Vita e tradizioni, le abitazioni del borgo speciale Antoniano di Ranverso erano le cascine alcune con la corte.
Vita e tradizioni, le abitazioni del borgo speciale Antoniano di Ranverso erano le cascine alcune con la corte.
Vita e tradizioni
LE ABITAZIONI DEL BORGO Speciale Antoniano di Ranverso erano le cascine alcune con la corte.
Giorno 09 Maggio 2021 Ersilio Teifreto
La Collina Morenica tra Rivoli e Avigliana ai piedi della Valle Di l Susa raccontata ai ragazzi delle scuole che vengono in visita a Sant’Antonio di Ranverso …
Quando i vostri nonni fino agli anni 60 abitavano il borgo contava oltre 100 persone prima le candele, i lumi poi arrivò l’elettricità ,l’acqua c’era ma bisognava girare una ruota a mano per prelevarla dal pozzo con un secchio, e anche vero che le cascine alte 1 piano erano scomode senza riscaldamento , ma i nonni, i genitori, ed i bambini andavano a scaldarsi nelle stalle dove c’erano i loro amici di lavoro gli animali , quindi erano i fabbricati erano decenti . Invece per lavare i panni utilizzavano l’acqua della Bealera che tramite un canale che passa al centro serviva tutto il Concentrico
Al piano terra almeno per Ranverso al centro dell’alloggio c’era la cucina dove dominava il “putagé”, la stufa a legna, con il forno e il recipiente per l’acqua calda. Sul piano di cottura c’erano dei cerchi metallici concentrici che si toglievano quando si doveva cucinare a fuoco vivo e si rimettevano quando c’era solo da mantenere in caldo la pietanza. Il forno a legna era in comune dove le famiglie lo utilizzavano a turno alternandosi anche nel fare il pane
Nelle cucine mancavano i rubinetti. Oh bella! Penseranno i ragazzi del terzo millennio. Già, perché l’acqua non arrivava. E allora per lavarsi, bere e cucinare? Si andava a prendere l’acqua con i secchi in cortile o alla fontanella nella graziosa piazzetta di fronte all’ingresso della Chiesa, poi arrivò anche l’acqua nelle cascine quelle ubicate la piano strada e s e quelle sulla collinetta .
Prima non c’era l’acqua corrente nelle case, ma fontane e lavatoi.
In cucina c’era sempre il secchio dell’acqua con il suo mestolo (la “càsi”
Per salire al piano superiore dove erano posizionate le camere da letto, le scale interne erano ripide, buie. Le stanze piccole e basse.) per bere in camera da letto c’era un piccolo mobile con la brocca piena d’acqua, un catino e un asciugamano di tela con le iniziali della padrona di casa ricamate rosso su bianco o bianco su bianco.
I bisnonni ricordano che d’inverno, nelle stanze prive di riscaldamento, l’acqua gelava nelle brocche e allora per lavarsi si andava in cucina o nella stalla. I ragazzi erano tentati di passarsi in fretta le mani bagnate sulla faccia evitavano di lavarsi le ascelle (“lavarsi come il gatto”) ma le madri incalzavano: “Con il sapone, anche il collo e le orecchie!”
Mancavano i bagni, le docce e i deodoranti. Tutto era sostituito dai “basiń”, recipienti di lamiera zincata o dai mastelli di legno dove si mettevano a mollo i panni. Il signor sapone di Marsiglia era, in pezzi, sostituiva tutti i detersivi: solo le signorine e le signore, per essere eleganti, cercavano le saponette profumate e qualche volta tenevano nel cassettone una piccola boccetta di profumo.
Nelle cascine con ballatoio e ringhiere,all’esterno in fondo c’era il gabinetto. In tempi più antichi e nelle borgate spesso il “còmu” si trovava in fondo al cortile, lontano dalla casa.
E per il wc? Sui balconi c’era “lu còmu”, un gabbiotto di legno o di mattoni imbiancati, che aveva un buco nel centro, collegato a uno scarico. D’inverno si rischiava di congelare là dentro. Immaginate doversi tirare fuori dal letto riscaldato da cumuli di coperte, uscire all’esterno sul balcone, entrare nel gabbiotto gelido… Qualcuno di questi “servizi” è ancora visibile nelle cascine di Ranverso per es… nella Cascina Bassa abitata da un famiglia fino al mese di Gennaio 2021 in altre cascine vennero trasformati in ripostiglio.
Per evitare i malanni allora si ricorreva ai vasi da notte, ora diventati oggetti di antiquariato, alcuni addirittura ricercati per le loro decorazioni. D’estate bisognava difendersi dai cattivi odori ricorrendo alla candeggina che disinfettava e deodorava senza bisogno di tanta pubblicità.
In cascina il gabbiotto era in cortile, sul lato più lontano dalla casa. Si possono immaginare le corse (da Olimpiade) sotto la pioggia battente, il ventaccio, la grandine o le difficoltà quando la neve intrappolava i piedi. Va da sé che, nello spalare il cortile, si dava la precedenza al sentiero verso il gabbiotto.
Il nonno ricorda che nei tempi moderni si ostinavano a costruire il gabinetto in casa Secondo lui non era igienico!
Nel concentrico di Ranverso c’erano i lavatoi pubblici che sfruttavano l’acqua della Bealera L’acqua quando pioveva scorreva pure in un incavo in mezzo alla strada per es.. sulla via francigena per fare defluire l’acqua e non fare allagare . La bisnonna ricorda che il Sabato Santo, la campana di Ranverso suonava per la santa Pasqua.
La caratteristica più appariscente del borgo dopo la Chiesa, c’era la piazzetta graziosa, niente scuole elementari, e nemmeno i negozi.
A quei tempi . Si andava a far la spesa con le “tàs-ce” di tela. Anche lo zucchero si vendeva sfuso, incartocciato in una carta di un particolare blu, che ancora si chiama “color carta da zucchero”. Il sale, prevalentemente grosso, si incartava in una carta giallastra più grossolana, le sigarette le comperavi a numero Anche il vino si poteva comprare sfuso, portando da casa il fiasco vuoto.
I bambini potevano avere le caramelle e i cioccolatini dei grandi vasi luccicanti sul bancone con il permesso dei genitori, uno alla volta o perfino tre o quattro in occasioni speciali.
La bisnonna ricorda che solo Nel giorno della festa Patronale in onore di Sant’Antonio Abate nel mese di Gennaio che si svolge a Ranverso con la benedizione degli animali ed i mezzi agricoli c’erano le bancarelle che vendevano mini giocattoli e dolcetti..