Novembre 18, 2024

Uscito il numero di Segusium Novembre 63 anno 2024 il vecchio cimitero di Sant’Antonio di Ranverso di Ersilio Teifreto

Uscito il numero di Segusium Novembre 63 anno 2024 il vecchio cimitero di Sant’Antonio di Ranverso di Ersilio Teifreto

      Cimitero costruito per  le scene su Giacomo Leopardi regista Sergio Rubino poi subito rimosso

SEGUSIUM 63 (cod. 255) Affreschi medioevali profani

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• Zigzagando tra toponimi e microtoponimi nell’Escarton di Oulx. • Il cimitero di SantAntonio di Ranverso. • La parrocchiale di San Michele Arcangelo di …
30,00 €Disponibile
———————————————————————————————————————————————————————————————————Ersilio Teifreto
Il cimitero di Sant’Antonio di Ranverso
La Precettoria
Sant’Antonio di Ranverso è un’antica Precettoria, retta da un precettore (latino praeceptor) o
prefetto, fondata, verso la fine del XII secolo, dall’Ordine ospedaliero antoniano di Vienne
(Francia), il cui superiore era un Abate. La casa madre dell’Ordine era dunque Saint-Antoine-enViennois, ora Saint-Antoine l’Abbaye. Il complesso di Ranverso viene talvolta definito, quantunque
impropriamente, Abbazia.
La Precettoria, sita sull’antica via Francigena, oggi nel Comune di Buttigliera Alta al confine con
quello di Rosta, si dedicò in particolare all’accoglienza dei poveri e degli ammalati, in particolare gli
afflitti dal fuoco di Sant’Antonio. Una funzione importante adempiva
l’Ospedale, la cui splendida facciata quattrocentesca, restaurata, è
tuttora oggetto di notevole ammirazione.
Il nome Ranverso deriva da “rio inverso”, ruscello all’inverso, cioè a
nord, all’ombra, contrapposto a indritto, cioè a sud, al sole
(Archeocarta, Carta Archeologica del Piemonte).
La Precettoria ebbe il nucleo originario in forme romaniche (il
campanile della chiesa), assumendo poi, fino al XV secolo, le attuali
eleganti forme gotiche (la facciata
architettonica) e tardogotiche (le pitture
interne di Giacomo Jaquerio ̶ circa 1375-
1453): il romanico che lo scrittore francese André Frossard (1915-1995)
diceva rappresentare la saldezza della fede e il pieno Medioevo, il gotico
invece esprimere nella tensione verso l’alto un germe di modernità. Con
un’originale immagine poetica egli descriveva poi la mitra, o
popolarmente mitria, di un vescovo o un abate come il becco di un
uccello pronto a ricevere il cibo dal cielo.
Dall’atrio di ingresso o pronao della chiesa precettoriale di Sant’Antonio
di Ranverso, se si guarda verso l’esterno a nord, si intravede un masso
erratico; oltre il masso era l’ingresso dell’antico cimitero, racchiuso tra
due muriccioli divergenti che si estendevano sino al fabbricato
dell’Ospedale di cui resta solo la facciata.
Alla parte interna della facciata, agli inizi del XX secolo, è stato addossato un rustico, mentre nel
luogo in cui era situato il fabbricato dell’Ospedale era stata costruita una cascina nei primi decenni
del XVIII secolo (CLAUDIA SPONTON, Piano di diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali
2009/2010, Scuola Secondaria di I grado Giacomo Jaquerio, Buttigliera Alta).
Dai documenti custoditi presso l’Archivio dell’Ordine Mauriziano di Torino si ricava che, già nella
prima metà del Mille, Ranverso possedeva una chiesa e un ospedale intra moenia. È da pensare
quindi che gli ospedali fossero due, uno dentro la cinta muraria, l’altro fuori sulla Via Francigena.
Nel 1480 le autorità locali confermavano l’esistenza di un venerabile hospitale efficiente e
funzionante. Ma già nel 1744 il cronista antoniano scriveva di un vecchio ospedale. Non certo
quello che noi indichiamo adesso che diventò dapprima ricovero di mendicità e poi ospedale prima
della soppressione degli Antoniani avvenuta nel 1776.
La presenza di un cimitero della Precettoria, unico in Italia, fa capire quanto fosse abitato il borgo di
Ranverso. Il cimitero rimase in funzione fino al 1803 e fu smantellato nel 1846 per dare luogo al
tracciato del viale di olmi e platani, utile a unire il borgo verso la Dora alla nuova arteria stradale fra
Torino e Susa.
convegno tenutosi a Ranverso nel 1999. Egli si
dedicò agli Antoniani proprio partendo da
Ranverso: mi raccontava i suoi viaggi nella
casa madre francese e negli archivi europei
dove si espansero gli Antoniani. Il suo libro,
che conservo prezioso, su cui mi scrisse una
dedica, quale collaboratore di campo a
Ranverso, è un contributo fondamentale per la
storia dell’Ordine e degli ospedali
tardomedioevali in generale. Gli Antoniani
diffusero in Europa un centinaio di dipendenze.
Di molte non rimane nulla, ma alcune hanno
ancora un patrimonio notevole.
Vi è possibile rileggere anche la storia
dell’Ospedale di Ranverso. Il maestro Ruffino
ha inteso presentare a lettori, studiosi e
ricercatori una puntuale raccolta di quanto già
pubblicato sulla storia ospedaliera antoniana,
con l’aggiunta delle prospettive offerte da numerosi documenti, fotografie, anche mie, e testi sui
Canonici Regolari di Sant’Antonio Abate di Vienne. Ruffino partiva proprio da Ranverso per
raccontare la storia dei valorosi Antoniani del Tau.
Intanto mi sto applicando in loco con intensità per
il riconoscimento e la diffusione della sua opera.
Il luogo speciale di Ranverso diventò rurale nel
1776 con l’arrivo dell’Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaro, che assunse la custodia del complesso e
della chiesa precettoriale dichiarata nel 1883 Monumento Nazionale
Da allora gli edifici e i terreni attigui furono
sottoposti a tutela.
Dopo avere raffrontato la cartina del citato studio di Italo Ruffino, ho fatto la segnalazione alla Soprintendenza con la speranza di un sopralluogo ad oggi peraltro non ancora compiuto. I muri scoperti cerco intanto di proteggerli come posso. Il 30 agosto 2023 il Presidente della Segusium, da me coinvolto qualche tempo prima, senza intento di sostituirsi allo Stato, in conformità al dettato della Società di Ricerche e Studi, in particolare all’Articolo 2 – Scopi dell’associazione [omissis] [omissis] “si propone di 2.1.a) tutelare il patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico delle Valli di Susa e zone limitrofe” [omissis], ha compiuto un sopralluogo, rilevando un interesse nella segnalazione, ciò che ha poi comportato la presente nota. Il cimitero virtuale Questo cimitero virtuale fu fatto costruire a Ranverso dal regista Sergio Rubini per le scene del film su Giacomo Leopardi girate il 7 novembre 2023. Esse sono durate sei minuti: una passeggiata di Giacomo Leopardi con una dama nei viali e il loro dirigersi verso la carrozza in sosta sulla Via Francigena di fronte all’antico Ospedale degli Antoniani. Il film documentario è programmato dalla Rai nell’anno 2024. Il cimitero è stato subito dopo smantellato con il ripristino del luogo.

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