Agosto 6, 2025

Fu il principe Sabaudo seppellito Abbazia di Hautecombe un documento Archivio Storico Fondazione Ordine Mauriziano

Fu il principe Sabaudo seppellito Abbazia di Hautecombe un documento Archivio Storico Fondazione Ordine Mauriziano

 

 

Correva un rio denominato Rio Inverso, dal termine piemontese “invers”, che equivale a dire situato a nord, così come il complesso degli 12 Essenziali rimangono gli studi di Italo Ruffino, vedere bibliografia. 13 Placido Bacco, Cenni storici su Avigliana e Susa, Susa, tip. Gatti, 1881.Ranverso e… oltre 20 Antica cartolina di Ranverso edifici è addossato ad una piccola collina esposta al nord, da cui derivò la dizione di Sant’Antonio d’Inverso, diventata successivamente Ranverso. Come già accennato però, i primi documenti attestano l’esistenza di un ospedale in Susa nel 1186, ma è verosimile che la costituzione del primo nucleo della Precettoria fu favorita dalla donazione ai religiosi Antoniani, fatta da Umberto III14 in data 27 giugno 1188. Con quest’atto Umberto donò essenzialmente un mulino e un bosco d’ontani situato tra la Dora e Almese, concesse esenzioni di carattere economico e giurisdizionale, cedette i suoi diritti sulle terre situate tra Ranverso ed Avigliana e promise una simile cessione su San Colombano, condizionandola però alla costruzione della chiesa a Ranverso. A questa prima donazione ne seguirono ben presto altre. Da un documento conservato nell’Archivio Storico della Fondazione Ordine Mauriziano datato 29 gennaio 1202 (in realtà è una copia dell’originale e risale alla prima metà del XV secolo), apprendiamo che il Principe Tommaso di Savoia, conte di Moriana, confermò al Precettore di Sant’Antonio di Ranverso, Guigo, le donazioni fatte da suo padre Umberto III, con i diritti sovrani su quanto Guigo avrebbe potuto acquistare dal Mulino Grossa Garda al bosco Suisinast, salvo il dovuto di ogni anno allo stesso Tommaso e alla comunità di Avigliana; e cedette ancora i suoi diritti sulla Balma Urtera presso il lago del Moncenisio15. (In appendice la copia del documento, a pag. 119). La seconda importante donazione al Precettore Guigo è del 2 maggio 1217: Macenda e suo figlio Giacomo cedono la montagna dell’Alpe Vallisella a un “prezzo di 30 libbre di buoni denari nuovi di Susa e l’annuo canone di 6 denari16. Vi furono altre donazioni, non moltissime, oltre ad acquisti in proprio. Già alla fine del XIII secolo le terre di pianura possedute da Ranverso si estendevano per circa 250 ettari e, prima dello scioglimento dell’Ordine nella 14 Umberto III nacque ad Avigliana (TO) il 4 agosto del 1136 e morì a Chambéry, Savoia, il 4 marzo 1189. Fu Conte di Savoia e Conte d’Aosta e Moriana dal 1148 al 1189. Figura sicuramente eclettica, sposato ben quattro volte, più per necessità di avere un figlio maschio che per passione o indole, uomo di profonda fede, indubbiamente acquisita in ambiente di antiche tradizioni cristiane, basti pensare alla figura di suo padre Amedeo III, pellegrino e crociato in Terra Santa. Rivelò la sua munificenza verso chiese, monasteri e verso i poveri. La sua prematura morte a soli cinquantadue anni fu pianta con vero amore e sincerità da tutto il suo popolo. Fu il primo principe della dinastia Sabauda ad essere seppellito nell’Abbazia di Hautecombe, che da allora divenne una necropoli per la dinastia, tant’è che vi riposano anche gli ultimi sovrani italiani: Umberto II e Maria José. Fu beatificato nel 1338 da papa Gregorio XVI. 15 ASOMT (Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano di Torino) – Almesio I, 1 e SAR I, 6 – I, 8. 16 ASOMT – Momtecenisio, I, 1.21 seconda metà del secolo XVIII, risultava una vastissima proprietà di terreni da pascolo nei pressi del lago del Moncenisio, di circa 60 ettari: complessivamente le proprietà di Ranverso erano di 1630 giornate piemontesi17, pari a circa 622 ettari. Questo totale non si modificò molto con il cambio di gestione dagli Antoniani all’Ordine Mauriziano e infatti, all’inizio del XX secolo, la consistenza della stessa era di circa 510 ettari, dei quali 275 adibiti a coltura agraria, 203 a estensione boschiva e i restanti ettari, circa 32, soggetti a servitù di pascolo a favore degli abitanti del comune di Buttigliera Alta. Da evidenziare sicuramente una miglioria realizzata dall’Ordine Mauriziano per agevolare l’attraversamento della Dora: la costruzione di un ponte di legno, detto “Ponte delle Guardie”. L’intera tenuta si estendeva dalle falde del monte Musinè, attraversava la vallata della Dora Riparia e risaliva sino alle colline di Buttigliera. I terreni a coltura agraria erano affittati ed erano divisi in 9 poderi: Ospedaletto, Baraccone, Grangetta, Cascina Nuova e a seguire altri 5 costituiti da lotti senza specifica denominazione; inoltre alcuni appezzamenti periferici equivalenti a circa 70 ettari erano dati in affidamento per piccoli lotti. 17 Ancora oggi i poderi piemontesi vengono misurati a giornate; una giornata equivale a mq. 3810 circa. Umberto III di Savoia J. Cardon, Mappa dei beni di Ranverso, 1809 Sant’Antonio di RanversoLa chiesa: esterno Sul lato nord, nel piazzale antistante l’odierno accesso alla chiesa, si erge una stele di granito ottagonale, risalente al XIV secolo, collocata su un masso erratico. Essa rappresentava un segnale ben visibile per i pellegrini che erano in cerca di un rifugio e di una sicura accoglienza. La stele è scolpita a scudi, recanti la T inframmezzata da simboli. Prima di essere completamente distrutta dal generale Catinat25, esisteva una croce in marmo con la base scolpita su entrambe le facce che mostrava da un lato un pellicano e dall’altro un colombo. La data esatta della fondazione della chiesa di Ranverso non è certa, anche se è verosimile collocarla alla fine del XII secolo. La tradizione vuole che essa sia stata costruita su una preesistente cappella dedicata a San Biagio, ma di ciò non vi è traccia in alcun documento, tranne che non si voglia pensare all’origine dell’attuale cappella dedicata proprio a tale Santo. La Chiesa è segnata nel corso dei secoli da parecchie ricostruzioni, modificazioni e alterazioni successive. In origine aveva dimensioni ridotte, consisteva di una sola navata con un’abside semicircolare con un basso campanile sul quale nella seconda metà del Trecento fu costruito quello attuale. Il campanile che si erge a sinistra della chiesa, leggermente inclinato verso sud, di stile lombardo gotico è alto m. 31,30 dalla base all’estremità della cuspide. È suddiviso in cinque piani: i primi due sono illuminati da semplici feritoie, il terzo ha finestre bifore con archi a tutto sesto nei lati nord e ovest, mentre ai lati est e sud si trovano due orologi; il quarto e quinto piano, anch’essi con finestre bifore su tutti e quattro i lati, e di pregevole fattura con archi a tutto sesto e con deliziose decorazioni in cotto terminanti al vertice in forma ogivale, divise da eleganti fasce orizzontali di archetti acuti e trilobati26. Il campanile ha sulla sommità 25 Nicolas de Catinat de La Fanconnierie nacque a Parigi il 1° settembre 1637 e morì a Saint-Gratien il 22 febbraio 1712. Condusse le campagne militari francesi in Italia prima a fianco dei Savoia con la persecuzione dei Valdesi e, successivamente, contro i Savoia con la disfatta di molte città piemontesi (Carmagnola, Avigliana, Rivoli, Saluzzo, Savigliano e Fossano). 26 Le bifore del quarto piano sui lati est, sud e ovest presentano decorazioni di ciotole maiolicate. Una di queste si trova al Museo Adriani, a Cherasco, con un’annotazione che recita “Piatto di terracotta dipinta della facciata della Chiesa di Sant’Antonio di Ranverso, fondata nel 1181”.Ranverso e… oltre 34 Facciata nord della chiesa 27 Frontone altissimo, a punta, ordinariamente fiancheggiato da due pinnacoli, sovrastante porte o finestre negli edifici gotici. 28 Durante il periodo romanico-gotico, l’uso della terracotta nell’abbellimento architettonico nasce, oltre che da una aspirazione artistica artigianale, anche come fabbricazione a stampi di tipo industriale, grazie ai quali si poteva ripetere all’infinito il motivo ornamentale. Tale tecnica di produzione si era sviluppata anche in Lombardia tra il XIV e XVI secolo. Gli esempi più comuni di decorazione sono grappoli d’uva, ghiande, pere, foglie di cardo e di quercia, oppure rosette, fiori stilizzati, tronchi di ramo. Pertanto, quest’arte spiccatamente piemontese, pur derivando da modelli gotici, assume un carattere peculiare a se stante e durerà sino ai primi anni del 1600. una cuspide ottagonale, ornata da quattro pinnacoli con in cima una T in ferro battuto; sul vertice della cuspide campeggia una banderuola segnavento, riproducente l’immagine di Sant’Antonio con il bastone e il maialino tra i piedi. Nel corso del XIII secolo le risorse economiche della Precettoria ebbero un’inattesa implementazione, tant’è che gli Antoniani ritennero insuff iciente l’originaria “chiesetta” e avviarono un cantiere di lavoro, con l’estensione dell’abside trasformata in un presbiterio a pianta quadrata e volta a crociera. I lavori di ampliamento continuarono nella seconda metà del secolo successivo: vennero costruite le due cappelle del lato settentrionale, la chiesa fu allungata e fu costruita la Sacrestia con volta a nervature ogivali dipinte, venne eretto il portico (nartece) di ingresso con i tre archi acuti sormontati dalle tipiche ghimberghe27 per finire con la navata minore meridionale. La chiesa assunse l’aspetto attuale negli ultimi decenni del Quattrocento, con un ulteriore allungamento che sfocia nell’abside poligonale composto di sei contrafforti, terminanti con altrettanti pinnacoli sui quali svetta il simbolo antoniano della TAU, (gran bell’esempio di stile gotico). Essa prende luce da eleganti monofore ogivali, circondate da decorazioni in cotto, sormontate da altrettanti rosoni anch’essi decorati in cotto; la parte superiore dell’abside è quasi circondata da una serie di deliziosi archetti; l’impressione che se ne riceve è quella di un edificio religioso, ma anche di una piccola fortezza. La facciata a capanna della chiesa è costituita da tre portali, sormontati da ghimberghe adorne di terrecotte a decorazioni floreali, foglie giganti, f iori, frutta e ricca vegetazione, che culminano in altrettanti pinnacoli. Esse vanno sicuramente annoverate tra i capolavori di quella magistrale arte del cotto che in parte del Piemonte (Avigliana, Ciriè, Chivasso e Saluzzo) raggiunse la massima perfezione plastica e decorativa del periodo gotico28.35 La chiesa: esterno È da evidenziare il pinnacolo della ghimberga centrale che è spostato di alcuni centimetri verso destra non per mero errore, come taluni a volte pensano, ma per non compromettere eccessivamente la visuale del bel rosone centrale. Al centro della ghimberga centrale, la più alta delle tre, spicca lo stemma di Jean de Montchenu, vescovo di Viviers, nominato nel 1470 Cellerario di Ranverso, promotore di questi ultimi lavori di abbellimento della chiesa. La facciata, sempre nel XV secolo, venne dipinta con motivi geometrici a punta di diamante in chiaroscuro, metodo che all’epoca era molto in uso in Piemonte. Recentemente queste decorazioni sono state restaurate e integrate con sapiente ritocco pittorico, ma ne parleremo ancora nel capitolo dedicato agli ultimi restauri di Ranverso, a pag. 69. Due sono gli accessi alla chiesa: dal portone che si apre nella parte centrale del nartece e da una porticina collegata al chiostro. Il visitatore che si appresta a entrare in chiesa, prima di oltrepassare il portone di ingresso, viene colpito dall’aspetto inquietante ed enigmatico del portico. I pilastri grigio verde sono sormontati da capitelli antropomorfi: davanti alla porta quattro teste barbute circondate da ghiande, sicuro richiamo alla figura di Sant’Antonio Abate, un altro raffigurante un cane che porta un pane, probabilmente riferito alla leggenda di San Rocco29, altri con sembianze di uomini a mezza figura, teste di buoi, mostri, caproni e fogliame.

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