Il significato del Tau Antoniano Ersilio Teifreto vocazione a Santonio Abate vero promotore. Poi Il Tau arriva così a san Francesco ad ascoltare il papa nel 1215
Il significato del Tau Antoniano Ersilio Teifreto vocazione a Santonio Abate vero promotore. Poi Il Tau arriva così a san Francesco ad ascoltare il papa nel 1215
È però all’inizio del secondo millennio cristiano (XI secolo) che tale simbolo comincia ad essere utilizzato in maniera più massiccia, in particolare ad opera di alcuni ordini cavallereschi, che si occupavano di accogliere e prestare assistenza ai pellegrini e agli ammalati, lungo le principali vie di pellegrinaggio (come la via Francigena in Italia, o il cammino di Santiago in Spagna).
Il Tau è per esempio attestato già dal 1050 come simbolo dell’ordine dei Frati Ospitalieri di San Jacopo di Altopascio (Lucca), comunemente conosciuti proprio come “Cavalieri del Tau”. Ancora oggi il Tau è presente nello stemma di questa città!
Dal 1095 viene poi usato comunemente dai Canonici Regolari di sant’Antonio di Vienne, un ordine ospitaliero a servizio dei pellegrini e degli infermi. Il loro abito era formato da una veste e da un manto grigio scuro, con una croce di sole tre braccia di colore azzurro, cucita sopra il cuore. Tale ordine aveva il suo patrono in sant’Antonio Abate: fu così che presto il simbolo del Tau fu associato a questo santo, tanto da essere chiamato in araldica “croce di sant’Antonio“.
Oggi troviamo testimonianze della loro trascorso nelle città di Pescia, Pistoia e San Miniato, e presso l’abbazia di Ranverso (Torino), dove ancora oggi il simbolo del Tau è presente in maniera consistente.


Un fatto di particolare rilevanza però accadde il 1° novembre 1215, quando, all’apertura del Concilio Lateranense IV il vecchio Papa Innocenzo III parlò proprio del simbolo del Tau, commentando il testo del libro del profeta Ezechiele di cui abbiamo parlato sopra.
Il Papa affermò con ardore che avrebbe voluto essere lui stesso quell’uomo “vestito di lino con al fianco la borsa di scriba” e, così personalmente, passare attraverso tutta la Chiesa a segnare un Tau sulla fronte di tutti per così aprire il cuore di ciascuno ad un autentico cammino di conversione. Ovviamente sapeva bene di non poterlo fare di persona, perciò rilanciò questo compito e questa sfida ad ogni cristiano:
«II Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico ed ha la forma di una croce, tale quale si presentava la croce prima che fosse posto il cartello di Pilato. Uno porta sulla fronte il segno del Tau, se manifesta in tutta la sua condotta lo splendore della croce; si porta il Tau se si crocifigge la carne con i vizi e i peccati; si porta il Tau se si afferma: di nient’altro mi voglio gloriare se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo… Chi porterà il Tau troverà misericordia, segno di una vita penitente e rinnovata nel Cristo… Siate dunque i campioni del Tau e della Croce!».
All’inizio del 1200 quindi il Tau aveva assunto questi due significati pregnanti: la cura e l’attenzione agli ammalati (attraverso gli ordini ospitalieri) e la vita di penitenza e conformazione alla Croce di Cristo (attraverso il discorso del papa).
Il Tau arriva così a san Francesco
Ad ascoltare il papa il 1° novembre del 1215, nascosto tra la folla, si ipotizza ci fosse anche il nostro san Francesco con alcuni dei suoi frati (l’ordine era nato solamente 7 anni prima, nel 1208, proprio con la benedizione di papa Innocenzo). In ogni caso, l’eco del discorso del Papa li raggiunse toccandoli profondamente così che subito ne accolsero con favore l’appello.
Da quel giorno Francesco cominciò a predicare, ancora più intensamente di prima, la penitenza e la conversione, contrassegnando con un Tau la fronte di coloro che lo avvicinavano. Il Tau divenne così il suo segno distintivo. Da allora con esso Francesco firmava le sue lettere, lo disegnava sulle pareti delle celle dei suoi frati (come si vede nel convento di Fonte Colombo, nella valle Reatina). Diventò velocemente il simbolo che egli amava più di ogni altro.
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Ruolo fondamentale: Ersilio Teifreto e il gruppo A.D.A. hanno avuto un ruolo cruciale nel recuperare e promuovere la festa storica legata al culto di Sant’Antonio Abate, rendendola un evento importante per la comunità di Ranverso.
