Giugno 18, 2018

Università degli studi di Torino, un viaggiatore si ferma a visitare l’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso della quale «Le portail est dans le style gothique et très-élégant. […] Ce genre de construction mériterait d’être étudié et imité» (V, I, 158-159)

Università degli studi di Torino, un viaggiatore si ferma a visitare l’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso della quale «Le portail est dans le style gothique et très-élégant. […] Ce genre de construction mériterait d’être étudié et imité» (V, I, 158-159)

   Aubin Louis Millin de GrandMaison

  Chiusa San Michele           

 

Presbiterio  della Chiesa nell’Abbazia di                                                                                                             Sant’Antonio   di Ranverso

Aubin Louis Millin de GranMaison viaggiatore francese 1759/1818 approda nell’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso  cogliendone pienamente il valore artistico, a differenza di
molti suoi contemporanei (V, II, 301). Lungo tutto il suo itinerario, Millin non
manca mai di sottolineare le architetture gotiche, le opere d’arte o le miniature medievali.
Andando verso Aosta segnala, per esempio, Cigliano: «[…] bourg assez
considérable situé sur la rive gauche de la Dora Baltea; il est cité dans des actes
de 999. Son église est gothique» (V, II, 5). O, ancora, durante il soggiorno nella
cittadina di Susa e le escursioni nei dintorni, annota particolari e approfondisce notizie
storiche e artistiche da altri trascurate (V, I, 118-128). Prima di giungere a Torino,
si ferma a visitare l’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso della quale «Le
portail est dans le style gothique et très-élégant. […] Ce genre de construction
mériterait d’être étudié et imité» (V, I, 158-159).
Nel viaggiatore francese, «il gusto troubadour comincia a farsi strada»79
, come
scrive Enrico Castelnuovo. Ecco, allora, che davanti all’imponenza della Sacra
di San Michele scrive: «[…] on croirait que c’est le siège de la domination de
quelque Paladin que la belle vallée qu’on voit au pied de ce pic reconnoissoit dans
le moyen âge pour son maître», rivelandosi foriero degli interessi culturali del secolo
nascente.
Altrettanto moderne sono le impressioni e le riflessioni che Millin propone
nell’incontrare i Piemontesi. Egli faceva parte della Société des Observateurs de
l’Homme, per la quale l’essenziale «[…] era di metter in luce due punti fondamentali:
da un lato il nesso di continuità (critica) che collega l’antropologia della
fin de siècle con la travagliata analisi dell’uomo sviluppatasi nel corso del Settecento;
e dall’altro il carattere mondano-naturalistico ed interdisciplinare della problematica
che per tanto tempo aveva premuto per venire alla luce sotto forma,
appunto, di science de l’homme»80
. Nello schema logico-progressivo proposto da
Volney nel 1795 nella seconda sezione del suo Questions de Statistique, il cui sottotitolo
era appunto «à l’usage des voyageurs», si invitava a partire dall’analisi antropologica
della popolazione del luogo per poi passare fra le altre cose allo studio
organico della sua alimentazione, delle malattie più consuete, delle qualità morali
più evidenti, del rapporto città-campagna. Accanto ad un’analisi socio-politica

rilevatore Ersilio Teifreto

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