Dicembre 9, 2020

Stidy.com.L’ORDINE MAURIZIANO La fondazione dell’Ordine risale al 1434.

Stidy.com.L’ORDINE MAURIZIANO La fondazione dell’Ordine risale al 1434.

Sant’Antonio di Ranverso
L’ORDINE MAURIZIANO
La fondazione dell’Ordine risale al 1434 per opera del duca Amedeo VIII di Savoia; gli adepti si proponevano di rinunciare alla vita mondana e di vivere nell’esercizio delle virtù. Nel 1572 una bolla papale sancì l’unione dell’Ordine di S. Maurizio con l’Ordine ospedaliero di S. Lazzaro, risalente ai tempi delle Crociate, che possedeva numerosi ospedali per i lebbrosi. L’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ebbe, tra i suoi scopi, quello di esercitare l’assistenza ospedaliera e di riunire in una sorta di congregazione le persone più insigni, alle quali attribuire adeguate ricompense. Già nel 1573 il duca Emanuele Filiberto di Savoia fondò a Torino il primo Ospedale Mauriziano e costituì la prima dotazione dell’Ordine,
assegnandogli alcuni possedimenti, fra cui la tenuta di Stupinigi. Nei secoli successivi vennero aggiunte altre proprietà, tra cui l’abbazia di Staffarda, i beni degli Antoniani di Ranverso e la Prevostura del Gran S. Bernardo. L’Ordine inoltre fondò ospedali a Lanzo, ad Aosta, a Valenza, e si diede una sede religiosa nella Basilica di Santa Croce a Torino. La Fondazione Ordine Mauriziano esercita attualmente l’attività di ente ospedaliero, unitamente a compiti in materia di beneficenza, istruzione e culto. Particolarmente significativa è la partecipazione alla gestione dell’Istituto per la ricerca e cura del cancro di Candiolo.
L’Ordine Mauriziano con Legge del 21 gennaio 2005, n. 4, è diventato Fondazione Ordine Mauriziano.
LA PRECETTORIA
La Precettoria è il complesso costituito dalla chiesa, il convento, le cascine e l’ospedale; dipendeva dalla casa madre degli Antoniani, la chiesa abbaziale di Saint-Antoine-du Viennois nel Delfinato, e aveva come responsabile un precettore, nominato dall’abate degli Antoniani. Essa venne costruita in seguito a una donazione (tra il 1180 e il 1185) del conte Umberto III di Savoia, che la volle in prossimità di un ramo della Via Francigena, la strada che collegava l’Italia con l’Europa centrale e occidentale, e la affidò agli Antoniani.
L’Ordine degli Antoniani deriva il suo nome da S. Antonio Abate, che nacque in Egitto nella seconda metà del III secolo e si ritirò a vivere nel deserto, acquistandosi la fama di taumaturgo. Nel 1080 le reliquie del Santo furono trasferite in Delfinato e vennero sepolte a La Motte Saint Didier (ora Bourg Saint Antoine). Qui nel 1095 venne fondato l’Ordine ospedaliero degli Antoniani; il loro compito era l’accoglienza ai viaggiatori, e soprattutto la cura dei malati. In particolare, gli
Antoniani di S. Antonio di Ranverso si dedicavano ad assistere i pellegrini che percorrevano la Via Francigena. A questo scopo venne costruito l’ospedale, nel quale i frati curavano soprattutto coloro che erano colpiti dal fuoco di S. Antonio (herpes zoster). Gli Antoniani usavano il grasso di maiale come emolliente per le piaghe provocate dal fuoco di S. Antonio; ciò giustifica la presenza di questi animali in uno degli affreschi all’interno della chiesa, così come la natura del male curato (il fuoco) e le sue conseguenze (la frequente amputazione degli arti inferiori) spiegano il ricorrere negli affreschi di una fiamma stilizzata e della lettera greca tau (t), che ricorda nella forma la stampella usata dagli ammalati.
L’Ordine Antoniano, che nel corso della sua storia conobbe
una grandissima espansione territoriale, venne abolito nel 1776 con una bolla papale, che ne attribuì i possedimenti all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
L’OSPEDALE
La facciata è tutto quanto resta dell’edificio, costruito alla fine del XV secolo, in cui gli Antoniani ospitavano e curavano i malati, e tra questi soprattutto coloro che erano colpiti dal cosiddetto fuoco di S. Antonio (herpes zoster). Essa ha una forma a capanna, con un portale centrale con arco a sesto acuto e ornato da un’alta ghimberga, una porta a destra e una finestra a sinistra, anch’esse con arco a sesto acuto. La facciata presenta una ricca decorazione in cotto, estesa anche ai pinnacoli che si ergono sul coronamento.
Alla parte interna della facciata agli inizi del XX secolo è stato addossato un rustico, mentre nel luogo in cui era situato il fabbricato dell’ospedale è stata costruita una cascina nei primi decenni del XVIII secolo.

LA CHIESA
La chiesa, inizialmente costruita in stile romanico, in seguito alle trasformazioni subite nel corso di tre secoli ha assunto forme gotiche. La facciata attuale, che risale alla metà del XIV secolo, presenta tre portali con archi a sesto acuto, a cui si sovrappongono le ghimberghe (la ghimberga è un frontone triangolare proprio dello stile gotico), sormontate da un pinnacolo. La ghimberga centrale non è in asse con la facciata, ma spostata verso la destra di chi guarda, in modo tale da non coprire completamente il rosone, testimoniando così che le ghimberghe costituiscono un’aggiunta posteriore; esse risalgono infatti alla grande sistemazione della chiesa, avvenuta alla fine del XV secolo. Ai lati della ghimberga centrale si aprono due finestre monofore.
La facciata è abbellita e movimentata da una ricca decorazione in terracotta. Questo tipo di decorazione rappresenta la fusione di creazione artistica ed esecuzione artigianale: infatti gli elementi decorativi ideati dall’artista (foglie, rami, frutti, fiori, serie di archetti…) venivano riprodotti in formelle tramite stampi, che consentivano di ripetere innumerevoli volte i motivi ornamentali. A S. Antonio di Ranverso sono state così create comici per ornare i portali, le ghimberghe, le finestre, il rosone, ma anche i coronamenti del tetto, i pinnacoli, i fianchi della chiesa, l’abside, il campanile. La facciata presenta inoltre una decorazione dipinta a motivi geometrici, eseguita agli inizi del XVI secolo. L’abside poligonale, risalente alla fine deli XV secolo, è percorsa da alti contrafforti.
I tre portali della tacciata danno accesso a un portico, eretto intorno alla metà dei XIV secolo. Esso è coperto con volte a crociera, la mediana delle quali è decorata con affreschi cinquecenteschi; la scena più facilmente leggibile rappresenta la nave che trasporta da Costantinopoli alle coste francesi il corpo di S. Antonio Abate, che sarà poi sepolto nella chiesa della cittadina di La Motte St. Didier in Delfinato. Le volte sono sostenute da pilastri con capitelli e da mensole, tutti realizzati in pietra verde, che crea un contrasto cromatico con il rosso delle strutture in cotto; sia i capitelli sia le mensole, scolpiti da un anonimo artista piemontese intorno al 1280, sono ornati con teste umane, animali e mostri, secondo l’usanza diffusa nel Medioevo. Dal portico si accede alla chiesa attraverso tre portali; nella lunetta del portale centrale si trova un affresco risalente alla fine del XV secolo, che raffigura una Madonna con Bambino tra S. Giovanni Evangelista e un altro Santo.

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