La ghimberga centrale di Sant’Antonio di Ranverso è spostata di almeno 30 centimetri verso destra non per mero errore, come taluni a volte pensano, ma per non compromettere eccessivamente la visuale del bel rosone centrale. Al centro della ghimberga centrale, la più alta delle tre, spicca lo stemma di Jean de Montchenu, vescovo di Viviers, nominato nel 1470 Cellerario di Ranverso, promotore di questi ultimi lavori di abbellimento della chiesa. La Cuspide ottagonale, per non coprire il rosone, San rocco, terreni donati dai Savoia a condizione di costruire la Chiesa a Ranverso.
La ghimberga centrale di Sant’Antonio di Ranverso è spostata di almeno 30 centimetri verso destra non per mero errore, come taluni a volte pensano, ma per non compromettere eccessivamente la visuale del bel rosone centrale. Al centro della ghimberga centrale, la più alta delle tre, spicca lo stemma di Jean de Montchenu, vescovo di Viviers, nominato nel 1470 Cellerario di Ranverso, promotore di questi ultimi lavori di abbellimento della chiesa. La Cuspide ottagonale, per non coprire il rosone, San rocco, terreni donati dai Savoia a condizione di costruire la Chiesa a Ranverso.
7 La chiesa: esterno Sul lato nord, nel piazzale antistante l odierno accesso alla chiesa, si erge una stele di granito ottagonale, risalente al XIV secolo, collocata su un masso erratico. Essa rappresentava un segnale ben visibile per i pellegrini che erano in cerca di un rifugio e di una sicura accoglienza. La stele è scolpita a scudi, recanti la T inframmezzata da simboli. Prima di essere completamente distrutta dal generale Catinat 25, esisteva una croce in marmo con la base scolpita su entrambe le facce che mostrava da un lato un pellicano e dall altro un colombo. La data esatta della fondazione della chiesa di Ranverso non è certa, anche se è verosimile collocarla alla fine del XII secolo. La tradizione vuole che essa sia stata costruita su una preesistente cappella dedicata a San Biagio, ma di ciò non vi è traccia in alcun documento, tranne che non si voglia pensare all origine dell attuale cappella dedicata proprio a tale Santo. La Chiesa è segnata nel corso dei secoli da parecchie ricostruzioni, modificazioni e alterazioni successive. In origine aveva dimensioni ridotte, consisteva di una sola navata con un abside semicircolare con un basso campanile sul quale nella seconda metà del Trecento fu costruito quello attuale. Il campanile che si erge a sinistra della chiesa, leggermente inclinato verso sud, di stile lombardo gotico è alto m. 31,30 dalla base all estremità della cuspide. È suddiviso in cinque piani: i primi due sono illuminati da semplici feritoie, il terzo ha finestre bifore con archi a tutto sesto nei lati nord e ovest, mentre ai lati est e sud si trovano due orologi; il quarto e quinto piano, anch essi con finestre bifore su tutti e quattro i lati, e di pregevole fattura con archi a tutto sesto e con deliziose decorazioni in cotto terminanti al vertice in forma ogivale, divise da eleganti fasce orizzontali di archetti acuti e trilobati 26. Il campanile ha sulla sommità 25 Nicolas de Catinat de La Fanconnierie nacque a Parigi il 1 settembre 1637 e morì a Saint-Gratien il 22 febbraio Condusse le campagne militari francesi in Italia prima a fianco dei Savoia con la persecuzione dei Valdesi e, successivamente, contro i Savoia con la disfatta di molte città piemontesi (Carmagnola, Avigliana, Rivoli, Saluzzo, Savigliano e Fossano). 26 Le bifore del quarto piano sui lati est, sud e ovest presentano decorazioni di ciotole maiolicate. Una di queste si trova al Museo Adriani, a Cherasco, con un annotazione che recita Piatto di terracotta dipinta della facciata della Chiesa di Sant Antonio di Ranverso, fondata nel 1181.
8 34 Facciata nord della chiesa una cuspide ottagonale, ornata da quattro pinnacoli con in cima una T in ferro battuto; sul vertice della cuspide campeggia una banderuola segnavento, riproducente l immagine di Sant Antonio con il bastone e il maialino tra i piedi. Nel corso del XIII secolo le risorse economiche della Precettoria ebbero un inattesa implementazione, tant è che gli Antoniani ritennero insufficiente l originaria chiesetta e avviarono un cantiere di lavoro, con l estensione dell abside trasformata in un presbiterio a pianta quadrata e volta a crociera. I lavori di ampliamento continuarono nella seconda metà del secolo successivo: vennero costruite le due cappelle del lato settentrionale, la chiesa fu allungata e fu costruita la Sacrestia con volta a nervature ogivali dipinte, venne eretto il portico (nartece) di ingresso con i tre archi acuti sormontati dalle tipiche ghimberghe 27 per finire con la navata minore meridionale. La chiesa assunse l aspetto attuale negli ultimi decenni del Quattrocento, con un ulteriore allungamento che sfocia nell abside poligonale composto di sei contrafforti, terminanti con altrettanti pinnacoli sui quali svetta il simbolo antoniano della TAU, (gran bell esempio di stile gotico). Essa prende luce da eleganti monofore ogivali, circondate da decorazioni in cotto, sormontate da altrettanti rosoni anch essi decorati in cotto; la parte superiore dell abside è quasi circondata da una serie di deliziosi archetti; l impressione che se ne riceve è quella di un edificio religioso, ma anche di una piccola fortezza. La facciata a capanna della chiesa è costituita da tre portali, sormontati da ghimberghe adorne di terrecotte a decorazioni floreali, foglie giganti, fiori, frutta e ricca vegetazione, che culminano in altrettanti pinnacoli. Esse vanno sicuramente annoverate tra i capolavori di quella magistrale arte del cotto che in parte del Piemonte (Avigliana, Ciriè, Chivasso e Saluzzo) raggiunse la massima perfezione plastica e decorativa del periodo gotico 28. Ranverso e… oltre 27 Frontone altissimo, a punta, ordinariamente fiancheggiato da due pinnacoli, sovrastante porte o finestre negli edifici gotici. 28 Durante il periodo romanico-gotico, l uso della terracotta nell abbellimento architettonico nasce, oltre che da una aspirazione artistica artigianale, anche come fabbricazione a stampi di tipo industriale, grazie ai quali si poteva ripetere all infinito il motivo ornamentale. Tale tecnica di produzione si era sviluppata anche in Lombardia tra il XIV e XVI secolo. Gli esempi più comuni di decorazione sono grappoli d uva, ghiande, pere, foglie di cardo e di quercia, oppure rosette, fiori stilizzati, tronchi di ramo. Pertanto, quest arte spiccatamente piemontese, pur derivando da modelli gotici, assume un carattere peculiare a se stante e durerà sino ai primi anni del 1600.
9 35 È da evidenziare il pinnacolo della ghimberga centrale che è spostato di alcuni centimetri verso destra non per mero errore, come taluni a volte pensano, ma per non compromettere eccessivamente la visuale del bel rosone centrale. Al centro della ghimberga centrale, la più alta delle tre, spicca lo stemma di Jean de Montchenu, vescovo di Viviers, nominato nel 1470 Cellerario di Ranverso, promotore di questi ultimi lavori di abbellimento della chiesa. La facciata, sempre nel XV secolo, venne dipinta con motivi geometrici a punta di diamante in chiaroscuro, metodo che all epoca era molto in uso in Piemonte. Recentemente queste decorazioni sono state restaurate e integrate con sapiente ritocco pittorico, ma ne parleremo ancora nel capitolo dedicato agli ultimi restauri di Ranverso, a pag. 69. Due sono gli accessi alla chiesa: dal portone che si apre nella parte centrale del nartece e da una porticina collegata al chiostro. Il visitatore che si appresta a entrare in chiesa, prima di oltrepassare il portone di ingresso, viene colpito dall aspetto inquietante ed enigmatico del portico. I pilastri grigio verde sono sormontati da capitelli antropomorfi: davanti alla porta quattro teste barbute circondate da ghiande, sicuro richiamo alla figura di Sant Antonio Abate, un altro raffigurante un cane che porta un pane, probabilmente riferito alla leggenda di San Rocco 29, altri con sembianze di uomini a mezza figura, teste di buoi, mostri, caproni e fogliame. Il masso erratico e sullo sfondo la Torre Campanaria 29 Rocco di Montpellier, noto universalmente come San Rocco, nacque tra il 1348 e il 1350 in Francia a Montpellier, e morì in Italia a Voghera nella notte tra il 15 e 16 agosto in un anno imprecisato tra il 1376 e il Il Santo è presente a Ranverso, dipinto nel polittico di Defendente Ferrari. San Rocco è un santo taumaturgo, per alcuni versi assimilabile a Sant Antonio Abate: infatti è protettore degli animali più umili e ancora oggi, in alcuni paesi, il giorno 16 agosto è tradizione benedirli nelle piazze antistanti le chiese; per altri è alternativo, lo sostituisce come protettore contro la peste. Il suo nome è strettamente collegato a questo flagello medievale; il viaggio di ritorno da Roma a Montpellier di Rocco fu interrotto da un epidemia di peste nella città di Piacenza, e infatti vi si fermò per dedicarsi all assistenza degli ammalati. Ben presto ne venne contagiato lui stesso. Si ritirò in una grotta lungo il fiume Trebbia, in perfetta solitudine, e tradizione vuole che un cane provvedesse quotidianamente a portargli come alimento un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone e signore del castello di Sarmato, il nobile Gottard o Pollastrelli. Questi, accortosi dello strano comportamento del cane, lo seguì e trovò Rocco gemente per terra. Lo curò amorevolmente sino alla guarigione totale e così Rocco riprese il cammino verso il suo paese. Da quel momento il Gottardo, commosso e affascinato dalla figura e dal modo di vivere di quel poverello, cedette ai poveri tutto il suo patrimonio e si ritirò da pellegrino in quella grotta. Gottardo divenne poi il primo biografo del santo pellegrino. La chiesa: esterno
10 36 1. Le tre arcate a sesto acuto della facciata principale dopo i grandi restauri dei primi del Nello specchio centrale della ghimberga della facciata, lo stemma di Vittorio Amedeo III (1776) 3,4. La facciata principale con la ghimberga centrale 5. Il nartece, affresco della volta rappresentante il trasferimento delle reliquie di Sant’ Antonio da Costantinopoli al Delfinato 6. San Rocco 7. Nartece 8. Il nartece, lunetta sul portone d ingresso alla Chiesa 9,10,11,12. Particolari dei capitelli del nartece Ranverso e… oltre 3 5
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- Gabriele Buono
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1 Edoardo Rotunno Ranverso e… oltre
2 I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie elettrostatiche) sia dei testi sia delle immagini sono riservati per tutti i Paesi. È pertanto vietata la riproduzione, anche parziale, senza il permesso scritto dei titolari del copyright. Progetto grafico: Sara Nebiolo Vietti Fotografie di: Edoardo Rotunno Giovanni Zanetti Nicola Restauri srl di Aramengo (AT) Archivio AFOM Foto di copertina: Giovanni Zanetti I edizione: gennaio 2015 Proprietà letteraria riservata Copyright 2015 Mediares Via Gioberti 80/d Torino Tel. 011/ Fax 011/ ISBN
3 Sommario 9 Antonio e l origine dell Ordine degli Ospitalieri Antoniani 19 Sant Antonio di Ranverso 29 L Ospedale 33 La chiesa: esterno 39 La chiesa: interno 53 Il chiostro 55 La cappella della crocefissione e il coro d inverno dei frati 57 Il convento 59 Degrado, rifacimenti e antichi restauri 69 Ultimi restauri a Ranverso 77 Scheda di approfondimento 1: Atanasio 81 Scheda di approfondimento 2: La Via Francigena 87 Scheda di approfondimento 3: Cabreo 89 Scheda di approfondimento 4: L Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme 95 Scheda di approfondimento 5: L Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro 99 Scheda di approfondimento 6: Il gotico internazionale 101 Scheda di approfondimento 7: Giacomo Jaquerio 105 Scheda di approfondimento 8: Defendente Ferrari 109 Appendice 133 Glossario 141 Bibliografia
4 Sant Antonio di Ranverso Come accennato prima, la scarsa disponibilità di documenti sulla storia e sull espansione degli Antoniani rende estremamente arduo ripercorrere le tappe che portarono alla costituzione e allo sviluppo della Precettoria di Sant Antonio di Ranverso 12. Ricordiamo infatti la perdita di gran parte degli archivi prima nel 1422 a causa di un incendio, poi intorno all anno 1567 per le violenze e i saccheggi degli Ugonotti e ancora negli anni della Rivoluzione. Le fonti più importanti a cui il lettore può far riferimento sono gli inventari degli anni 1386, 1406, 1497 e 1499 conservati negli Archives Départementales du Rhône a Lione e i documenti conservati nell Archivio Storico della Fondazione Ordine Mauriziano e nell Archivio di Stato di Torino. Non si è in grado di stabilire la data esatta della costituzione della Precettoria di Ranverso, mentre si ha certezza che fu la prima fondazione antoniana in Italia e la seconda per importanza a quella di Vienne. Possiamo sintetizzare che l Ordine degli Antoniani già nel XII secolo si sviluppò rapidamente, dando vita a numerose dipendenze, tant è che la presenza degli Antoniani in Piemonte è attestata intorno all anno 1186 nella città di Susa, e successivamente a Ranverso, ove si insediarono in un complesso già esistente. Non tutti gli studiosi concordano sulla data della fondazione di Ranverso. Alcuni, e tra di loro Placido Bacco 13, fanno risalire la nascita del nucleo originario al conte Umberto III di Savoia intorno all anno Siamo negli anni in cui in questa zona, tra Avigliana e Rivoli, imperversa un epidemia di fuoco sacro ed è verosimile la storia che vede una marchesa di Avigliana impegnata a chiedere al marito, di recente tornato da una crociata, di intercedere presso il gran Maestro dell Ordine, Gastone dei Gastoni, per ottenere l invio di frati infermieri Antoniani per fondare un Ospedale che alleviasse le sofferenze della popolazione residente, in grandissima parte formata da poveri e miserabili contadini. Per la realizzazione venne scelta una regione detta Rivus inversus, perché in tale luogo scorreva un rio denominato Rio Inverso, dal termine piemontese invers, che equivale a dire situato a nord, così come il complesso degli 12 Essenziali rimangono gli studi di Italo Ruffino, vedere bibliografia. 13 Placido Bacco, Cenni storici su Avigliana e Susa, Susa, tip. Gatti, 1881.
5 20 Antica cartolina di Ranverso edifici è addossato ad una piccola collina esposta al nord, da cui derivò la dizione di Sant Antonio d Inverso, diventata successivamente Ranverso. Come già accennato però, i primi documenti attestano l esistenza di un ospedale in Susa nel 1186, ma è verosimile che la costituzione del primo nucleo della Precettoria fu favorita dalla donazione ai religiosi Antoniani, fatta da Umberto III 14 in data 27 giugno Con quest atto Umberto donò essenzialmente un mulino e un bosco d ontani situato tra la Dora e Almese, concesse esenzioni di carattere economico e giurisdizionale, cedette i suoi diritti sulle terre situate tra Ranverso ed Avigliana e promise una simile cessione su San Colombano, condizionandola però alla costruzione della chiesa a Ranverso. A questa prima donazione ne seguirono ben presto altre. Da un documento conservato nell Archivio Storico della Fondazione Ordine Mauriziano datato 29 gennaio 1202 (in realtà è una copia dell originale e risale alla prima metà del XV secolo), apprendiamo che il Principe Tommaso di Savoia, conte di Moriana, confermò al Precettore di Sant Antonio di Ranverso, Guigo, le donazioni fatte da suo padre Umberto III, con i diritti sovrani su quanto Guigo avrebbe potuto acquistare dal Mulino Grossa Garda al bosco Suisinast, salvo il dovuto di ogni anno allo stesso Tommaso e alla comunità di Avigliana; e cedette ancora i suoi diritti sulla Balma Urtera presso il lago del Moncenisio 15. (In appendice la copia del documento, a pag. 119). La seconda importante donazione al Precettore Guigo è del 2 maggio 1217: Macenda e suo figlio Giacomo cedono la montagna dell Alpe Vallisella a un prezzo di 30 libbre di buoni denari nuovi di Susa e l annuo canone di 6 denari 16. Vi furono altre donazioni, non moltissime, oltre ad acquisti in proprio. Già alla fine del XIII secolo le terre di pianura possedute da Ranverso si estendevano per circa 250 ettari e, prima dello scioglimento dell Ordine nella Ranverso e… oltre 14 Umberto III nacque ad Avigliana (TO) il 4 agosto del 1136 e morì a Chambéry, Savoia, il 4 marzo Fu Conte di Savoia e Conte d Aosta e Moriana dal 1148 al Figura sicuramente eclettica, sposato ben quattro volte, più per necessità di avere un figlio maschio che per passione o indole, uomo di profonda fede, indubbiamente acquisita in ambiente di antiche tradizioni cristiane, basti pensare alla figura di suo padre Amedeo III, pellegrino e crociato in Terra Santa. Rivelò la sua munificenza verso chiese, monasteri e verso i poveri. La sua prematura morte a soli cinquantadue anni fu pianta con vero amore e sincerità da tutto il suo popolo. Fu il primo principe della dinastia Sabauda ad essere seppellito nell Abbazia di Hautecombe, che da allora divenne una necropoli per la dinastia, tant è che vi riposano anche gli ultimi sovrani italiani: Umberto II e Maria José. Fu beatificato nel 1338 da papa Gregorio XVI. 15 ASOMT (Archivio Storico dell Ordine Mauriziano di Torino) – Almesio I, 1 e SAR I, 6 I, ASOMT – Momtecenisio, I, 1.
6 21 seconda metà del secolo XVIII, risultava una vastissima proprietà di terreni da pascolo nei pressi del lago del Moncenisio, di circa 60 ettari: complessivamente le proprietà di Ranverso erano di 1630 giornate piemontesi 17, pari a circa 622 ettari. Questo totale non si modificò molto con il cambio di gestione dagli Antoniani all Ordine Mauriziano e infatti, all inizio del XX secolo, la consistenza della stessa era di circa 510 ettari, dei quali 275 adibiti a coltura agraria, 203 a estensione boschiva e i restanti ettari, circa 32, soggetti a servitù di pascolo a favore degli abitanti del comune di Buttigliera Alta. Da evidenziare sicuramente una miglioria realizzata dall Ordine Mauriziano per agevolare l attraversamento della Dora: la costruzione di un ponte di legno, detto Ponte delle Guardie. L intera tenuta si estendeva dalle falde del monte Musinè, attraversava la vallata della Dora Riparia e risaliva sino alle colline di Buttigliera. I terreni a coltura agraria erano affittati ed erano divisi in 9 poderi: Ospedaletto, Baraccone, Grangetta, Cascina Nuova e a seguire altri 5 costituiti da lotti senza specifica denominazione; inoltre alcuni appezzamenti periferici equivalenti a circa 70 ettari erano dati in affidamento per piccoli lotti. Umberto III di Savoia 17 Ancora oggi i poderi piemontesi vengono misurati a giornate; una giornata equivale a mq circa. J. Cardon, Mappa dei beni di Ranverso, 1809 Sant Antonio di Ranverso
7 La chiesa: esterno Sul lato nord, nel piazzale antistante l odierno accesso alla chiesa, si erge una stele di granito ottagonale, risalente al XIV secolo, collocata su un masso erratico. Essa rappresentava un segnale ben visibile per i pellegrini che erano in cerca di un rifugio e di una sicura accoglienza. La stele è scolpita a scudi, recanti la T inframmezzata da simboli. Prima di essere completamente distrutta dal generale Catinat 25, esisteva una croce in marmo con la base scolpita su entrambe le facce che mostrava da un lato un pellicano e dall altro un colombo. La data esatta della fondazione della chiesa di Ranverso non è certa, anche se è verosimile collocarla alla fine del XII secolo. La tradizione vuole che essa sia stata costruita su una preesistente cappella dedicata a San Biagio, ma di ciò non vi è traccia in alcun documento, tranne che non si voglia pensare all origine dell attuale cappella dedicata proprio a tale Santo. La Chiesa è segnata nel corso dei secoli da parecchie ricostruzioni, modificazioni e alterazioni successive. In origine aveva dimensioni ridotte, consisteva di una sola navata con un abside semicircolare con un basso campanile sul quale nella seconda metà del Trecento fu costruito quello attuale. Il campanile che si erge a sinistra della chiesa, leggermente inclinato verso sud, di stile lombardo gotico è alto m. 31,30 dalla base all estremità della cuspide. È suddiviso in cinque piani: i primi due sono illuminati da semplici feritoie, il terzo ha finestre bifore con archi a tutto sesto nei lati nord e ovest, mentre ai lati est e sud si trovano due orologi; il quarto e quinto piano, anch essi con finestre bifore su tutti e quattro i lati, e di pregevole fattura con archi a tutto sesto e con deliziose decorazioni in cotto terminanti al vertice in forma ogivale, divise da eleganti fasce orizzontali di archetti acuti e trilobati 26. Il campanile ha sulla sommità 25 Nicolas de Catinat de La Fanconnierie nacque a Parigi il 1 settembre 1637 e morì a Saint-Gratien il 22 febbraio Condusse le campagne militari francesi in Italia prima a fianco dei Savoia con la persecuzione dei Valdesi e, successivamente, contro i Savoia con la disfatta di molte città piemontesi (Carmagnola, Avigliana, Rivoli, Saluzzo, Savigliano e Fossano). 26 Le bifore del quarto piano sui lati est, sud e ovest presentano decorazioni di ciotole maiolicate. Una di queste si trova al Museo Adriani, a Cherasco, con un annotazione che recita Piatto di terracotta dipinta della facciata della Chiesa di Sant Antonio di Ranverso, fondata nel 1181.
8 34 Facciata nord della chiesa una cuspide ottagonale, ornata da quattro pinnacoli con in cima una T in ferro battuto; sul vertice della cuspide campeggia una banderuola segnavento, riproducente l immagine di Sant Antonio con il bastone e il maialino tra i piedi. Nel corso del XIII secolo le risorse economiche della Precettoria ebbero un inattesa implementazione, tant è che gli Antoniani ritennero insufficiente l originaria chiesetta e avviarono un cantiere di lavoro, con l estensione dell abside trasformata in un presbiterio a pianta quadrata e volta a crociera. I lavori di ampliamento continuarono nella seconda metà del secolo successivo: vennero costruite le due cappelle del lato settentrionale, la chiesa fu allungata e fu costruita la Sacrestia con volta a nervature ogivali dipinte, venne eretto il portico (nartece) di ingresso con i tre archi acuti sormontati dalle tipiche ghimberghe 27 per finire con la navata minore meridionale. La chiesa assunse l aspetto attuale negli ultimi decenni del Quattrocento, con un ulteriore allungamento che sfocia nell abside poligonale composto di sei contrafforti, terminanti con altrettanti pinnacoli sui quali svetta il simbolo antoniano della TAU, (gran bell esempio di stile gotico). Essa prende luce da eleganti monofore ogivali, circondate da decorazioni in cotto, sormontate da altrettanti rosoni anch essi decorati in cotto; la parte superiore dell abside è quasi circondata da una serie di deliziosi archetti; l impressione che se ne riceve è quella di un edificio religioso, ma anche di una piccola fortezza. La facciata a capanna della chiesa è costituita da tre portali, sormontati da ghimberghe adorne di terrecotte a decorazioni floreali, foglie giganti, fiori, frutta e ricca vegetazione, che culminano in altrettanti pinnacoli. Esse vanno sicuramente annoverate tra i capolavori di quella magistrale arte del cotto che in parte del Piemonte (Avigliana, Ciriè, Chivasso e Saluzzo) raggiunse la massima perfezione plastica e decorativa del periodo gotico 28. Ranverso e… oltre 27 Frontone altissimo, a punta, ordinariamente fiancheggiato da due pinnacoli, sovrastante porte o finestre negli edifici gotici. 28 Durante il periodo romanico-gotico, l uso della terracotta nell abbellimento architettonico nasce, oltre che da una aspirazione artistica artigianale, anche come fabbricazione a stampi di tipo industriale, grazie ai quali si poteva ripetere all infinito il motivo ornamentale. Tale tecnica di produzione si era sviluppata anche in Lombardia tra il XIV e XVI secolo. Gli esempi più comuni di decorazione sono grappoli d uva, ghiande, pere, foglie di cardo e di quercia, oppure rosette, fiori stilizzati, tronchi di ramo. Pertanto, quest arte spiccatamente piemontese, pur derivando da modelli gotici, assume un carattere peculiare a se stante e durerà sino ai primi anni del 1600.
9 35 È da evidenziare il pinnacolo della ghimberga centrale che è spostato di alcuni centimetri verso destra non per mero errore, come taluni a volte pensano, ma per non compromettere eccessivamente la visuale del bel rosone centrale. Al centro della ghimberga centrale, la più alta delle tre, spicca lo stemma di Jean de Montchenu, vescovo di Viviers, nominato nel 1470 Cellerario di Ranverso, promotore di questi ultimi lavori di abbellimento della chiesa. La facciata, sempre nel XV secolo, venne dipinta con motivi geometrici a punta di diamante in chiaroscuro, metodo che all epoca era molto in uso in Piemonte. Recentemente queste decorazioni sono state restaurate e integrate con sapiente ritocco pittorico, ma ne parleremo ancora nel capitolo dedicato agli ultimi restauri di Ranverso, a pag. 69. Due sono gli accessi alla chiesa: dal portone che si apre nella parte centrale del nartece e da una porticina collegata al chiostro. Il visitatore che si appresta a entrare in chiesa, prima di oltrepassare il portone di ingresso, viene colpito dall aspetto inquietante ed enigmatico del portico. I pilastri grigio verde sono sormontati da capitelli antropomorfi: davanti alla porta quattro teste barbute circondate da ghiande, sicuro richiamo alla figura di Sant Antonio Abate, un altro raffigurante un cane che porta un pane, probabilmente riferito alla leggenda di San Rocco 29, altri con sembianze di uomini a mezza figura, teste di buoi, mostri, caproni e fogliame. Il masso erratico e sullo sfondo la Torre Campanaria 29 Rocco di Montpellier, noto universalmente come San Rocco, nacque tra il 1348 e il 1350 in Francia a Montpellier, e morì in Italia a Voghera nella notte tra il 15 e 16 agosto in un anno imprecisato tra il 1376 e il Il Santo è presente a Ranverso, dipinto nel polittico di Defendente Ferrari. San Rocco è un santo taumaturgo, per alcuni versi assimilabile a Sant Antonio Abate: infatti è protettore degli animali più umili e ancora oggi, in alcuni paesi, il giorno 16 agosto è tradizione benedirli nelle piazze antistanti le chiese; per altri è alternativo, lo sostituisce come protettore contro la peste. Il suo nome è strettamente collegato a questo flagello medievale; il viaggio di ritorno da Roma a Montpellier di Rocco fu interrotto da un epidemia di peste nella città di Piacenza, e infatti vi si fermò per dedicarsi all assistenza degli ammalati. Ben presto ne venne contagiato lui stesso. Si ritirò in una grotta lungo il fiume Trebbia, in perfetta solitudine, e tradizione vuole che un cane provvedesse quotidianamente a portargli come alimento un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone e signore del castello di Sarmato, il nobile Gottardo Pollastrelli. Questi, accortosi dello strano comportamento del cane, lo seguì e trovò Rocco gemente per terra. Lo curò amorevolmente sino alla guarigione totale e così Rocco riprese il cammino verso il suo paese. Da quel momento il Gottardo, commosso e affascinato dalla figura e dal modo di vivere di quel poverello, cedette ai poveri tutto il suo patrimonio e si ritirò da pellegrino in quella grotta. Gottardo divenne poi il primo biografo del santo pellegrino. La chiesa: esterno
10 36 1. Le tre arcate a sesto acuto della facciata principale dopo i grandi restauri dei primi del Nello specchio centrale della ghimberga della facciata, lo stemma di Vittorio Amedeo III (1776) 3,4. La facciata principale con la ghimberga centrale 5. Il nartece, affresco della volta rappresentante il trasferimento delle reliquie di Sant Antonio da Costantinopoli al Delfinato 6. San Rocco 7. Nartece 8. Il nartece, lunetta sul portone d ingresso alla Chiesa 9,10,11,12. Particolari dei capitelli del nartece Ranverso e… oltre 3 5