Maggio 30, 2021

Viandanti e pellegrini, di provvedere all’ospitalità e alla cura dei malati che vi si recavano appositamente (ad esempio, gli afflitti dal fuoco di sant’Antonio andavano nell’Abbazia di sant’Antonio di Ranverso per pregare e chiedere una grazia , in Valsusa lungo la via Francigena).

Viandanti e pellegrini, di provvedere all’ospitalità e alla cura dei malati che vi si recavano appositamente (ad esempio, gli afflitti dal fuoco di sant’Antonio andavano nell’Abbazia di sant’Antonio di Ranverso per pregare e chiedere una grazia , in Valsusa lungo la via Francigena).

Tre sono i punti su cui sarebbe utile riflettere e da cui si potrebbero trarre utili indicazioni: il rapporto dei monaci con il territorio (il lavoro), con gli altri (l’economia e
la socialità) e con se stessi (il senso della vita).
Dal punto di vista economico e produttivo, i monasteri sono sempre stati strutture tendenzialmente autosufficienti. Le competenze professionali dei monaci e dei
loro coadiutori laici erano variegate e in grado di assicurare non solo la soddisfazione dei bisogni interni, ma anche di offrire beni e servizi a una popolazione
esterna limitrofa, di soddisfare le necessità contingenti di alimentazione e ricovero di viandanti e pellegrini, di provvedere all’ospitalità e alla cura dei malati che vi
si recavano appositamente (ad esempio, gli afflitti dal fuoco di sant’Antonio andavano nell’Abbazia di sant’Antonio di Ranverso, in Valsusa lungo la via Francigena).
Durante il medioevo, la base della loro autosufficienza economica e produttiva era
costituita dall’agricoltura praticata nei terreni circostanti di loro proprietà, dalla trasformazione dei prodotti agricoli sia per uso alimentare sia per uso terapeutico (erboristeria), dalle attività artigianali connesse. Si trattava, in sostanza, di strutture economiche finalizzate fondamentalmente alla produzione di valori d’uso per i propri
2.3 Quali
monasteri per il
Terzo Millennio?
124 | 2 PERSONA, IDENTITÀ E ORGANIZZAZIONE
50 T. REGGE, M. PALLANTE, Scienza e ambiente. Un dialogo, Bollati Boringhieri, Torino 1996. 51 M. PALLANTE, a cura di, Un programma politico per la decrescita, Edizioni per la Decrescita Felice, 2008. 52 M. PALLANTE, La decrescita felice. La qualità della vita non dipende dal PIL, Editori Riuniti, 2005.aderenti, ma non chiuse nei confronti dell’esterno. Accanto alla centralità della produzione dei valori d’uso vi era anche una produzione di valori di scambio che fornivano alle Abbazie e ai Monasteri il reddito monetario con cui potevano acquistare beni e servizi non altrimenti ottenibili; particolarmente rilevanti, da questo punto di vista, sono stati gli investimenti in edifici di particolare pregio architettonico e
nelle opere d’arte che ancor oggi si possono ammirare in tutta Europa.

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