Agosto 5, 2025

Politecnico di Torino Tesi di Laurea su Ranverso Anna Del Boca, Anna Maria Perottoc carla brtolazzi e Toberto Varalli

Politecnico di Torino Tesi di Laurea su Ranverso Anna Del Boca, Anna Maria Perottoc carla brtolazzi e Toberto Varalli

Il progetto elaborato in questo lavoro di tesi nasce e si sviluppa da una serie di considerazioni e fatti avvenuti recentemente, e persegue l’obiettivo di conservare e valorizzare il gruppo di fabbricati rurali appartenenti ai complesso monumentale di Sant’Antonio di Ranverso, per un futuro sviluppo economico e culturale dell’intera struttura.

L’approccio iniziale è stato quello di pensare ad un progetto realizzabile, per cui è stato fondamentale evidenziare i fatti che hanno modificato e scosso lo storico Ordine Mauriziano e le proprietà ad esso appartenenti.

Nei tempo la gestione del patrimonio dell’Ordine Mauriziano ha denunciato una serie di problemi, che hanno portato al commissariamento in data 19/09/2002 dell’Ente da parte del Governo, al fine di una sistemazione della situazione pendente. Con D.L. n. 277 del 19/11/2004 viene istituita la “Fondazione Ordine Mauriziano”, successivamente convcrtito in Legge n. 4 del 21/01/2005, in seguito alla quale i beni immobiliari e mobiliari dell’Ente, sono trasferiti alla predetta Fondazione, con lo scopo di realizzare il “patrimonio” per l’azzeramento dei debiti accumulati nel tempo, anche mediante la dismissione dei beni del suddetto. L’unico velleitario vincolo posto dalla legge prevede intorno alla precettoria una fascia di rispetto di inalienabilità di 100 metri a partire dal limite esterno del Concentrico: nemmeno la metà dello spazio che separa la chiesa dalla strada statale. Con un’asta pubblica, tenutasi nella sede della Fondazione Ordine Mauriziano, tutto il terreno a oggi alienabile nell’area di Ranverso è stato venduto. Questa grande operazione di dismissione del patrimonio immobiliare dell’antico ordine costituzionalmente riconosciuto, ha toccato l’area di pregio naturalistico e di interesse storico turistico della precettoria antoniana, ha assegnato all’unica società aggiudicataria, un patrimonio vincolato ad uso agricolo e agrituristico.

Con questo lavoro di tesi ci si prefigge l’obiettivo di dare un suggerimento per il recupero delle strutture, rispettando la tipologia originaria dei fabbricati.

La tesi è strutturata in modo da analizzare nella prima parte l’evoluzione storica del complesso e dell’Ordine Mauriziano, con un inquadramento storico-geografico, una descrizione dei possedimenti e dei beni attraverso i documenti d’archivio.

Nella seconda parte sono stati esaminati i materiali da costruzione, lo stato di conservazione e di degrado del complesso.

Nella terza parte, si è ipotizzato di realizzare una struttura polifunzionale con l’integrazione di più attività concatenate tra loro; tra queste è previsto un centro per l’allevamento degli asini, con relativo punto vendita del latte di asina e di prodotti cosmetici da esso derivati, un centro per l’onoterapia, e per finire un ostello di accoglienza e una sala espositiva con documentazione relativa alla precettoria antoniana e alla via Francigena. Il progetto si pone l’obiettivo di ottenere una struttura che s’inserisca completamente nel contesto, salvaguardando il complesso edificato senza stravolgerlo, mantenendone quelle caratteristiche di “ruralità” che lo hanno caratterizzato nel tempo.

 

Il progetto elaborato in questo lavoro di tesi nasce e si sviluppa da una serie di considerazioni e fatti avvenuti recentemente, e persegue l’obiettivo di conservare e valorizzare il gruppo di fabbricati rurali appartenenti ai complesso monumentale di Sant’Antonio di Ranverso, per un futuro sviluppo economico e culturale dell’intera struttura.

L’approccio iniziale è stato quello di pensare ad un progetto realizzabile, per cui è stato fondamentale evidenziare i fatti che hanno modificato e scosso lo storico Ordine Mauriziano e le proprietà ad esso appartenenti.

Nei tempo la gestione del patrimonio dell’Ordine Mauriziano ha denunciato una serie di problemi, che hanno portato al commissariamento in data 19/09/2002 dell’Ente da parte del Governo, al fine di una sistemazione della situazione pendente. Con D.L. n. 277 del 19/11/2004 viene istituita la “Fondazione Ordine Mauriziano”, successivamente convcrtito in Legge n. 4 del 21/01/2005, in seguito alla quale i beni immobiliari e mobiliari dell’Ente, sono trasferiti alla predetta Fondazione, con lo scopo di realizzare il “patrimonio” per l’azzeramento dei debiti accumulati nel tempo, anche mediante la dismissione dei beni del suddetto. L’unico velleitario vincolo posto dalla legge prevede intorno alla precettoria una fascia di rispetto di inalienabilità di 100 metri a partire dal limite esterno del Concentrico: nemmeno la metà dello spazio che separa la chiesa dalla strada statale. Con un’asta pubblica, tenutasi nella sede della Fondazione Ordine Mauriziano, tutto il terreno a oggi alienabile nell’area di Ranverso è stato venduto. Questa grande operazione di dismissione del patrimonio immobiliare dell’antico ordine costituzionalmente riconosciuto, ha toccato l’area di pregio naturalistico e di interesse storico turistico della precettoria antoniana, ha assegnato all’unica società aggiudicataria, un patrimonio vincolato ad uso agricolo e agrituristico.

Con questo lavoro di tesi ci si prefigge l’obiettivo di dare un suggerimento per il recupero delle strutture, rispettando la tipologia originaria dei fabbricati.

La tesi è strutturata in modo da analizzare nella prima parte l’evoluzione storica del complesso e dell’Ordine Mauriziano, con un inquadramento storico-geografico, una descrizione dei possedimenti e dei beni attraverso i documenti d’archivio.

Nella seconda parte sono stati esaminati i materiali da costruzione, lo stato di conservazione e di degrado del complesso.

Nella terza parte, si è ipotizzato di realizzare una struttura polifunzionale con l’integrazione di più attività concatenate tra loro; tra queste è previsto un centro per l’allevamento degli asini, con relativo punto vendita del latte di asina e di prodotti cosmetici da esso derivati, un centro per l’onoterapia, e per finire un ostello di accoglienza e una sala espositiva con documentazione relativa alla precettoria antoniana e alla via Francigena. Il progetto si pone l’obiettivo di ottenere una struttura che s’inserisca completamente nel contesto, salvaguardando il complesso edificato senza stravolgerlo, mantenendone quelle caratteristiche di “ruralità” che lo hanno caratterizzato nel tempo.

 

 

POLITECNICO DI TORINO I FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea Magistrale in Architettura (costruzione) Tesi meritevoli di pubblicazione Sant’Antonio di Ranverso: una riqualificazione come polo degli itinerari turistico-culturali in Valle di Susa di Anna Del Boca Relatore: Elena Tamagno All’interno di questo lavoro è stato trattato il tema della riqualificazione della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, insediamento religioso e rurale di origine medievale situato all’inizio della Valle di Susa, a pochi km da Torino, addossata al versante nord della collina morenica di Rivoli e collocato lungo l’antico tracciato della Via Francigena. La Precettoria, attualmente di proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano, è composta dalla chiesa, dall’edificio del convento e da quattro cascine (l’Ospedaletto, poiché sorge sul sito dell’antico ospedale che accoglieva e curava viandanti e pellegrini, la Cascina Bassa, la Cascina di Levante e la Cascina di Ponente); allo stato attuale il convento e due delle cascine sono in stato di abbandono e l’unica parte aperta al pubblico è la chiesa. La Precettoria sorge a cavallo di due comuni (Rosta e Buttigliera Alta) ed è soggetta a due P.R.G.C. In particolare, il Piano di Buttigliera Alta prevede un Piano di Recupero Funzionale che permette l’inserimento di alcune piccole attività produttive, commerciali e ricettive. Il progetto elaborato durante la tesi parte dalla scala territoriale, proponendo la realizzazione di una serie di itinerari turistico-culturali che si diramano lungo la Valle di Susa sullo sfondo storico della Via Francigena. All’interno di questo sistema di itinerari si colloca Ranverso che, data la sua posizione e riprendendo l’antica vocazione di ospitalità, può diventare un polo di accoglienza turistica fondamentale. A tal proposito vengono individuati tre ambiti di intervento: il Convento, la Cascina Ospedaletto, la Cascina di Levante. Inquadramento territoriale e individuazione degli ambiti di intervento Nel primo si propone l’inserimento, al piano terreno, di servizi di assistenza ai visitatori (una caffetteria e i servizi igienici, attualmente assenti) e, al piano nobile, un’attività di ristorazione. Dal punto di vista architettonico, si prevede il recupero planimetrico e visivo del tracciato del chiostro Quattrocentesco (demolito nel Settecento) mediante lo scavo della zona interessata, ora coperta da terreno di riporto e l’inserimento di fioriere e rampicanti che riprendano le volumetrie delle volte. Inoltre viene previsto l’inserimento di un ascensore esterno in acciaio e vetro per permettere l’accessibilità ai piani superiori; la collocazione esterna è stata necessaria per non danneggiare le volte. Schizzi degli interventi previsti per l’ambito Convento Nell’ambito Ospedaletto si prevede l’inserimento, mediante il recupero dei fienili, di attività di lavorazione della frutta e delle erbe mediche coltivate in loco con la possibilità di vendita sul posto, un bookshop e una sala a disposizione di scolaresche e comitive. Si prevede inoltre il recupero dell’antico ingresso attraverso il portale lungo la Strada di Francia (ora impossibilitato a causa della quota del sedìme stradale) e, dal punto di vista impiantistico, l’inserimento di una tettoia fotovoltaica lungo il lato interno del muro di cinta e l’utilizzo di sonde geotermiche orizzontali. Nell’ambito Cascina di Levante, composto da 4 fabbricati adiacenti e disposti a “V”, viene previsto l’inserimento di un’attività ricettiva di medio livello composta da 18 camere a 2/3 posti letto e 4 camere più grandi, per eventuali gruppi e scolaresche. Le camere sono collocate all’interno dei fienili e delle stalle, recuperati e risanati, mentre nel fabbricato centrale della casa saranno collocati gli spazi comuni (reception, hall e sala colazione); poiché i fabbricati hanno quote diverse tra loro a causa della morfologia del terreno, è stato previsto l’inserimento del blocco scala e ascensore nella torre sud, unico punto che permette il collegamento ai vari piani. Viste degli interventi previsti per gli ambiti Ospedaletto e Cascina di Levante Per quanto riguarda gli spazi esterni, si prevedono la pedonalizzazione dell’area antistante l’ingresso alla Precettoria e del tratto interno al Concentrico della Strada Antica di Francia e la realizzazione di tre parcheggi in corrispondenza degli accessi all’insediamento (uno, principale, lungo il viale di accesso; uno in corrispondenza dell’accesso ovest; uno a sud riservato all’albergo). Per ulteriori informazioni, e-mail: Anna Del Boca: a.delboca@libero.it Servizio a cura di: CISDA – HypArc, e-mail: hyparc@polito.it

 

La Valle di Susa si caratterizza come un territorio ricco di potenzialità in cui, negli anni, sono state intraviste una serie di opportunità che lo hanno trasformato in palcoscenico su cui cimentare una serie di proposte; dalla sua storica vocazione stradale di collegamento, alla sua attrattività per gli sport invernali che lo ha candidato come sede per i Giochi Olimpici invernali del 2006 oltre alla presenza di un patrimonio storico-culturale -architettonico di notevole importanza tra cui spicca il “bene faro” della Sacra di San Michele che è stato scelto come simbolo della Regione Piemonte.

Questo patrimonio storico-religioso vede, affiancato a centri di notevole rilievo storicoartistico, quali l’Abbazia di Novalesa, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, l’Abbazia di San Giusto a Susa, ecc… una miriade di piccoli centri o edifici minori che si trovano disseminati sul territorio e che spesso risultano abbandonati o non valorizzati.

La tesi di laurea vuole tentare di approfondire il destino di tali centri, ipotizzando una sviluppo territoriale della Valle di Susa all’interno di una proposta di turismo religioso, concentrandosi sullo studio e la progettazione di un caso puntuale.

In generale, tali centri potrebbero costituire una rete o potenziare quella già esistente a supporto dei “beni faro” che di per se già hanno la capacità di attrazione e potrebbero ospitare funzioni a supporto di tali strutture.

Inoltre la presenza del passaggio di un tratto della Via Francigena rappresenta una grande opportunità poiché introduce la presenza di un’utenza interessata alla riscoperta del paesaggio, dell’ambiente e dei luoghi storici caratteristici minori.

La tesi si èconcentrata dunque sulla riprogettazione della Certosa di Banda, struttura inserita all’interno del sistema storico dei complessi monastici certosini della Valle di Susa, ipotizzandone la riconversione in Monastero Cistercense, in cui associata alla vita della comunità monastica fossero presenti strutture per l’accoglienza e la ricettività degli ospiti che giungono nel monastero per compiere un’esperienza spirituale, un punto tappa per i pellegrini in viaggio sul percorso della via Francigena e uno spazio per i visitatori interessati alla riscoperta della Certosa, inquinato bene storico-artistico.

La scelta della destinazione d’uso è stata dettata quindi, oltre che dalla volontà di riscoprirne l’antica funzione, dalla scelta di voler caratterizzare la struttura all’interno di un percorso di turismo religioso in cui offrire uno spazio multifunzionale finalizzato al raggiungimento di un’esperienza spirituale.

 

Il convento di Sant’Antonio di Ranverso. Ipotesi di restauro

 

Marta Cardinale, Roberto Varacalli

Il convento di Sant’Antonio di Ranverso. Ipotesi di restauro.

Rel. Carla Bartolozzi. Politecnico di Torino, NON SPECIFICATO, 2000

 

Abstract:

il Convento di Sant’Antonioio di Ranverso è un monumento di grande interesse, affascinante e ricco di stratificazioni, ma è purtroppo anche molto trascurato e decadente. E’ proprio questo fatto che ci ha spinti a porlo al centro della nostra analisi, allo scopo di poter ipotizzare un modo di restituirgli la sua, ormai persa, armonia.

 

Purtroppo è stato difficile trovare della documentazione storica che riguardasse in particolare il Convento sia alle Soprintendenze che all’archivio dell’Ordine Mauriziano: abbiamo spesso incontrato informazioni e tavole che trattavano il comprensorio in generale o solamente la chiesa, mentre l’argomento per noi principale veniva quasi sempre ignorato..

 

Questo ci ha costretti a formulare delle ipotesi sulla sua storia e sulle stratificazioni in esso visibilmente presenti basandoci sui soli esigui elementi a nostra disposizione. Nel frattempo ci siamo impegnati in un accurato rilievo che ci ha anche aiutati ad addentrarci maggiormente nell’argomento e a capirne le problematiche.

 

Giunti a questo punto si è reso necessario prevedere un riuso per donare all’edificio nuova vitalità, ma anche per creare maggior interesse nei suoi visitatori. Il rilievo ci aveva fatto capire che sarebbe stato molto difficile attuare tale proposito, considerata la zona isolata e l’altezza limitata delle volte nel piano seminterrato e nel mezzanino.

 

Il piano regolatore di Buttigliera Alta, suggerisce l’allestimento di un ostello o l’inserimento di botteghe, ma la struttura dell’edificio non permette in nessun modo un simile riuso. E’ stato dunque necessario allargare la nostra visuale, permettendole di cogliere il Complesso nella sua interezza; solo così la soluzione del problema ci è sembrata chiara: era necessario mantenere il più possibile la genuinità del luogo, permettere che il Comprensorio continuasse la sua attività agricola tradizionale, e in più creare elementi che incrementassero l’interesse dei visitatori.

 

Solo in un secondo momento, quindi, abbiamo potuto focalizzare la nostra attenzione sul convento, argomento specifico della nostra ricerca, e a quel punto la soluzione ai nostri dubbi ci è apparsa delineata in modo naturale, come una conseguenza dell’ambiente circostante.

il Convento di Sant’Antonioio di Ranverso è un monumento di grande interesse, affascinante e ricco di stratificazioni, ma è purtroppo anche molto trascurato e decadente. E’ proprio questo fatto che ci ha spinti a porlo al centro della nostra analisi, allo scopo di poter ipotizzare un modo di restituirgli la sua, ormai persa, armonia.

 

Purtroppo è stato difficile trovare della documentazione storica che riguardasse in particolare il Convento sia alle Soprintendenze che all’archivio dell’Ordine Mauriziano: abbiamo spesso incontrato informazioni e tavole che trattavano il comprensorio in generale o solamente la chiesa, mentre l’argomento per noi principale veniva quasi sempre ignorato..

 

Questo ci ha costretti a formulare delle ipotesi sulla sua storia e sulle stratificazioni in esso visibilmente presenti basandoci sui soli esigui elementi a nostra disposizione. Nel frattempo ci siamo impegnati in un accurato rilievo che ci ha anche aiutati ad addentrarci maggiormente nell’argomento e a capirne le problematiche.

 

Giunti a questo punto si è reso necessario prevedere un riuso per donare all’edificio nuova vitalità, ma anche per creare maggior interesse nei suoi visitatori. Il rilievo ci aveva fatto capire che sarebbe stato molto difficile attuare tale proposito, considerata la zona isolata e l’altezza limitata delle volte nel piano seminterrato e nel mezzanino.

 

Il piano regolatore di Buttigliera Alta, suggerisce l’allestimento di un ostello o l’inserimento di botteghe, ma la struttura dell’edificio non permette in nessun modo un simile riuso. E’ stato dunque necessario allargare la nostra visuale, permettendole di cogliere il Complesso nella sua interezza; solo così la soluzione del problema ci è sembrata chiara: era necessario mantenere il più possibile la genuinità del luogo, permettere che il Comprensorio continuasse la sua attività agricola tradizionale, e in più creare elementi che incrementassero l’interesse dei visitatori.

 

Solo in un secondo momento, quindi, abbiamo potuto focalizzare la nostra attenzione sul convento, argomento specifico della nostra ricerca, e a quel punto la soluzione ai nostri dubbi ci è apparsa delineata in modo naturale, come una conseguenza dell’ambiente circostante.

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