dubbio dipanato
dubbio dipanato
all’Ordine Gerosolimitano29. Il dubbio è ormai dipanato, e alcuni studiosi non solo confermano la presenza dell’ordine di Sant’Antonio di Vienne presso l’omonimo ospedale oristanese, ma addirittura ritengono, senza l’opportuno supporto documentale, che i canonici vi si siano trattenuti fino ai primi del Seicento30. Infine, per quanto concerne Sassari, lo storico Enrico Costa ai primi del secolo scorso si occupò degli Antoniani, ma non trovando riscontro nei documenti ai quali aveva accesso, rifiutò l’ipotesi di un ospedale medievale intitolato a sant’Antonio abate e situato presso la chiesa beneficiata dai canonici31. Egli annoverò gli ospitalieri di Vienne tra i principali ordini religiosi presenti a Sassari nel XIII secolo32, ma scrisse che di questo monastero e di questi frati Ospitalieri non si hanno memorie33 e ipotizzò che gestissero già dal XIII secolo un piccolo ospedale intitolato a san Biagio, sito extra muros nei pressi della porta detta Sant’Antonio o San Biagio34. Sono stati gli studiosi di storia antoniana, però, a evidenziare il ruolo della Sardegna nelle vicende dell’Ordine, o perlomeno a segnalare un possibile percorso di indagine. Dai lavori di Adalbert Mischlewski e Italo Ruffino si apprende, infatti, che la Sardegna faceva parte della precettoria generale di Gap (Hautes-Alpes) e, soprattutto, si evince che gli studiosi locali non hanno mai approfondito la ricerca in questo senso35. 3. L’ordine antoniano e il problema delle fonti La questione delle fonti relative agli ordini ospedalieri è stata affrontata in un interessante saggio di Andrea Rehberg nel quale emergono le criticità della ricerca ma che offre, al contempo, importanti spunti di riflessione su vari aspetti ancora poco studiati, come le vie di comunicazione fra le singole case36. Purtroppo, nel caso degli Antoniani, le lacune sono spesso sconfortanti, sebbene l’ultimo cinquantennio di studi abbia restituito fonti ignote o considerate perdute37. All’origine della dispersione delle fonti antoniane sussistono molteplici fattori. Per quanto concerne le fonti più antiche, si ritiene che valgano le stesse considera29G. Meloni (a cura di), Acta Curiarum Regni Sardiniae 2. Il Parlamento di Pietro IV d’Aragona (1355), Consiglio Regionale della Sardegna, Cagliari 1993, docc. 2, 36, 47, 50. 30A. Casula, W. Tomasi, L’ospedale giudicale e la Chiesa di Sant’Antonio: il passaggio all’ordine di San Giovanni di Dio, «Bollettino dell’Archivio Storico del Comune di Oristano», II/ 3, 2008, pp. 7-30. 31 E. Costa, Sassari, II, Gallizzi, Sassari 1992, p. 1292. 32 Ivi, p. 1231. 33 Ivi, p. 1292. 34 Ibidem. 35A. Mischlewski, Un ordre hospitalier au Moyen Age cit., pp. 156-169; I. Ruffino, Storia ospedaliera antoniana cit., pp. 398-399. 36A. Rehberg, Una categoria di ordini religiosi poco studiata: gli ordini ospedalieri. Prime osservazioni e piste di ricerca sul tema ‘Centro e periferia’, in A. Esposito e A. Rehberg (a cura di), Gli ordini ospedalieri tra centro e periferia, Giornata di studio (Roma, 16 giugno 2005), Istituto Storico Germanico, Roma 2007, pp. 15-70. 37 I. Ruffino, Storia ospedaliera antoniana cit., passim.100 zioni ormai note sulla documentazione dei secoli centrali del Medioevo: le fonti primarie, intese come atti ufficiali e quindi meno soggette all’alterazione rispetto alle memorie e alle cronache, si fanno abbondanti solo a partire dal XIV secolo. Poiché la registrazione degli atti era dettata soprattutto dall’esigenza di dimostrare e garantire proprietà e benefici, anche la loro conservazione aveva la stessa finalità. È evidente che l’ordine di Saint-Antoine-en-Viennois aveva una particolare attenzione per i suoi benefici e per i suoi privilegi, per i quali chiedeva periodicamente conferma ai papi: lo dimostrano le innumerevoli copie di bolle pontificie, rintracciabili in molte serie archivistiche procedenti dall’Ordine, e lo dimostrano le tante copie di documenti, le memorie, gli elenchi di instrumenta, gli estratti dai protocolli notarili presenti negli archivi. È stato riscontrato, inoltre, che le precettorie generali inviavano periodicamente sia copie che documenti originali alla casa madre38. È noto che una parte del patrimonio archivistico della casa madre è andato perduto a causa di incendi e devastazioni, compiute anche dagli Ugonotti, tra la metà del XVI e la prima metà del XVII secolo39. Sia l’archivio della casa madre che quelli delle precettorie generali, inoltre, hanno subito smembramenti e trasferimenti a seguito della soppressione dell’Ordine avvenuta per Breve di Pio VI del 17 dicembre 177640. Per quanto concerne il nostro raggio di indagine, possiamo dire che il Breve riguardò 26 case francesi, che furono incorporate all’ordine Gerosolimitano della Lingua d’Alvernia; Torino e Ranverso, le cui case furono affidate all’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; due case nel Regno di Napoli, unite all’ordine Costantiniano; tre case nello Stato Ecclesiastico, la cui sorte fu decisa in seguito41. La maggior parte della documentazione un tempo conservata presso l’abbazia di Saint-Antoine si trova ora a Lione, capoluogo dell’antica Lingua d’Alvernia, presso gli Archives Départementales du Rhône. Numerosi documenti sono rintracciabili presso altri Archivi perché in origine custoditi dalle precettorie locali, o perché all’inizio del XIX secolo, in applicazione del principio di appartenenza, furono estratti dai relativi fondi per essere affidati agli Archivi dipartimentali corrispondenti alle antiche precettorie: una piccola parte del fondo originario della casa madre è così rintracciabile a Grenoble presso gli Archives Départementales de l’Isère; la documentazione di Gap, invece, è custodita presso gli Archives Départementales des Bouches-du-Rhône (Marsiglia) insieme a quella del priorato di Saint-Gilles di San Giovanni in Gerusalemme, anch’esso con sede a Gap42. 38AS TO, Materie Ecclesiastiche, Abbazie – Sant’Antonio di Ranverso, c. 358: «pel notorio trasporto nello scaduto secolo delle scritture esistenti negli Archivi della Casa di S. Antonio di Ranverso a quella di Vienna non sianosi potute rinvenire le principali carte di fondazione della casa». 39V. Advielle, Histoire de l’ordre hospitalier de Saint-Antoine de Viennois, Guitton Talamel, Paris-Aix 1883, pp. 48-51; pp. 192-196. 40Bullarii Romani continuatio. Tomus quintus continens pontificatus Pii VI annum primum ad tertium, ex Typographia Reverendae Camerae Apostolicae, Roma 1842, n. 118, pp. 294-301. 41 ASV, Ordini religiosi, Antoniani. 42R. Lacour, Ordre de Saint-Antoine en Viennois, 49 H 1-1332. Répertoire numérique, Lyon 1973.