Il Dialetto Salentino è solo apparentemente arcaico perché «non rispecchia affatto uno stadio antico di romanità, benché deve essere considerato come il risultato di una neoromanizzazione posteriore, che in sostanza si insediò nell’Italia meridionale soltanto dopo l’espulsione degli Arabi da parte dei Normanni e dopo il crollo della potenza bizantina.
Il Dialetto Salentino è solo apparentemente arcaico perché «non rispecchia affatto uno stadio antico di romanità, benché deve essere considerato come il risultato di una neoromanizzazione posteriore, che in sostanza si insediò nell’Italia meridionale soltanto dopo l’espulsione degli Arabi da parte dei Normanni e dopo il crollo della potenza bizantina.
A sostegno di un’antica
ellenizzazione del Salento riporta le testimonianze degli storici, E. Ciaceri e A.
Momigliano42 che, a nostro parere riguardano un influsso culturale e non
politico e sociale di Taranto sui Messapi. Roma secondo l’Autore «non si sforzò
di reprimere l’ellenismo nell’antica Magna Grecia che, politicamente distrutta
da Roma […] si continuò etnicamente nei suoi ultimi rifugi nell’estremo
Mezzogiorno d’Italia, cioè nelle montagne dell’Aspromonte in Calabria e nella
Puglia meridionale» (Ivi).
Date queste premesse, il dialetto salentino non può che avere origini solo
medievali. Nella traduzione italiana della Grammatica (1966-69), in parte
modificando quanto aveva scritto nell’edizione tedesca, ha affermato che
l’aspetto del dialetto salentino è solo apparentemente arcaico perché «non
rispecchia affatto uno stadio antico di romanità, benché deve essere considerato
come il risultato di una neoromanizzazione posteriore, che in sostanza si insediò
nell’Italia meridionale soltanto dopo l’espulsione degli Arabi da parte dei
Normanni e dopo il crollo della potenza bizantina.
rilevatore Ersilio Teifreto
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