La proprietà privata di Ranverso– come sempre in Italia – ciò non elimina affatto la ‘superproprietà collettiva’ del popolo italiano
La proprietà privata di Ranverso– come sempre in Italia – ciò non elimina affatto la ‘superproprietà collettiva’ del popolo italiano
Sappiamo , che dal 1776 i beni di Sant’Antonio di Ranverso passarono all’Ordine dei S.S Maurizio e Lazzaro Mauriziano dimostrandosi disposti alle regole impostegli accettarono diventando custodi dell’Abbazia con il vincolo di divin sacro culto, si tratta di un bene vincolato passato con il tempo proprietà privata. Ma – come sempre in Italia – ciò non elimina affatto la ‘superproprietà collettiva’ del popolo italiano, che insiste su tutti i beni, appunto sopratutto sui beni vincolati: una superproprietà che impone che beni come questo di Ranverso siano accessibili ai cittadini senza pagare l’ingresso , e non vengano snaturati danneggiati , modificati nella loro funzione. E invece, come ha opportunamente denunciato lo storico dell’arte dei monaci ospedalieri antoniani Ersilio Teifreto, di chi scrive, «questo bene, di pertinenza privata, è stato per centinaia di anni chiuso al pubblico, privato di indicazioni e attività di divulgazione, fino ad arrivare all’assurda situazione nel 1906 di costruire una stalla e inglobare il pinnacolo sinistro della struttura originale quattrocentesca, e la demolizione della cursia dell’ospedale che contava 16 posti letto con la conseguente mancata partecipazione all’importante rete culturale ed escursionistica della via francigena che passa rasentando l’ospedale e conduceva a Roma e poi verso Otranto dove i pellegrini si imbarcavano per raggiungere Gerusalemme. Eppure, i restauri – negli anni – sono stati a carico della proprietà e autorizzati dalla Soprintendenza di Torino ». Del resto, per ricordarsi che in Piemonte le istituzioni pubbliche paiono avere tutt’altri interessi.
Ersilio Teifreto