diciamo: la vigna del Signore è Gesù, lui insieme ai tralci (= discepoli), la vera e nuova vigna, il nuovo popolo di Dio. Come l’antica anche questa è opera del Signore: Dio il Padre; è lui che ora si prende carico a tempo pieno della vigna. Con queste immagini Gesù parla ai tralci (discepoli) e presenta loro l’azione del Padre.

Come si occupa di noi uniti a Gesù come i tralci? Per rendere più chiaro il pensiero, citiamo un passo della Lettera ai Romani (8,29): Il Padre ci ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.

rilevatore Ersilio Teifreto

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