Luglio 13, 2025

Arabella CIFANI, Franco MONETTI La festa di Sant’Antonio abate del 17 gennaio 1532.Nuovi documenti per il Polittico di Defendente Ferrari.

Arabella CIFANI, Franco MONETTI La festa di Sant’Antonio abate del 17 gennaio 1532.Nuovi documenti per il Polittico di Defendente Ferrari.

 

 

 

Arabella CIFANI, Franco MONETTI La festa di Sant’Antonio abate del 17 gennaio 1532 alla Precettoria degli Antoniani di Ranverso (Torino). Nuovi documenti per il Polittico di Defendente Ferrari. La vicenda umana ed artistica del grande pittore Defendente Ferrari da Chivasso (Torino), uno dei protagonisti del rinascimento italiano spesso ingiustamente trascurato dalla storiografia artistica nazionale ed internazionale, è purtroppo carente di documenti storici, aldilà naturalmente dei quadri firmati e datati. In particolare, per il meraviglioso polittico dell’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso (Torino) finora si conosceva soltanto – scoperto e letto per primo dal padre barnabita Luigi Bruzza nel 1858 – il documento di commissione stilato dalla Comunità di Moncalieri (Torino) con il pittore del grande polittico della Precettoria degli Antoniani di Ranverso: da considerare in assoluto come capolavoro e caposaldo dell’arte piemontese del Cinquecento, nonchè del rinascimento italiano ed europeo. Abbiamo avviato una ricerca d’archivio per il reperimento dei pagamenti effettivi dell’opera commissionata. La ricerca ha portato finora al ritrovamento di un nucleo significativo di documento in proposito e dovrà essere in futuro approfondita. E’ probabile infatti che altri pagamenti possano riapparire ed illuminare le vicende del polittico di Ranverso. La decisione da parte della Comunità di Moncalieri di innalzare una grande ancora nel presbiterio della chiesa degli Antoniani di Ranverso era stata da tempo presa. Prima del contratto tra la Comunità e il pittore Defendente i responsabili della Comunità di Moncalieri – tra cui Raqueto de Raquetis – si erano recati a Ranverso per abboccarsi con gli Antoniani ed aver da loro via libera al progetto: così afferma un documento seguente al contratto del 24 aprile 1530. La Comunità firma il contratto con Defendente il giovedì 21 aprile 1530 a Moncalieri. Sono presenti Manfredo Beaumont (Beaumondi), “consindacus”, Pietro Gramaya, “conrationator” ed il pittore maestro Defendente “de Ferraris de Clavaxio”. Gli accordi prevedono che gli onerosi pagamenti per la pala di Ranverso si facciano in tre tempi da parte della Comunità. Un primo pagamento nel mese di maggio 1530; un secondo ad agosto (1530) ed il rimanente alla consegna e messa in opera del polittivo. L’opera nella sua sostanza doveva essere consegnata per le feste di Natale del 1530. Le due grandi porte di chiusura (le ante) dovevano invese essere consegnate per le feste di Pasqua del 1531. In un lasso di tempo molto previso: “Infra festa Natalia proxime ventura, et portas infra festa pascalia proxime ventura”. Considerata l’alta qualità della commissione, Defendente indirizzò dunque, a partire dal 21 aprile 1530, tutte le sue preoccupazioni per la realizzazione della grande ed impegnativa opera. Gli otto mesi previsti dal contratto per il polittico, pur con il tempo estivo favorevole, non erano infatti molti per un’opera pittorica così imponente come la possiamo ammirare oggi. E poi vi era tutta la parte lignea e di carpenteria da realizzare. Un’opera tale impegnava duramente sia la sua bottega di pittura, sia i suoi collaboratori che si occupavano della realizzazione dell’ancona lignea da scolpire, dorare e colorare. La successione degli eventi non fluì in realtà pulita e rapida come auspicato dal contratto. Defendente consegnò l’opera con oltre un anno di ritardo sulla data espressa nell’accordo: solo nel gennaio 1532, per la festa di Sant’Antonio (17 gennaio). Che cosa impedì la realizzazione dell’opera nei tempi stabiliti? I documenti per ora a disposizione non consentono di venire a conoscere le cause del ritardo, tuttavia le enormi proporzioni del polittico e la sua straordinaria complessità del lavoro possono giustificare da sole lo slittamento della consegna. Il 17 gennaio 1532, quasi due anni dopo, l'”egregius Raquetus de Raquetis”, per parte della Comunità di Moncalieri, si reca a Ranverso in compagnia del maestro Defendente de Ferrariis pittore di Chivasso. Di ritorno rende noto al consiglio che il reverendo signor vicario e tutti i religiosi di Ranverso rendevano immortali grazie alla Comunità di Moncalieri, che aveva fatto eseguire una così lodevole opera, e pregavano protezione per la comunità da parte di Dio Onnipotente e di Sant’Antonio. I documenti ritrovati sono molto chiari. Il polittico fu eseguito a Chivasso, dove Defendente aveva la bottega, e dopo la sua esecuzione fu portato da Chivasso a Moncalieri. Per il trasporto da Chivasso a Moncalieri il pittore fu pagato 14 fiorini. Nell’occasione a Defendente fu pagata un’altra parte del lavoro insieme con un donativo “pro bona servitute magistrorum pictorum”: e cioè 237 fiorini. A Moncalieri fu naturalmente visto, considerato in ogni sua parte sulla base del contratto ed apprezzato dalla Comunità. E di qui fu portato a Ranverso a spese del Comune. I pagamenti per il trasporto da Moncalieri a Ranverso e per la posa finale del grande polittico evidenziano con precisione le persone che furono incaricate per quest’ultima fase del lavoro. Sono raccolti tutti insieme e vengono tutti fatti il 15 gennaio 1532, ad eccezione di quelli di Maestro Oldrado per il ferro (13 gennaio) e di Francesco Tesio (18 gennaio 1532). A sua volta Maestro Claudio Bertulmati è pagato il 22 febbraio 1532 (fiorini 3 e grossi 6). Dietro ogni pagamento, che occorre leggere in sequenza in calce al presente saggio, segue la registrazione della parcella da parte dello scrivano della Comunità, dopo l’approvazione dei Sindaci responsabili. Quello di Francesco Tesio è già una registrazione. Per la prima volta dai documenti appare che Defendente Ferrari teneva bottega con altri pittori: i “maestri pittori” che lo aiutavano sono infatti esplicitamente testimoniati insieme con il maestro. Un fatto già ipotizzato, ma che solo ora trova conferma documentaria. La Comunità di Moncalieri fu così contenta del lavoro fatto da Defendente che ritenne opportuno aggiungere una mancia “pro bona servitute magistratum picotorum”. Mentre non conosciamo le modalità di trasporto da Chivasso a Moncalieri, sicuramente complesso dovette essere il trasporto della fragile ancona da Moncalieri a Ranverso con un carro trainato da buoi su strade non certo agevoli. Nella campagna piemontese invernale, chiusa nel gelo di gennaio, il carro procedette cautamente per evitare gli inevitabili sobbalzi. Poi ecco l’arrivo a Ranverso, lo scarico del prezioso polittico, i mastri della bottega di Defendente impegnati a montare l’enorme apparato, il rumore dei martelli, lo stridio delle seghe: il cantiere del montaggio durò circa una settimana. E infine la magia dell’oro e dell’azzurro che brilla alla luce mobile dei ceri e riempie il vuoto dell’abside grigia. maggiore All’altare della chiesa di Ranverso, il meraviglioso polittico brilla ancor oggi, fulgido do splendidi e vivaci colori, ricco di innumeri sorprendenti particolari. La complessa e ricchissima struttura del polittico è composta da una grande ancona centrale, incastonata in una struttura lignea scolpita e dorata, fornita di cuspide. predella L’ancona e è racchiusa in una sorta di enorme astuccio dipinto con ante mobili che venivano solitamente mantenute chiuse e che presentavano all’esterno scene sacre dipinte a monocromo. Il polittico veniva mostrato in tutto il suo splendore solo durante le feste e in giorni determinati: un fatto che ne aumentava l’incanto sui fedeli che potevano così aver accesso ad una sorta di stupefacente anticipo delle visioni di paradiso: colorata, dorata, affollata di figure sacre. Cuore del polittico è la centrale Adorazione di Gesù Bambino con la Vergine, San Giuseppe ed Angeli. Ai lati di essa, i santi Antonio abate, Rocco, Sebastiano e Bernardino da Siena testimoniano la loro fede esibendo vistosamente gli attributi delle loro rispettive santità e/o martiri. Sovrasta tutto un timpano triangolare con il Cristo del sepolcro secondo il modello della visione di Santa Croce in Gerusalemme. Al piede del polittico si dipana invece il nastro della predella con sette storie della vita di sant’Antonio abate. Nelle ante mobili troneggiamo il Beato Amedeo di Savoia, San Gerolamo, Sant’Antonio che incontra san Paolo eremita, San Cristoforo. Una infinita pioggia di squisiti particolari attnde ulteriori studi che, purtroppo, tardano: la meravigliosa flora che costella le tavole, i costumi dei santi, le stoffe delle vesti, le architetture, le tipologie dei paesaggi, i dolci animali che costellano la pala (il candido cane di san Rocco, il maialino di Sant’Antonio, l’asino e il bue dell’Adorazione, il leone sdentato di San Girolamo, i pesci di San Cristoforo, ecc.) gli intagli dell’ancona e i motivi decorativi. A Ranverso, nei comuni di Rosta e Buttigliera Alta, si celebra ancor oggi il 17 gennaio di ogni anno la festa di Sant’Antonio abate; vi partecipano soprattutto i contadini e gli abitanti dei dintorni. Si benedicono in particolare gli animali con un buon augurio per l’imminente annata. Ma la festa ha radici antiche. Un ricordo è presente ancora negli affreschi gotici dell’abside sulla porta della sacrestia: due contadini, dipinti con icastico senso della realtà, camminano verso l’altare portando al guinzaglio due maiali neri molto simili alle cinte senesi. Maggiore fu sicuramente la festa del 17 gennaio 1532, sotto il governo degli Antoniani. Dovette essere ben singolare, irripetibile, nella chiesa illuminata dai ceri, dalle candele e soprattutto dallo splendore aureo del nuovo superbo polittico di Defendente, probabilmente con grande partecipazione dei contadini del tempo, sui volti dei quali si stampò il miracolo delle luci del memorabile giorno. in “Arte Cristiana”, Anno XCVIII 857, marzo – aprile 2010

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