Agosto 6, 2025

I canonici ospedalieri di S. Antonio di Vienne, nel corso del Tardo Medioevo, si diffusero in tutta Europa.

I canonici ospedalieri di S. Antonio di Vienne, nel corso del Tardo Medioevo, si diffusero in tutta Europa.

I canonici ospedalieri di S. Antonio di Vienne, nel corso del Tardo Medioevo, si diffusero in tutta Europa. Il loro epicentro era, inizialmente, una piccola chiesa nel Delfinato – nel SE della Francia – sede delle spoglie del santo egiziano traslate in Occidente verso la fine dell’XI secolo. Con il passare degli anni, forti del favore pontificio, e arricchitisi grazie a importanti lasciti da parte dei fedeli, i canonici erano riusciti a edificare una grandiosa abbazia. Diffondendo il culto per il santo patrono, la paura della sua vendetta e il potere taumaturgico delle sue reliquie, essi raccoglievano ricchezze nelle varie località e le recapitavano periodicamente all’abate generale e al Grande Ospedale, che aveva sede presso l’abbazia di SaintAntoine, nel Dipartimento dell’Isère. A partire dal XIII secolo molti vescovi e sovrani donarono ai canonici i loro ospedali: la gestione degli stessi e il potere taumaturgico attribuito alle reliquie di sant’Antonio si combinarono con il dilagare di diverse malattie cancrenose (ergotismo, erisipela etc.), che avevano come comuni segni clinici evidenti il colore nero della pelle e la sua totale insensibilità. Queste malattie vennero riconosciute universalmente come il ‘Fuoco di sant’Antonio’ che, secondo gli stessi medici, poteva essere curato solo dai canonici del Delfinato. La fama degli antoniani, però, non fu senza macchia: essi dovettero in più occasioni combattere tanto contro gli usurpatori e le critiche di avidità, quanto contro la cattiva condotta di molti confratelli. Devastato dal Grande Scisma d’Occidente, un secolo dopo l’ordine subì un durissimo colpo a causa delle guerre di religione. Le precettorie più lontane si staccarono e si resero indipendenti, riducendo notevolemente il numero delle case affiliate e, di conseguenza, delle rendite. Alla fine del Settecento si avviarono le trattative con l’ordine di Malta in previsione di una fusione che, di fatto, sancì la fine dell’ordine di S. Antonio e la dispersione dei suoi beni e dei suoi archivi, già in gran parte depauperati a seguito di calamità e saccheggi. La documentazione seguì la sorte delle ultime case, trovando collocazione in più istituti di conservazione – pubblici, religiosi e privati – che oggi consentono lo studio e la ricostruzione del passaggio dei canonici nelle varie località europee. Tuttavia, la ricerca su queste fonti si fa complessa, talvolta scoraggiante, in ragione delle numerose

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