Efflorescenze su una formella della facciata di Sant’Antonio di Ranverso.
Efflorescenze su una formella della facciata di Sant’Antonio di Ranverso.

Per il caso di Sant’Antonio di Ranverso, ad esempio, le integrazioni delle formelle
decorative in seguito all’intervento di Alfredo D’Andrade, si possono ipotizzare in
percentuali che variano dal 30 all’80%. Dai documenti di archivio si è riscontrata una
scrupolosa metodologia per la fattura dei nuovi laterizi, sia per le misure che per il
disegno delle decorazioni, ma persino per la scelta delle terre da usarsi e le
percentuali al fine di ottenere la colorazione più verosimile all’originale.
Sant’Antonio di Ranverso (Avigliana – Torino). Efflorescenze su una formella
E’ quindi d’obbligo riconoscere ai restauratori dei primi del Novecento il merito di
averci tramandato lo splendore e la ricchezza di tali decorazioni che sarebbero
andate perse nel tempo, constatando il loro già avanzato stato di degrado all’epoca
dell’intervento e lo scarso supporto delle tecnologie nelle metodologie.
Si è fatto poi riferimento anche a casi di restauri eseguiti negli anni ‘70, come il
Duomo di Chivasso, per poter verificare la validità dell’intervento e dei prodotti
utilizzati nel tempo, ed ad alcuni più recenti, come un edificio a Moncalieri in Via del
Real Collegio, per cui ho avuto la possibilità di partecipare attivamente al cantiere di
restauro. Questi casi spesso si avvalgono del supporto della diagnostica e della
sperimentazione di tecniche di conservazione di natura chimico-fisica.