Ottobre 17, 2022

All’epoca della donazione dei Savoia 1.188 a Ranverso, l’ospedale doveva quindi già esistere, poiché nell’atto sopracitato si legge che la stessa viene fatta anche infirmis, cioè ai malati).

All’epoca della donazione dei Savoia 1.188 a Ranverso, l’ospedale doveva quindi già esistere, poiché nell’atto sopracitato si legge che la stessa viene fatta anche infirmis, cioè ai malati).

Dedicazione e toponimo

La denominazione del complesso mette insieme la dedicazione a sant’Antonio abate e il toponimo Rivus inversus (dal latino ruscello inverso), che indica un piccolo corso d’acqua situato a nord delle colline moreniche.

Storia

Chiesa abbaziale (interno)

Epoca medievale: fondazione ed espansione

Dopo la metà del XII secolo due monaci dell’ordine dei Canonici Regolari di Sant’Antonio di Vienne, provenienti dall’Abbaye de Saint-Antoine, vicino a Vienne (Francia), attraversarono le Alpi, passando per il Moncenisio e percorrendo la via Francigena. Secondo alcune fonti, si trattava di Giovanni e Pietro, due fratelli, vicini alla famiglia Savoia e probabilmente imparentati con essa.[1]

Essi scesero in Italia per continuare l’opera di assistenza dei pellegrini che percorrevano la via Francigena[2] ed alla cura dei malati di herpes zoster (il “fuoco di Sant’Antonio”).

Inizialmente, i monaci sistemarono un primo sito, che offriva non solo spedalità, ma anche ospitalità ai numerosi pellegrini e viandanti che vi giungevano.

Con un atto datato 27 giugno 1188,[3] il beato Umberto III di Savoia donò ai frati di Sant’Antonio e agli infermi (Deo et Sancto Antonio et fratribus et infirmis) di Ranverso un mulino posto alla confluenza delle strade che, provenendo da Torino e da Rivoli, si riunivano in una unica via verso Avigliana, nonché terreni e boschi circostanti ad calefaciendum et construendum (latino, trad. per fondare e costruire). All’epoca della donazione, l’ospedale doveva quindi già esistere, poiché nell’atto sopracitato si legge che la stessa viene fatta anche infirmis, cioè ai malati), ma senza una struttura giuridica consolidata e senza una propria chiesa.

Secondo la tradizione, il beato Umberto III aveva scelto questo sito perché vicino al suo luogo di nascita, Avigliana: egli, infatti, profondamente religioso ed animato da spirito caritatevole verso il prossimo, in tutta la sua vita fu particolarmente generoso ed attento alle necessità dell Chiesa e delle sue istituzioni. La designazione, fu probabilmente dettata anche dall’esigenza politica dei Savoia di rinsaldare la propria posizione nella penisola italiana, messa in pericolo dall’imperatore Federico Barbarossa e del vescovo di Torino Carlo, dopo la pace con il papa del 1185. Inoltre, la località si trovava in una collocazione strategica, molto frequentata, poiché era situata lungo il tracciato della via Francigena.

Successivamente, altri notabili piemontesi incrementarono il patrimonio abbaziale con donazioni ed elargizioni.

Non si conoscono le date dell’inizio della costruzione, della sua messa a punto e della consacrazione della chiesa.

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