Settembre 26, 2020

 Nel 253    L’egiziano, alessandrino, Beobasso sarebbe giunto a Ventimiglia, dove avrebbe sposato Guitta (Gietta/Ghitta), dalla quale avrebbe avuto Antonio. Trasferita la famiglia ad Alessandria, si sarebbe sviluppata la storia dell’Abate “santo dei deserti”.

 Nel 253    L’egiziano, alessandrino, Beobasso sarebbe giunto a Ventimiglia, dove avrebbe sposato Guitta (Gietta/Ghitta), dalla quale avrebbe avuto Antonio. Trasferita la famiglia ad Alessandria, si sarebbe sviluppata la storia dell’Abate “santo dei deserti”.

SECOLO TERZO

ALBINTIMILIUM PASSA ALLO JUS DI COLONIA ROMANA

.  213    Dovendosi recare nella  Gallia  Narbonese,  in primavera,  l’imperatore  Marco Aurelio Antonino, detto Caracalla, restaurava la Via Iulia Augusta, apponendovi cippi miliari nei punti convenuti.

.  215    Con Caracalla imperatore, il Municipio Intemelio, passava alla gius di “colonia”, governata da “duunviri” che giudicavano le cause mentre, col concorso dei decurioni e del popolo, emanavano leggi. Caracalla sarebbe passato per la nostra città.

Anche di questo periodo esistono reperti di cippi miliari, derivanti della viabilità ripristinata, sia da Adriano che da Caracalla. Alcune delle pietre miliari di queste epoche sostengono la cripta della chiesa di San Michele, dall’XI secolo, nella città alta.

.  241    In questa data, sarebbe capo del clero cristiano intemelio: Fabiano.

Quinto Manzio, ascritto alla tribù Palatina, che godeva della prerogativa di militar con cavallo della Repubblica, che era edile e sacerdote lanuviuo, era duumviro a Ventimiglia; ed intorno allo stesso tempo era rivestito di simile dignità Marco Celio, ascritto alla tribù Falerina, annoverato egli pure tra gli edili. (Rossi/Storia…19)

.  250    Dalmazzo, vescovo e martire, visitava i Vagienni ed i Vedianzi, oltre i monti a nord della nostra città.

.  252    Verano, vescovo di Cavaillon, stava evangelizzando Albenga.

.  253    L’egiziano, alessandrino, Beobasso sarebbe giunto a Ventimiglia, dove avrebbe sposato Guitta (Gietta/Ghitta), dalla quale avrebbe avuto Antonio. Trasferita la famiglia ad Alessandria, si sarebbe sviluppata la storia dell’Abate “santo dei deserti”.

.  254    Nella vicina Gallia, il generale Postumo su proclamava imperatore e reggeva da tiranno Gallia, Spagna e Britannia. L’usurpazione durerà fino al 268.

.  275    Lucio Domizio Aureliano, imperatore, aveva stabilito di comprare i terreni non coltivati lungo la via Aurelia, dall’Etruria fino alle Alpi Marittime; per stanziarvi famiglie di prigionieri, che piantassero viti sulle alture, producendo così ottimo vino.

.  280    Proculo, nativo di Albenga, capeggiò una insurrezione militare contro l’imperatore Probo e si proclamò Augusto.

.  286    Divenuta  Milano  una  delle  quattro  capitali  imperiali,  fatto  che gli procurò un forte impulso economico e demografico; per Genova iniziava un rapporto profittevole destinato a durare nei secoli.

.  290    Diocleziano incorporava il territorio delle Alpi Marittime nella Diocesi Viennese, con capoluogo Vienne, nella valle del Rodano.

Il confine occidentale del municipium di Albintimilium, cioè là displuviale Monte Clapier – Autione – Braus – La Turbia – Capo d’Ail, divenne la frontiera fra Gallia e Italia, come appare sull’Itinerario d’Antonino, che dell’Alpis Summa dice: – Usque hic Italia, hinc Gallia. – Intanto, andava maturando nel mondo romano un grande rivolgimento spirituale per il diffondersi del Cristianesimo, che ad Albintimilium aveva già conosciuto la parola dell’apostolo Barnaba, della chiesa milanese e l’influsso provenzale, tramite i monaci insediati nelle isole Lérins. La nuova religione sostituiva suoi scopi celebrativi agli usi pagani inveterati, quale quello di celebrare la natività di Mitra, con l’accensione di fuochi dal 25 dicembre al 6 gennaio, che il cristianesimo aveva ereditato dalla Persia zoroastriana. Questa celebrazione è stata popolarmente infusa, nel nostro territorio, tanto che ancor oggi in tutti i villaggi dell’entroterra si accendono i fuochi a Natale; mentre luoghi come Capo Ampelio, trasudano ancora presenze mitriane o molto simili. Gli uomini che lasciarono un’impronta nel mondo romano del III e IV secolo erano tutti convinti di. comportarsi come “servi” di dio o degli dei.; quindi attingevano abbondantemente al soprannaturale, sanzione e guida in un’età di confusione. La sensazione di un’imminente “irruzione” di energia divina, nel mondo intimo dell’individuo, ebbe effetti rivoluzionari. Per innumerevoli uomini e donne umili allentò sensibilmente la pressione esercitata dalla cultura classica e dal comportamento sancito dalle usanze. Negli scritti dei pagani. e dei cristiani del tempo, della “nuova temperie”, appare il medesimo interesse per la “conversione”, nel senso più penetrante: il comportamento attuale doveva tutto a dio e nulla alla società. Il concetto di “conversione” era strettamente legato al concetto di “rivelazione”. Di qui l’avvenimento cruciale di questi secoli, il definitivo separarsi dei “demoni”, come forze attive del male, alle quali gli uomini devono opporsi. Fuori del cristianesimo, i demoni erano rimasti ambivalenti, simili a spiriti e venivano invocati per spiegare disgrazie improvvise. La chiesa cristiana, invece, fece dei diavoli il punto centrale della visione del mondo, prescrivendone i rimedi.. Mentre i culti. orientali, diffusi in tutto l’occidente, fornivano mezzi speciali per la salvezza nell’altro mondo, accettavano, come un dato di fatto, la posizione dei loro adepti in questo mondo. La chiesa cristiana, per contro, offriva un modo di vivere sulla terra. L’abile organizzazione della gerarchia ecclesiastica, la sensazione di appartenere ad un gruppo scelto, ne aumentarono l’ascendente sulle insicure generazioni del III secolo.

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