1. Descrizione generale dell'area e motivazioni della tutela
Il Tenimento di Sant'Antonio di Ranverso si trova in posizione
baricentrica rispetto a diverse importanti aree di interesse
paesaggistico, naturalistico e geologico. Il lembo settentrionale e'
ricompreso all'interno del Sito di Importanza Comunitaria «Monte
Musine' e Laghi di Caselette»; la parte centrale e' interessata dalla
Zona intermorenica aviglianese (D.M. 1/8/1985); a ovest si colloca
l'affioramento roccioso del Moncuni, Sito di Interesse Regionale. Ai
piedi del Moncuni si trovano i Laghi di Avigliana, riconosciuti quali
Sito di Importanza Comunitaria e Zona a Protezione Speciale, nonche'
inseriti nell'omonimo parco naturale; a est del Tenimento si eleva
infine la Collina Morenica di Rivoli (D.M. 1/8/1985).
I Tenimenti della provincia torinese sono collocati in aree a
carattere periurbano in un territorio caratterizzato da una netta
impronta insediativa: Sant'Antonio di Ranverso, in particolare, si
pone al centro fra le conurbazioni di Rosta, Buttigliera Alta e
Caselette e costituisce una sorta di «polmone verde» all'interno di
un ambito fortemente urbanizzato.
Per quel che riguarda la rete dei beni culturali, la piu'
importante emergenza architettonica e' rappresentata dal complesso
abbaziale (precettoria) di Sant'Antonio di Ranverso, entrato a far
parte dei beni dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro a seguito
dell'abolizione, tramite bolla papale, dell'Ordine Antoniano nel
1776.
La precettoria - il complesso costituito dalla chiesa, il
convento, le cascine e l'ospedale - fu costruita in seguito a una
donazione (1180-1185 circa) del conte Umberto III di Savoia, che la
volle in prossimita' di un ramo della Via Francigena e la affido'
agli Antoniani, che si dedicavano all'assistenza dei pellegrini che
percorrevano la strada devozionale; a questo scopo venne costruito
l'ospedale, edificato alla fine del XV secolo.
Al momento dell'acquisizione del Tenimento da parte dell'Ordine
mauriziano, esso era prevalentemente composto da un'ampia estensione
di boschi, prati e campi, al centro della quale si collocavano gli
edifici della precettoria ospedaliera. Essa comprendeva la chiesa di
Sant'Antonio e gli adiacenti Palazzo del Priore e Cascine di Levante,
Bassa, di Mezzo, di Ponente (sistemati in una «corte» chiusa da muri
e percorsa dal canale di Rivoli), nonche' l'Ospedaletto sull'altro
lato della strada e la Cascina Grangetta piu' a nord, oltre la Dora,
unita al complesso principale tramite un ponte in legno.
Tali edifici erano sorti successivamente alla fondazione della
precettoria, giacche' le prime notizie dell'insieme riportavano la
sola presenza di chiesa, monastero e ospedale. Il monastero, posto a
sud della chiesa, venne inglobato negli edifici della Casa Priorale
(XVII secolo) e piu' tardi in quelli della Cascina di Mezzo (1724);
l'ospedale, gia' sistemato separatamente dagli altri fabbricati lungo
la cortina opposta della strada, mantenne solo la facciata
tardoquattrocentesca, ma fu completamente ridisegnato nella parte
retrostante quando venne adibito, nel 1738, ad azienda agricola con
la denominazione di Ospedaletto.
Nell'ultimo ventennio del Settecento, l'Ordine Mauriziano curo'
grandi lavori di trasformazione, intrapresi allo scopo di
razionalizzare i percorsi e di migliorare lo svolgimento delle
attivita' agricole. Furono risistemate le aziende che facevano parte
del complesso della precettoria e tracciate (1778) nuove strade o
rotte di caccia realizzate nei boschi circostanti Ranverso, che
ricoprivano anche la funzione di supporto alla manutenzione degli
stessi. Tali percorsi spiccavano per il loro disegno regolare,
rettilineo, talvolta scenografico: e' il caso di quelli che
incorniciano la Cascina Nuova e il grande complesso principale.
Fra le altre strade storiche presenti all'interno del Tenimento
vi e' il sentiero, risalente al XVIII secolo, che, in direzione
nord-sud, collegava la cascina Grangetta al concentrico, oggi solo
parzialmente riconoscibile, in quanto la costruzione di numerose
infrastrutture viarie ne ha compromesso la continuita'.
L'andamento dei piccoli corsi d'acqua e' invece ancora oggi
distinguibile; il tracciato della ferrovia Torino-Modane, ad esempio,
segue quello di una vecchia bealera.
La Cascina Nuova fu progettata da Giovanni Battista Ferroggio nel
1782-1785, secondo il modello razionale che informava le aziende
rurali settecentesche: una grande corte, dal disegno regolare,
recintata dal muro, in cui i corpi edificati (abitazione, stalla,
fienile e tettoie) si sviluppano senza soluzione di continuita' lungo
il perimetro, a racchiudere lo spazio centrale.
Lo stesso progettista, tra 1781 e 1783, esegui' la sostituzione
di due delle vecchie cascine che costituivano la precettoria con
nuove abitazioni e, soprattutto, nuove stalle dal disegno moderno
(1789), ovvero completamente in muratura.
Ancora nella zona boschiva a sud del complesso della precettoria,
nel 1830, lungo la strada del Moncenisio, sorse una stazione di posta
che gradualmente si sarebbe trasformata in azienda rurale - la
Cascina Baraccone, nona azienda del Tenimento. Piu' tardi, nel 1857,
venne infine risistemata la chiesetta campestre della Madonna dei
Boschi.
La Cascina Baraccone si trova attualmente in condizioni di
abbandono, mentre altri edifici rurali del Tenimento, come la Cascina
Grangetta, ospitano tuttora aziende agricole in attivita'; sulla
Cascina Nuova sono in corso interventi di manutenzione.
A testimonianza del valore storico-culturale e ambientale del
Tenimento di Sant'Antonio di Ranverso, su di esso sono operanti
diversi regimi di tutela:
Vincoli monumentali:
abbazia di Sant'Antonio di Ranverso e fabbricati annessi,
siti lungo la strada di transito della val di Susa verso il
Moncenisio e il Monginevro (R.R. n. 203 del 12/01/1978; Not. Min.
06/04/1910); Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso e fabbricati annessi
(zona di rispetto) (D.M. 07/02/1978);
Vincoli paesaggistici:
dichiarazione di notevole interesse pubblico della Zona
Intermorenica Aviglianese (D.M. 01/08/1985).
La dichiarazione riconosce il ruolo svolto dalla proprieta'
mauriziana nel preservare parzialmente l'unita' territoriale e
l'integrita' della trama agraria del Tenimento, aspetti che ne
determinano i tratti peculiari e lo rendono meritevole di tutela.
Essa si pone in continuita' e coerenza con le indicazioni del Piano
paesaggistico regionale (p.p.r.), adottato con deliberazione della
Giunta regionale 4 agosto 2009, n. 53-11975, che, all'art. 33,
prevede per i Tenimenti mauriziani la procedura di cui agli articoli
138-140 del Codice.
Per le motivazioni sopra richiamate, si dichiara il notevole
interesse pubblico del Tenimento di Sant'Antonio di Ranverso ai sensi
dell'art. 136, comma 1, lettera c) del decreto legislativo n.
42/2004, in quanto «complesso di cose immobili che compongono un
caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi
i centri ed i nuclei storici».
2. Descrizione della perimetrazione dell'area oggetto di
dichiarazione di notevole interesse pubblico e individuazione
cartografica
2.1. Premesse
Al fine di contribuire alla protezione, gestione, integrita' e
autenticita' del Tenimento di Sant'Antonio di Ranverso, si
introducono alcune modifiche al perimetro dell'area oggetto di
dichiarazione di notevole interesse pubblico rispetto ai limiti della
proprieta' mauriziana, in quanto si intende privilegiare, ove
possibile, l'individuazione di elementi di confine di tipo antropico
e fisico-naturalistico (rete viaria, bealere). Dove cio' non e' stato
possibile, in quanto la sostanziale continuita' del paesaggio non
permette di identificare i suddetti elementi, sono stati mantenuti
quali riferimento per la perimetrazione i limiti catastali della
proprieta' storica.
2.2. Descrizione
Il perimetro ha inizio dal punto di incontro della S.S. 25 del
Moncenisio e il limite occidentale della particella 8 del foglio 2
del comune di Buttigliera Alta; sale lungo tale limite includendo
detta particella, insieme alla 174; piega verso ovest, comprendendo i
mappali 4, 202, 200 e 17 dello stesso foglio, risale lungo il confine
Ovest delle citate particelle 17 e 202, fino al limite settentrionale
della particella 204 (esclusa). Scende quindi includendo le
particelle 9 del foglio 8, 243 e 50 del foglio 1. Attraversato il
canale che, dallo stabilimento industriale, sfocia nella Dora
Riparia, ne segue il corso in direzione nord-est, includendo i
mappali 2 e 1 del foglio 2 e 51 e 112 del foglio 1. Sale lungo il
confine tra i fogli 2 (interno) e 1 (esterno), discostandosene per
includere anche i mappali 51 e 112 del foglio 1. Oltrepassate con una
retta immaginaria la Dora e l'autostrada A32 Torino-Bardonecchia,
segue in direzione ovest il tracciato autostradale, per salire lungo
il limite amministrativo tra i comuni di Caselette (interno) e
Avigliana (esterno). Si discosta dal predetto confine in
corrispondenza del limite orientale del mappale 40 del foglio 13
(comune di Caselette), e scende includendo anche i mappali 228, 227,
305 e 225 del medesimo foglio; prosegue quindi in direzione est lungo
la bealera, comprendendo, con quest'ultimo, i mappali 224, 223, 222,
221, 220, 219 e, oltrepassata la S.P. 198, i mappali 218, 217, 216,
215, 214, 213, 212, 211, 210, 209, 208, 206, 204, 203, 202, 201, 200,
199, 271, 198, 197, 196, 195, 194 e 295. Sale quindi in direzione
nord-ovest lungo il limite occidentale dei mappali 171 e 166, fino a
incontrare il limite amministrativo tra i comuni di Caselette
(interno) e Avigliana (esterno). Segue tale limite in direzione est e
successivamente nord-est, fino a raggiungere il confine tra i fogli
12 (interno) e 11 (esterno). Ne segue l'andamento in direzione est
fino al limite orientale della particella 2 del foglio 12,
includendola, insieme ai mappali 7, 9 e 11. Superata la strada di
Frazione Grangiotto, si attesta sul confine tra i fogli 15 (interno)
e 16 (esterno), che segue, oltrepassando la S.S. 24 del Monginevro,
fino al limite meridionale della particella 37 del foglio 15. Piega
per un breve tratto verso ovest, per poi scendere includendo il
mappale 72. Prosegue lungo una retta immaginaria che, attraversate
l'autostrada A32 e la Dora Riparia, collega il vertice sud-orientale
del mappale 72 e il vertice nord-occidentale della particella 8 del
foglio 1 (comune di Rosta). Segue verso est l'andamento del fiume; in
corrispondenza del mappale 239 del foglio 2, piega in direzione
sud-est e successivamente sud, includendo i mappali 196, 49, 201,
381, 378, 377 e 374 dello stesso foglio. Attraversa quindi la S.S. 25
del Moncenisio, tracciando una linea immaginaria che collega
quest'ultimo mappale con il limite orientale della particella 192 del
foglio 7, includendola ed escludendo la rotatoria. Prosegue verso
sud, includendo i mappali 191, 195 e 189; piega quindi in direzione
ovest, comprendendo i mappali 185 e 188, per risalire comprendendo i
mappali 187, 186 e 174, che segue anche in direzione ovest, per
includere successivamente i mappali 42 e 3. Piega quindi verso sud
lungo il limite orientale di quest'ultimo, includendo i mappali 46,
50 e 17; attraversata via Sant'Antonio di Ranverso, ne segue
l'andamento in direzione sud-est, includendo i mappali 53, 151, 152,
149 e 150. Segue quindi il confine orientale di quest'ultima
particella; oltrepassa il tracciato ferroviario attestandosi lungo
una retta immaginaria che collega il vertice sud-est della citata
particella 150 con il vertice nord-est della particella 414 del
foglio 8, includendola. Prosegue quindi in direzione sud e
successivamente ovest, includendo le particelle 423, 314 e 421.
Prosegue quindi includendo la particella 71 dello stesso foglio, e i
mappali 14, 13, 129, 11 e 4 del foglio 13. Prosegue quindi verso
ovest nel comune di Buttigliera, includendo la particella 7 del
foglio 7, e proseguendo verso ovest e successivamente nord lungo il
limite tra i fogli 7 (interno) e 8 (esterno). Sale ancora, in
direzione della frazione Ferriera, attestandosi lungo il limite tra i
fogli 6 (interno) e 9 (esterno) e 6 (interno) e 5 (esterno). Segue
per un breve tratto il tracciato ferroviario in direzione est e lo
attraversa con una retta immaginaria che si congiunge al limite
sud-ovest della particella 3 del foglio 3, includendola, per risalire
lungo il limite occidentale della particella 2. Il perimetro si
attesta infine in direzione est lungo la S.S. 25 del Moncenisio,
includendola, fino al punto di partenza.
2.3. Cartografia
L'esatta individuazione cartografica dell'area oggetto di
dichiarazione di notevole interesse pubblico e' stata riportata su
Carta tecnica regionale, in scala 1:10.000, aggiornamento anni
1991-2005. La cartografia riportata di seguito, parte integrante e
sostanziale della dichiarazione, e' una riduzione della suddetta
carta in scala 1:10.000 che e' consultabile sul sito internet della
Regione Piemonte, sezione Paesaggio.
Parte di provvedimento in formato grafico
3. Prescrizioni d'uso
Premesse
Ai sensi dell'art. 140, comma 2 del decreto legislativo n.
42/2004, la dichiarazione di notevole interesse pubblico deve
contenere le prescrizioni d'uso intese ad assicurare la conservazione
dei valori espressi dal bene individuato.
In coerenza con tale previsione, le seguenti prescrizioni d'uso
forniscono indicazioni di tutela atte a garantire la conservazione
dei valori storico-culturali e paesaggistici riconosciuti per
l'ambito in oggetto, evidenziando alcune specifiche cautele per la
gestione delle trasformazioni.
3.1. Tutela del paesaggio agrario
Non sono consentite destinazioni d'uso dei terreni diverse da
quella agricola.
Deve essere garantita la conservazione della trama agraria
costituita dalla rete irrigua, dalla viabilita' minore e dalle
alberature diffuse (isolate, a gruppi, a macchia e formazioni
lineari). I progetti finalizzati all'attivita' agricola che
comportano interventi su tali elementi devono prevedere un'attenta
analisi dell'impatto paesaggistico e, se necessario, adeguati
interventi di mitigazione al fine di conservare la percepibilita' e
la riconoscibilita' della trama del paesaggio agrario.
Non e' consentito l'intubamento delle bealere, fatte salve
eventuali necessita' di accesso ai fondi per tratti limitati, nonche'
modifiche agli elementi della rete irrigua con opere che possano
comportare significative trasformazioni alla visione storicizzata del
paesaggio agrario del Tenimento. Nel caso di interventi sulla rete
irrigua, deve essere favorita la rinaturalizzazione delle sponde
tramite l'adozione di tecniche di ingegneria naturalistica.
Deve essere mantenuta la morfologia del terreno naturale,
vietando alterazioni significative dello strato fertile del suolo, se
non preordinate all'impianto delle colture e a opere a esso
collegate. Nelle aree precedentemente interessate da attivita' di
cava puo' essere previsto un rimodellamento morfologico funzionale
agli obiettivi di riqualificazione e rinaturalizzazione.
Deve essere prevista la realizzazione di interventi mirati di
recupero ambientale e riqualificazione paesaggistica delle aree che
presentano caratteristiche ed elementi morfologici non coerenti con
gli aspetti di tutela e conservazione del paesaggio agrario contenuti
nelle presenti prescrizioni e tali da determinare discontinuita'
percettiva rispetto al contesto circostante (aree compromesse, cave
attualmente attive, ecc.).
Le attivita' estrattive in esercizio non devono determinare
cesura del paesaggio agrario interessato; la coltivazione deve
procedere per fasi susseguenti, suddivise in lotti di contenuta
estensione e prevedere rapide modalita' di recupero.
Gli interventi di recupero devono procedere progressivamente e
contestualmente all'avanzamento delle fasi di coltivazione e
prevedere il ripristino morfologico e vegetazionale dello stato dei
luoghi.
Il completamento dei lavori di coltivazione deve comprendere il
definitivo ripristino e recupero paesaggistico e ambientale delle
superfici utilizzate ai fini dell'attivita' estrattiva e prevedere la
completa e puntuale ricostituzione del disegno del paesaggio agrario
preesistente alla coltivazione della cava.
Devono essere mantenute le naturali caratteristiche drenanti del
terreno, evitando l'impermeabilizzazione di estese superfici non
costruite.
Deve essere mantenuta la copertura boschiva esistente. I boschi,
compatibilmente con eventuali interferenze con le infrastrutture
esistenti, devono essere gestiti a fustaia, in modo da assicurare la
permanenza della loro funzione paesaggistica. Le aree storicamente
destinate a uso agricolo e, in seguito all'abbandono dello stesso,
attualmente occupate da boschi di scarso pregio naturalistico possono
essere restituite alla pratica agricola, secondo le modalita'
indicate dalle presenti norme.
Sono sempre consentiti le attivita' e gli usi naturalistici
legati alla conservazione, gestione e fruizione naturalistica del
patrimonio faunistico, floristico e boschivo, in coerenza con quanto
previsto dagli strumenti di pianificazione a tutela della componente
naturale.
Devono essere salvaguardati e incrementati gli elementi di
naturalita' che possono costituire corridoi di connessione ecologica
tra i terreni del Tenimento e le zone di interesse naturalistico
presenti nel contesto d'area vasta, in particolare in relazione al
parco naturale dei laghi di Avigliana e alle zone di salvaguardia del
monte Musine', della Dora Riparia e della collina di Rivoli,
valorizzando e migliorando i collegamenti tra gli elementi o le aree
di interesse ambientale esistenti (boschi, corsi d'acqua naturali,
bealere vegetate, ecc.).
Non e' ammessa la realizzazione di:
nuove attivita' estrattive e ampliamento di quelle esistenti,
attivita' di stoccaggio e lavorazione degli inerti;
impianti di smaltimento, trattamento di rifiuti e discariche;
impianti per la produzione di energie, fatti salvi gli impianti
orientati al consumo domestico e strettamente connesso all'attivita'
dell'azienda agricola; in ogni caso deve essere effettuata
preventivamente una dettagliata analisi finalizzata
all'individuazione della migliore collocazione, tale da non
compromettere edifici o parti di edifici di valore storico ed
elementi di particolare connotazione paesaggistica, privilegiando
collocazioni non visibili da spazi pubblici o di pubblico passaggio.
Non sono consentite costruzioni destinate alla creazione di nuovi
centri aziendali o allevamenti intensivi; le capacita' edificatorie
delle aree agricole funzionali alla creazione di nuovi centri
aziendali possono essere trasferite in aree esterne all'area
vincolata, in coerenza con quanto stabilito dalle norme vigenti in
materia.
Per la realizzazione di apprestamenti protettivi funzionali
all'attivita' agricola, si devono utilizzare strutture reversibili e
smontabili, che consentano un agevole ripristino dello stato dei
luoghi nel caso di non utilizzo; devono essere privilegiate
localizzazioni che non costituiscano ingombro visivo nelle visuali
sulle cascine storiche mauriziane percepibili dalla viabilita'
principale e di accesso alle cascine stesse, evitando in ogni caso di
generare impatti visivi cumulativi.
3.2. Tutela dei nuclei edificati di antica formazione e
dell'edilizia tradizionale
Deve essere garantita la conservazione del sistema insediativo
storico, salvaguardando il rapporto tra organismi edilizi ed elementi
della rete viaria e idrica o altri elementi strutturanti
morfologicamente il territorio; gli interventi edilizi che modificano
l'aspetto esterno degli edifici devono essere rivolti alla
conservazione delle tipologie costruttive esistenti e dei materiali
caratterizzanti l'impianto originario.
Si deve provvedere alla tutela e conservazione del complesso
edilizio del Concentrico dell'Abbazia, mantenendone le
caratteristiche di impianto, tipologiche e morfologiche; in tale
ambito gli interventi edilizi, compresi quelli di manutenzione
ordinaria e straordinaria, devono tenere in attenta considerazione
gli aspetti compositivi e i caratteri stilistici originari, in
relazione alla scelta coerente dei materiali, dei colori di finitura
e dei rapporti dimensionali delle aperture, nonche' al rispetto di
tutti gli elementi decorativi esistenti.
E' possibile prevedere, per le cascine storiche dell'Ordine
Mauriziano, l'utilizzo con finalita' ricettive e/o culturali-museali.
Gli interventi edilizi e infrastrutturali connessi a tale variazione
devono comunque attenersi alla presente normativa.
In considerazione dello stato di abbandono e degrado strutturale,
e' possibile procedere alla demolizione della Cascina Baraccone; il
relativo trasferimento di cubatura deve necessariamente avvenire al
di fuori dell'area del Tenimento.
La sistemazione degli spazi liberi interni alle corti deve
perseguire la conservazione delle caratteristiche di uniformita' e
regolarita' di impianto, evitando la realizzazione di recinzioni o
altre forme di delimitazione degli spazi; in caso di intervento si
deve provvedere all'eliminazione di eventuali superfetazioni,
strutture non coerenti e corpi estranei che compromettono
l'integrita' e la leggibilita' dei caratteri tipologici, sia
d'impianto, sia riferiti ai singoli edifici.
Le attrezzature per la conduzione agricola devono essere
ricavate, salvo casi di dimostrata impossibilita' tecnico-normativa,
mediante il riuso dei volumi esistenti. Le strutture estranee al
contesto originario, qualora presenti, possono essere oggetto di
interventi di recupero e riqualificazione improntati alla coerenza
con le preesistenze storiche, ovvero interventi di sostituzione
edilizia rispettosi dei caratteri tipologici e costruttivi delle
preesistenze.
Eventuali ampliamenti dei centri aziendali esistenti, realizzati
anche attraverso nuove costruzioni, possono prevedere l'impiego di
strutture prefabbricate, in cemento armato o strutture metalliche,
purche' l'involucro edilizio esterno venga opportunamente
rivestito/tinteggiato con materiali/tonalita' coerenti con i
caratteri materici e coloristici del paesaggio agrario e rispettosi
delle sue peculiarita' e degli obiettivi e motivazioni di tutela. I
suddetti ampliamenti devono inoltre localizzarsi preferibilmente in
prossimita' del costruito esistente, senza compromettere l'impianto
delle cascine e senza alterare la percezione d'insieme del paesaggio
agrario e delle preesistenze storiche, ne' le visuali prospettiche
percepibili dalla viabilita' di accesso. Gli interventi di
trasformazione non devono produrre occultamento, frammentazione o
compromissione degli elementi del paesaggio del Tenimento
riconosciuti come distintivi: viale d'ingresso al complesso edilizio
del Concentrico con relativa fascia arborea, macchie boscate, rete
stradale rurale con carattere storico, rete idrica naturale e
infrastrutture idrauliche di origine antropica, ecc.
3.3. Indicazioni per gli interventi infrastrutturali
E' vietata la realizzazione di nuovi tratti di strada.
L'eventuale ampliamento della carreggiata, nonche' il ripristino
della viabilita' storica di accesso, deve essere accompagnato da uno
studio esteso a un contesto paesaggistico adeguato ai fini della
verifica della compatibilita' paesaggistica degli interventi
proposti, con particolare riferimento ai caratteri morfologici,
naturalistici, storico-culturali e scenico-percettivi su cui si fonda
l'identita' dei luoghi. Gli interventi viabilistici devono prevedere
il recupero delle fasce arboree ove compromesse.
Devono essere tutelati e conservati i percorsi storici che
interessano l'abbazia, in particolare la Via Francigena e i
collegamenti con le cascine, nonche' mantenuti ed eventualmente
ripristinati gli assi viari e i viali alberati storicamente presenti
nell'area del Tenimento, cosi' come rappresentati nella cartografia
storica allegata.
E' vietato procedere all'asfaltatura delle strade sterrate
interne al Tenimento.
L'eventuale realizzazione di strade interpoderali finalizzate al
passaggio e all'accesso dei mezzi agricoli o di interventi di
fruizione ciclopedonale deve attenersi a un'attenta progettazione,
volta a salvaguardare l'integrita' del sistema idrografico e del
sistema arboreo esistente, contribuendo alla valorizzazione dei
manufatti di interesse storico-architettonico, nonche' del paesaggio
agrario tradizionale.
E' vietata la realizzazione di parcheggi interrati. Per la
realizzazione di eventuali autorimesse a servizio del nucleo storico
dell'abbazia e delle cascine deve essere privilegiato il riuso dei
volumi esistenti. L'eventuale realizzazione di nuovi parcheggi in
superficie deve prevedere l'uso di materiali naturalmente drenanti,
evitando l'impiego di asfaltature, ovvero garantire la coerenza con
le pavimentazioni gia' in essere. Devono essere inoltre privilegiate
soluzioni planimetriche di definizione dei parcheggi tali da adeguare
le linee compositive e i margini dei suddetti spazi alla trama
agraria di riferimento, al fine di mantenere una maggiore
contestualizzazione con l'intorno, anche con l'inserimento di specie
arboree e arbustive autoctone, aventi funzione di integrazione del
complesso nel paesaggio agrario. In ogni caso la localizzazione non
deve interferire con visuali e assi prospettici, ne' con i manufatti
di carattere storico o di pregio architettonico.
La realizzazione di reti per la distribuzione dell'energia
elettrica e' consentita, ove necessario, solo mediante soluzioni a
cavi interrati.
3.4. Tutela degli aspetti percettivi-visivi
Deve essere conservata la configurazione d'insieme percepibile
dagli spazi e dai percorsi pubblici; in particolare, deve essere
posta attenzione alla conservazione e valorizzazione delle visuali e
degli scorci sul complesso edilizio di Sant'Antonio di Ranverso,
sulle aree agricole e sugli edifici rurali di interesse
architettonico-documentario.
Devono essere previste puntuali forme di mitigazione e
schermatura dei volumi edilizi disomogenei per forma, tipologia e
dimensioni rispetto alla tradizione edilizia locale. Tali interventi
devono essere attuati attraverso l'impiego di specie arboree e
arbustive autoctone.
Devono essere previste adeguate forme di mitigazione delle
attivita' estrattive in esercizio mediante la messa a dimora di
impianti vegetazionali autoctoni, a gia' discreto accrescimento,
ponendo particolare attenzione alla tutela delle visuali panoramiche
apprezzabili da vari punti di osservazione, sia dal fondovalle che
d