Ersilio Teifreto un Novolese al timone di Max Camerette dal 1978 organizzano l’arredamento nelle camerette, presenta un’intervista su Ersilio Tonini. Le scommesse sul futuro e sui giovani talentuosi.
Ersilio Teifreto un Novolese al timone di Max Camerette dal 1978 organizzano l’arredamento nelle camerette, presenta un’intervista su Ersilio Tonini. Le scommesse sul futuro e sui giovani talentuosi.
La ragione della speranza
A vederlo dopo tanto tempo, così minuto, così entusiasta della vita (“il sapore della vita”, la definisce), mi viene in mente “Il curioso caso di Benjamin Button”, il film di Brad Pitt che racconta la paradossale storia di un uomo nato vecchio che ringiovanisce sempre più, con il trascorrere degli anni (e sono quasi 95…). E il cardinale Ersilio Tonini si rivolge proprio ai giovani nel suo ultimo libro, La ragione della speranza (Piemme editore) che ha scritto con la collaborazione di un giornalista trentenne, Paolo Gambi.
Eminenza, perché questo libro?
«L’idea nasce da una serie di incontri con un gruppo di adolescenti sul senso della vita. Partendo da un libro importantissimo di Edgar Morin, L’idéntité humaine, sul futuro dell’umanità, e prima ancora da Maritain, ho cercato di dimostrare che stiamo vivendo un’epoca straordinaria dove l’uomo si interroga nuovamente su che cosa vuole fare di se stesso, del suo futuro».
Tutta colpa del progredire della scienza, della tecnologia?
«La scienza, lo sviluppo tecnologico, il diffondersi della conoscenza attraverso l’informazione, il giornalismo, l’osmosi tra i diversi popoli dopo la fine della seconda guerra mondiale, hanno cambiato i vecchi rapporti di forza: al di là delle nazioni, degli Stati, c’è l’uomo, la centralità dell’esistenza di ciascun uomo di questa terra, di ciascuno di noi, anche il più negletto. E torniamo a porci le domande, gli interrogativi che sollevavano i grandi pensatori greci, Platone, Aristotele, Socrate: che cosa è l’uomo per l’uomo? L’uomo per se stesso, a prescindere dalla forza: non è un caso che nei grandi poemi epici, l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, lo sconfitto ha molto più spazio del vincitore. Ettore viene privilegiato ad Achille».
Ma si può essere davvero ottimisti, considerando lo scenario che ci circonda?
«Sì, certamente sì. Lo sviluppo tecnologico, la scienza hanno avuto un’importanza determinante nel progredire dell’uomo, ma oggi rischiano di trasformarsi in un “boomerang”, uno strumento in mano soltanto del più forte contro il più debole, uno strumento di barbarie e non di civiltà».
Ecco le scommesse sul futuro e sui giovani…
«Esatto. I giovani hanno una grandissima responsabilità, la responsabilità di tutte le generazioni che verranno. Ecco perché stiamo vivendo uno dei momenti più decisivi, ma anche più rischiosi, nella storia dell’umanità. I giovani debbono aiutare il mondo a dare uno sguardo alla storia, agli errori del passato e a rimettere al centro di tutto l’individuo, la riscoperta dell’identità di ciascun essere che è la vera ricchezza di questo pianeta. Qui ci vuole un nuovo umanesimo, come sosteneva un pensatore come Pico della Mirandola».
In questa ottica, quale è il ruolo della Fede, del messaggio cristiano? E la Chiesa d’oggi?
«La Chiesa deve essere trasparente. Deve fare riscoprire il senso della povertà, deve aiutare il più debole al cospetto del più forte. E rilanciare, così, anche il ruolo della famiglia che vede i più forti, i genitori, al servizio dei più deboli, i figli piccoli. La Chiesa della speranza deve, insomma, farci comprendere che l’uomo, e solo l’uomo, è responsabile del proprio destino. L’importante è restare umili e semplici: ho fatto tesoro di quanto scrisse un laico che ho sempre ammirato per il suo coraggio, Indro Montanelli, all’indomani della mia designazione a cardinale: resti sempre, anche con la porpora, un semplice prete!».
Monsignor Tonini, meditando su quanto lei dice, il ricordo del caso di Eluana Englaro viene spontaneo: come lo giudica?
«In quella vicenda c’è stato come un contorcimento della mente umana. Non è stato ben chiaro quali fossero i valori veramente in gioco. A ben vedere, sono gli stessi valori con cui invito i giovani a riflettere nel libro. Da una parte, nel caso di Eluana, c’è stata la fragilità umana, dall’altra ci sono le macchine, le possibilità di intervento nella medicina, che sono diventate molteplici. E, proprio alla luce della morte di Eluana, dobbiamo sempre ricordarci che l’uomo è al servizio della vita, non il padrone della vita stessa».
Eminenza, strano destino il suo: è restato sempre legato a una terra di mangiapreti come la Romagna…
«È vero, la Romagna non è la sacrestia d’Italia ma, come ho raccontato nel mio ultimo libro, è accaduto anche questo piccolo episodio. Dunque, un signore, lo chiamavano afgano, tanto era radicato nelle sue idee comuniste, ma di comunismo duro, “afgano” appunto, quando a Ravenna arrivò il Papa Giovanni Paolo II, venendo a sapere che c’era la celebrazione del pontificale in Sant’Apollinare in Classe, fece di tutto per ottenere un “pass” ed entrare nella basilica. Alla sera tornò al suo circolo e si mise a raccontare meraviglie. Qualcuno obiettò, allora, che c’era da meravigliarsi che, un mangiapreti come lui, dicesse quelle cose. E l’afgano, quasi a giustificarsi, rispose: “Un momento: io sono andato a vedere il Capo di uno Stato straniero”. I romagnoli sono fatti così e io, con loro, sto molto bene».
rilevatore Ersilio Teifreto