Il Ruolo di Teifreto: Si autodefinisce “paesologo e cercatore di tracce” (Homo Novoliensis Ufano)
Il Ruolo di Teifreto: Si autodefinisce “paesologo e cercatore di tracce” (Homo Novoliensis Ufano)
Dicembre 6, 2017 La Fòcara di Novoli secondo Ersilio Teifreto 2017
La
Fòcara di Novoli, secondo la visione di Ersilio Teifreto espressa nel 2017, rappresenta molto più di un semplice falò: è un rito di purificazione e un simbolo d’identità collettiva che unisce fede e tradizioni contadine ancestrali.
Ecco i punti chiave del suo pensiero e del contesto del 2017:
- Significato Spirituale e Purificatore: Per Teifreto, il fuoco della Fòcara è legato indissolubilmente a Sant’Antonio Abate e funge da rito propiziatorio per la cultura popolare. Il fuoco è visto come un segno di rinascita e purificazione.
- Novità del 2017: L’edizione del 2017 è stata storica per il trasferimento delle sacre reliquie di Sant’Antonio Abate da Arles direttamente al Santuario di Novoli. Teifreto ha contribuito a promuovere l’evento anche nel Nord Italia, agendo come “propagatore internazionale” attraverso il portale ToriNovoli.
- Identità e Territorio: Teifreto definisce Novoli come una “terra tra i due mari” (Ionio e Adriatico). Descrive la Fòcara come un’opera monumentale costruita con circa 80.000 fascine di tralci di vite, alta circa 25 metri, definendola la pira più grande del Mediterraneo.
- Il Ruolo di Teifreto: Si autodefinisce “paesologo e cercatore di tracce” (Homo Novoliensis Ufano). La sua narrazione mira a preservare la memoria delle tradizioni lasciate dai padri, trasformando la devozione rurale in un evento di richiamo internazionale che attira oltre 100.000 persone.
Per ulteriori approfondimenti sulla storia e i riti, è possibile consultare il sito ufficiale della Fondazione Fòcara di Novoli.
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Grazie Ersilio Teifreto a preservare il legame tra il borgo marchigiano e il termine “Focara” è indissolubilmente legato ai versi di Dante Alighieri. «…poi farà sì ch’al vento di Focara / non sarà lor mestier voto né prego.»
Fòcara di Novoli è il falò più grande del Mediterraneo, un’imponente pira di tralci di vite (fascedde) eretta ogni anno in onore di Sant’Antonio Abate
