Giugno 24, 2019

templari commanderia diverse dalle precettorie

templari commanderia diverse dalle precettorie

Gli insediamenti

Cavalieri templari sovente alloggiavano in chiese minori, oratori, cappelle dipendenti da episcopi o cattedrali o in monasteri cui spesso erano annessi ospizi per l’accoglienza dei pellegrini. Grazie all’intervento dei pontefici il Tempio riusciva ad ottenere in concessione perpetua o temporanea immobili appartenenti ad Enti ecclesiastici dietro pagamento di un censo annuo. A volte erano gli stessi Templari a costruire delle chiese, anche se in Italia tale attività sembra essere alquanto ridotta. Ma è soprattutto alle donazioni e ai lasciti dei benefattori che il patrimonio templare vide una rapida crescita sia nelle città che nelle campagne. Le domus templari italiane raramente erano isolate e sovente facevano parte di ecclesiae, con le quali finivano per confondersi. Le domus erano anche costituite nell’ambito delle mansiones, composte nella forma più elementare da un ricovero per i viaggiatori ed una stalla per i cavalli. Le domus-mansiones erano collocate nei centri di transito o confluenza delle principali correnti di traffici e pellegrinaggi che percorrevano l’Italia. La funzione assistenziale era altresì svolta con le domus con annessi degli hospitales.

Caratteristica comune a tutti gli insediamenti urbani è la loro collocazione al di fuori della cinta muraria. Le precettorie a volte erano delle vere e proprie fortezze difese da torri e alte mura. Si trattava di complessi autosufficienti che comprendevano di norma: una cappella (in alcuni casi vi era una cappella ad uso esclusivo dei fratres ed un’altra aperta al pubblico), le scuderie, la selleria, le fucine, l’armeria, il mulino, la cantina, il forno, i depositi per conservare le derrate alimentari, l’infermeria e l’ospitale, il cimitero e il “vivarium” (pescheria) ove si allevavano pesci, molto consumati dai Templari durante i periodi di astinenza dalle carni precedenti il Natale e la Pasqua.

Nelle zone interne della Puglia sorgevano grandi casali e masserie appartenenti al Tempio con notevoli estensioni terriere che prendevano il nome di grancie o grangie. Spesso le terre venivano affidate a dei concessionari (conductores) che provvedevano a lavorarla dietro il pagamento di un canone d’affitto, mentre nelle comunità più numerose erano gli stessi cavalieri a dedicarsi all’attività agricola. Le colture più diffuse erano il frumento (soprattutto in Capitanata) e l’olivo (nella terra di Bari particolarmente rinomati erano le olive e l’olio della mansione di Molfetta come risulta da alcuni atti dell’epoca), non mancavano la vite, diffusa un po’ ovunque nella regione, e i legumi. Accanto alla coltivazione della terra era diffuso anche l’allevamento del bestiame: da carne, da latte e da lana. La Murgia offriva ricchi pascoli alle cospicue mandrie di buoi e bufali appartenenti al Tempio. La produzione agricola era destinata al consumo interno delle domus pugliesi; le eccedenze venivano vendute e una parte del ricavato era versato nelle casse della Sede Centrale sotto forma di responsiones. Nella seconda parte del XII sec. i cereali e i legumi pugliesi erano inviati agli insediamenti in Siria i quali, perdendo terreno a vantaggio dei Musulmani, divenivano sempre più dipendenti dall’Occidente per quanto riguardava i rifornimenti.

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