VocazioneFrancescana Fra Nico Melato e Fra Alberto Tortelli. Il significato del Tau francescano. è un simbolo molto particolare.
VocazioneFrancescana Fra Nico Melato e Fra Alberto Tortelli. Il significato del Tau francescano. è un simbolo molto particolare.
in essere chiesa, famiglia francescana
Molti di voi ci chiedono informazioni sul Tau. Che cosa significa il Tau francescano? Che cos’è? Qual è il valore che nasconde? Come è nato? Proviamo in questo articolo a rispondere alle vostre domande!
Il Tau è un simbolo molto particolare: è un segno chiaramente francescano, inconfondibile, eppure è anche un segno cristiano in genere, dato che richiama direttamente la croce! Per questo è entrato anche a far parte del “corredo”, sia francescano che ecclesiale. Spesso viene anche indossato per moda, perché è bello e alternativo (l’ho visto anche tatuato sul braccio di un giovane!), ma, il più delle volte, è poco conosciuto, se non ignorato, nel suo significato più profondo.
Cerchiamo allora di capire meglio cosa significa, di conoscerne il significato più profondo, per imparare quale grande simbolo d’Amore ci portiamo al collo e cosa testimoniamo a coloro che ce lo vedono indossare con devozione.
(NB: se ti interessa, a questo link trovi un articolo sul Rito per la Consegna del Tau)
Il Tau nella Sacra Scrittura
Sì, prima di arrivare al nostro san Francesco, dobbiamo risalire molto più indietro, addirittura fino all’Antico Testamento. Infatti, anzitutto la Tau (sì, al femminile) è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Essa venne usato con valore simbolico sin dall’Antico Testamento. Se ne parla già nel libro di Ezechiele (Ez 9,4): qui è il segno che posto sulla fronte dei poveri di Israele, li salva dallo sterminio.
La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l’uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono (cfr Ezechiele 9,1-4).
Ma questa tradizione arriva anche al Nuovo Testamento. Infatti con questo stesso senso se ne parla anche nell’Apocalisse:
Poi vidi un altro angelo che saliva da oriente e portava il sigillo del Dio vivente, e gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era ordinato di danneggiare la terra e il mare dicendo: non danneggiate né la terra, né il mare, né piante finché non abbiamo segnato sulle loro fronti i servi del nostro Dio (Ap 7,2-3).
Come ultima lettera dell’alfabeto ebraico, era una profezia dell’ultimo giorno ed aveva la stessa funzione della lettera greca Omega (anch’essa ultima dell’alfabeto), come appare dall’Apocalisse:
Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dal fonte dell’acqua della vita… Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine (Ap 21,6; 22,13).
Il Tau è perciò segno di redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita cristiana, più interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo (Ef 1,13).
Il Tau per i primi Cristiani
Per questi motivi il Tau fu adottato prestissimo dai cristiani. Tale segno si trova già nelle catacombe a Roma. Ma oltre al significato attribuitogli dall’Antico Testamento e dall’Apocalisse, le prime comunità cristiane collegarono subito la forma del Tau alla Croce di Cristo.
Ai tempi di Gesù la croce era la condanna per i malfattori, perciò simbolo di vergogna e scandalo. Ai condannati di quell’epoca veniva legato alle mani un palo dietro la schiena (chiamato patibolo); arrivati sul luogo della esecuzione, venivano issati su un altro palo verticalmente conficcato nel terreno. In questo modo i due pali ricordavano la forma della lettera Tau.
Con la Pasqua di Cristo quella croce, e quindi il Tau stesso, non è più un simbolo di vergogna e sconfitta, ma diventa simbolo di un sacrificio per mezzo del quale sono salvato. Il Tau perciò diventa il simbolo della dignità dei figli di Dio, perché è la Croce che ha sorretto Cristo. È un segno che mi ricorda che devo essere anch’io forte nelle prove, pronto all’obbedienza del Padre e docile nella sottomissione, come è stato Gesù davanti alla volontà del Padre.
Il Tau quindi (da un punto di vista biblico e quindi anche teologico) è segno:
- di riconoscimento del cristiano, cioè del figlio di Dio, del figlio scampato dal pericolo, del salvato; è perciò un segno potente protezione contro il male (Ez 9,6);
- di un privilegio divino, un desiderio di Dio per me (Ap 9,4; Ap 7,1-4; Ap 14,1);
- dei redenti del Signore, di coloro che si fidano di Lui, di coloro che si riconoscono figli amati e che sanno di essere preziosi per Dio (Ez 9,6);
- dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico (Sal 119 in fondo).
Il Tau nella storia della Chiesa
A partire quindi fin dai primi secoli, il Tau fu utilizzato dai cristiani in genere come segno di appartenenza alla comunità dei credenti e di conformazione alla croce di Cristo.
È però all’inizio del secondo millennio cristiano (XI secolo) che tale simbolo comincia ad essere utilizzato in maniera più massiccia, in particolare ad opera di alcuni ordini cavallereschi, che si occupavano di accogliere e prestare assistenza ai pellegrini e agli ammalati, lungo le principali vie di pellegrinaggio (come la via Francigena in Italia, o il cammino di Santiago in Spagna).
Il Tau è per esempio attestato già dal 1050 come simbolo dell’ordine dei Frati Ospitalieri di San Jacopo di Altopascio (Lucca), comunemente conosciuti proprio come “Cavalieri del Tau”. Ancora oggi il Tau è presente nello stemma di questa città!
Dal 1095 viene poi usato comunemente dai Canonici Regolari di sant’Antonio di Vienne, un ordine ospitaliero a servizio dei pellegrini e degli infermi. Il loro abito era formato da una veste e da un manto grigio scuro, con una croce di sole tre braccia di colore azzurro, cucita sopra il cuore. Oggi troviamo testimonianze della loro trascorso nelle città di Pescia, di Pistoia e di San Miniato. Tale ordine aveva il suo patrono in sant’Antonio Abate: fu così che presto il simbolo del Tau fu associato a questo santo, tanto da essere chiamato in araldica “croce di sant’Antonio“.
Un fatto di particolare rilevanza però accadde il 1° novembre 1215, quando, all’apertura del Concilio Lateranense IV il vecchio Papa Innocenzo III parlò proprio del simbolo del Tau, commentando il testo del libro del profeta Ezechiele di cui abbiamo parlato sopra.
Il Papa affermò con ardore che avrebbe voluto essere lui stesso quell’uomo “vestito di lino con al fianco la borsa di scriba” e, così personalmente, passare attraverso tutta la Chiesa a segnare un Tau sulla fronte di tutti per così aprire il cuore di ciascuno ad un autentico cammino di conversione. Ovviamente sapeva bene di non poterlo fare di persona, perciò rilanciò questo compito e questa sfida ad ogni cristiano:
«II Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico ed ha la forma di una croce, tale quale si presentava la croce prima che fosse posto il cartello di Pilato. Uno porta sulla fronte il segno del Tau, se manifesta in tutta la sua condotta lo splendore della croce; si porta il Tau se si crocifigge la carne con i vizi e i peccati; si porta il Tau se si afferma: di nient’altro mi voglio gloriare se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo… Chi porterà il Tau troverà misericordia, segno di una vita penitente e rinnovata nel Cristo… Siate dunque i campioni del Tau e della Croce!».
All’inizio del 1200 quindi il Tau aveva assunto questi due significati pregnanti: la cura e l’attenzione agli ammalati (attraverso gli ordini ospitalieri) e la vita di penitenza e conformazione alla Croce di Cristo (attraverso il discorso del papa).
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