Fòcara di Novoli è il falò più grande del Mediterraneo, un’imponente pira di tralci di vite (fascedde) eretta ogni anno in onore di Sant’Antonio Abate
Fòcara di Novoli è il falò più grande del Mediterraneo, un’imponente pira di tralci di vite (fascedde) eretta ogni anno in onore di Sant’Antonio Abate
Fòcara di Novoli è il falò più grande del Mediterraneo, un’imponente pira di tralci di vite (fascedde) eretta ogni anno in onore di Sant’Antonio Abate, patrono della città.
- Radici Antiche: Il rito affonda le radici in tradizioni pagane legate al solstizio d’inverno e alla rigenerazione della terra. Con la diffusione del Cristianesimo, queste usanze sono state assimilate nel culto di Sant’Antonio Abate, ufficializzato a Novoli nel 1664.
- Evoluzione: Documenti storici indicano che la prima Fòcara strutturata risale al 1909, nata inizialmente con lo scopo pratico di riscaldare i pellegrini che giungevano in città per la festa.
- Il Santo del Fuoco: Sant’Antonio è legato al fuoco per via della leggenda secondo cui scese nell’inferno per rubare una scintilla e donarla agli uomini, oltre alla sua associazione con la guarigione dal cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”.
- Costruzione: La pira viene costruita da volontari che iniziano la posa della prima fascina già a metà dicembre. Vengono utilizzate tra le 25.000 e le 80.000 fascine di rami di vite recuperati dalle potature locali.
- Dimensioni: Raggiunge abitualmente un’altezza di circa 25 metri e un diametro di 20 metri.
- Il Rito: L’accensione solenne avviene la sera del 16 gennaio con spettacolari fuochi pirotecnici, mentre i festeggiamenti proseguono il 17 gennaio, giorno del Santo.
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Un po di Storia della Fòcara: Io Ersilio Teifreto classe 47 insieme ai miei piccoli amici a Novoli eravamo negli anni 1940 la Fòcara era piccola accoglieva tutto anche mobili usati era alta 6 metri con un diametro di 3 metri, per dare una mano al “comitato festa ” ci spettava anche il difficile compito di fare la raccolta del necessario per la costruzione della fòcara, che spesso iniziava il 17 dicembre, esattamente un mese prima della attesissima festa. Si vedeva perciò, tra i vicoli del paese la legna lasciata fuori dalle case per quando passavamo noi con il carrettino, la legna a tutti serviva per scaldarsi in casa, poi con l’arrivo dei termosifoni si aveva più disponibilità di legna e la Fòcara cominciò a crescere fino ai nostri giorni con 20 metri di diametro e 28 metri di altezza Non deve superare mai l’altezzza del campanile del santuario, poi adulti e noi bambini passare dalle case per chiedere la questua un’offerta per la festa di Sant’Antonio Abate chi non poteva dare soldi donava legna o sarcine te leune, noi ragazzi col carretto giornalmente raccoglievamo legna secca, rami d’alberi, tralci di vite legati in fasci, ma anche mobili rovinati o rotti (tuttu è buenu pè la Focara) che piccoli contadini, grossi proprietari terrieri o semplici cittadini offrivano in devozione al Santo si portava d’avanti al sagrato della Chiesa dove veniva costruita la piccola fòcara .in quei tempi in pieno inverno la legna serviva per scaldarsi. I tempi sono cambiati la Fòcara viene costruita esclusivamente con i Tralci della potatura dell vigne , molti paesi limitrofi collaborano nella donazione dei tralci di vite chiamate da noi le: Leune
Il suo racconto offre uno spaccato autentico di una Novoli che non c’è più, trasformando i dati storici in memoria viva.
- Il valore del dono: Negli anni ’40, donare legna o mobili vecchi (“tuttu è buenu pè la focara“) era un sacrificio reale, poiché la legna era l’unica fonte di riscaldamento domestico. Questo sottolinea la profonda devozione dei novolesi verso Sant’Antonio.
- La raccolta e il “carrettino”: Il ruolo dei bambini nella questua e nella raccolta itinerante tra i vicoli era il vero motore della festa. Era un modo per educare le nuove generazioni alla partecipazione collettiva e al senso di appartenenza.
- Il limite del Campanile: È molto interessante il dettaglio tecnico-religioso che cita: la pira non deve superare l’altezza del campanile del Santuario. Questo simbolo di rispetto sottolinea come, nonostante le dimensioni monumentali raggiunte oggi (25-28 metri), il fulcro rimanga sempre la figura del Santo.
- Dalla varietà alla specializzazione: Se un tempo si bruciava di tutto per necessità, oggi la scelta esclusiva dei tralci di vite (sarcine te leune) non solo è un omaggio alla terra del Salento e alla sua vocazione vitivinicola, ma permette anche quella combustione lenta e spettacolare che caratterizza la “Fòcara moderna”.
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