Ranverso nel Mese di Dicembre 2007 viene riattivata un’antica tradizione di Culto e devozione per Sant’Antonio Abate Patrono di Ranverso
Ranverso nel Mese di Dicembre 2007 viene riattivata un’antica tradizione di Culto e devozione per Sant’Antonio Abate Patrono di Ranverso
Ersilio Teifreto
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Una data storica per Ranverso nel Mese di Dicembre 2007 viene riportata alla luce e riattivata un’antica tradizione per il Culto religioso e la devozione per Sant’Antonio Abate Patrono di Ranverso , limitando la festa patronale alla solennità ed alla preghiera nella Chiesa Abbaziale della Precettoria di Sant’Antonio Abate di Ranverso .
Lo studioso di Storia Ospedaliera Antoniana ed il suo allievo Ersilio Teifreto nato a Novoli dove si costruisce la Fòcara noto divulgatore della Festa di Sant’Antonio Abate nel Nord Italia , insieme a etnologi, antropologi e storici delle tradizioni popolari, hanno svolto un ruolo cruciale cruciale nel ripristino e nella salvaguardia dell’antica memorabile tradizione popolare. Il loro contributo e stato predominante seguendo questo flessibile Format:
Il primo studioso e ricercatore Mons. Italo Ruffino che ha dedicato parte della sua vita a Ranverso fu il primo ad identificare, raccogliere e documentare le tradizioni che rischiano di scomparire d’altronde per logica non poteva essere diversamente . Utilizzò metodi scientifici, come l’osservazione partecipante (l’etnologo vive all’interno della comunità studiata), la raccolta di testimonianze orali anche dei contadini Autoctoni nati e cresciuti a Ranverso dove hanno battezzato, cresimato e sposato i loro figli , Don Italo ha seguito con grande impegno le analisi di fonti scritte, e materiali come foto fornitele anche da Ersilio che ha un archivio :(Come Eravamo) (reperti, documenti storici, registrazioni),
attraverso l’analisi critica delle fonti, lo studioso ha ricostruito il contesto storico, sociale e culturale in cui le tradizioni sono nate e si sono evolute guardando anche la tradizione Novolese. Questo aiuta a comprendere il loro significato originale e la loro importanza per capire l’evoluzione della festa Patronale dedicata a Sant’Antonio Abate anche nelle comunità studiate .
Il risultati della ricerca di Don Ruffino furono presentati in conferenze nei Comuni di Rosta , Buttigliera Alta , le 2 Proloco , la Fondazione Ordine Mauriziano e AFOM con la quale sia io che Italo eravamo associati e facevamo parte del Consiglio Direttivo.
La collaborazione con le Comunità Locali: di questa divulgazione pubblica ha contribuito a mantenere viva la memoria delle tradizioni e a sensibilizzare l’opinione pubblica sul loro valore.
Ruffino ha fornito le basi conoscitive per l’implementazione di politiche di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, spesso in collaborazione con enti locali e nazionali, non solo ma ha prevenuto la perdita della memoria storica, offrendo anche gli strumenti per una consapevole e, a volte, rinnovata pratica delle antiche usanze nel mondo contemporaneo.
NEL PROGETTO DI RIATTIVAZIONE DELLA FESTA E COMPRESA GRADUALMENTE ANCHE L’INSERIMENTO DELLA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI ALL’ESTERNO DELLA CHIESA
ORIGINE E STORIA DELLA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI E DEGLI ATTREZZI AGRICOLI
- Falo e celebrazioni del fuoco: Una delle tradizioni più diffuse è l’accensione di grandi falò (noti come “focaracci” o “fare”) la sera prima o durante il 17 gennaio. Questa usanza, legata a leggende sul santo che discese all’inferno per liberare le anime e rubare il fuoco per l’umanità, simboleggia la luce, la purificazione e la rinascita, e in alcune aree segna l’inizio del Carnevale.
- Eventi religiosi e civili: La celebrazione include comunque i momenti liturgici fondamentali, come la Santa Messa, a cui si possono associare processioni, concerti e serate danzanti.
- Opere di carità e condivisione: In linea con il precetto evangelico che Sant’Antonio seguì (“vendi tutto e dona ai poveri”), alcune comunità si concentrano sulla carità e l’aiuto ai bisognosi, magari attraverso la raccolta fondi o l’organizzazione di pranzi comunitari, come l’usanza del “Piatto di Sant’Antonio” che viene consumato o portato a casa e il ricavato devoluto in beneficenza.
- Benedizione di altri elementi: Invece (o oltre) agli animali, si possono benedire i mezzi agricoli (trattori, attrezzi da lavoro), i prodotti della terra e persino automobili, moto, biciclette e i loro conducenti, sottolineando il legame del santo con il mondo rurale e il lavoro, che un tempo dipendeva strettamente dagli animali.
- Sagre e mercati: Vengono spesso organizzate fiere, sagre e mercati di prodotti agricoli e artigianali, che rappresentano un momento di aggregazione sociale e di valorizzazione delle produzioni locali.
- Tradizioni culinarie: La festa è spesso accompagnata da piatti tipici e dolci tradizionali locali, come il “kissel” in alcune zone.
- Rievocazioni storiche: In alcuni luoghi si tengono sfilate di carri allegorici o rappresentazioni che raccontano la vita del santo o le sue tentazioni nel deserto.
E’ nel corso del 2006 che Italo Ruffino insieme ai comuni, la Diocesi la Fondazione Ordine Mauriziano e le Associazioni Pro Loco, attente alle tradizioni del territorio e delle proprie comunità , anche in considerazione del grande interesse dei cittadini molti di estrazione contadini e fittaioli delle cascine e dei terreni di Ranverso verso gli animali domestici, che decidiamo di ripristinare la Festa di Sant’Antonio Abate completandola con la benedizione prima delle persone e poi degli animali , fissando la celebrazione alla domenica successiva al 17 gennaio, data in cui viene commemorato normalmente il Santo. La Festa nata con forti basi di tradizioni religiose e grazie all’impegno di Don Italo in collaborazione con Ersilio.
Da nostre valutazioni la festa e ferma, non cresce cresce anno dopo anno come la prospettava Don Ruffino fino a farla diventare importante nella bassa e nella lata Valle di Susa .gli animali portati a Ranverso per essere benedetti sono principalmente cani, e gatti. La stampa locale ha dato ampio risalto alla manifestazione. La festa non rappresenta solo un importante momento d’incontro tra le persone ma anche un momento di preghiera , gli animali, che con la loro presenza ci regalano conforto e compagnia nella vita di tutti i giorni, a quelli che, per innate qualità si trovano a collaborare a stretto contatto con l’uomo ma non sono presenti , quelli di grande utilità per la sopravvivenza dell’umanità. Nella brevissima festa patronale con la durata di appena un’ora si terranno insieme delle iniziative per mettere in luce l’importanza delle relazioni fra uomini e animali, vorremmo fosse presente la Croce Rossa con i cani addestrati valorizzandone i ruoli e le capacità, cercando così di avvicinare sempre più i cittadini a questo mondo in grado di dare molto più di quanto si possa immaginare. vorremmo coinvolgere in prima persona anche i ragazzi delle scuole che si sono preparati all’evento. Vorremmo un programma dove prevede oltre alle dimostrazioni sopraccitate: sfilate di cani, e la Benedizione di Don Franco Gonella parroco di Buttigliera Alta e Rosta per tutti gli animali che giungeranno accompagnati dai loro proprietari. Il grande viale e la graziosa piazzetta di fronte alla chiesa vicino ala masso erratico sarà messo a disposizione per i trattori che verranno benedetti, Associazioni di categoria, canili, addestratori, aziende del settore, studi veterinari e per tutti coloro che vivono vicino agli animali.
LA STORIA DI SANT’ANTONI ABAT DI RANVERS
La storia di Sant’Antoni Abat di Ranvers è principalmente legata alla Commenda di Sant’Antonio di Ranverso (o Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso), un gioiello dell’architettura gotica in Piemonte (Italia), piuttosto che a un santo specifico con questo nome. L’edificio, situato lungo la Via Francigena, prende il nome dalla sua associazione con Sant’Antonio il Grande (o Antonio l’Eremita) e l’ordine ospedaliero a lui dedicato. Ecco i punti chiave di questa storia : Fondazione e ruolo dell’Ospedale: La commenda fu fondata intorno al 1185 grazie ad una donazione del conte Umberto III di Savoia. Il suo ruolo principale era quello di accogliere e curare i numerosi pellegrini e pazienti che stavano attraversando questo importante percorso. L’Ordine degli Antonini: Dal 1188, l’ordine dei canonici Regolari di Sant’Antonio di Vienna, sostenuto da Casa Savoia, gestì l’istituzione. I monaci antonini si specializzarono nel trattamento del” male degli ardenti ” (ergotismo), una malattia causata da un fungo di segale, usando un unguento alle erbe e carne di maiale (l’animale associato a Sant’Antonio l’Eremita). Collegamento con Sant’Antonio l’eremita: Il culto di Sant’Antonio il Grande (Antonio d’Egitto) si diffuse nella regione dopo che le sue reliquie furono portate lì durante le Crociate. I miracoli di guarigione attribuiti alle sue reliquie attirarono un’enorme folla di pellegrini, contribuendo allo sviluppo di luoghi di accoglienza e ospedali, tra cui Ranverso. Architettura e affreschi: Il complesso architettonico comprende la chiesa, il monastero e un piccolo ospedale. È particolarmente rinomato per i suoi affreschi e dipinti murali in stile gotico, la maggior parte dei quali risalgono agli inizi del XV secolo. Importanza storica: Sebbene meno conosciuta della Sacra di San Michele, la Commenda di Ranverso è considerata un gioiello del gotico piemontese e un’importante testimonianza dell’assistenza ai pellegrini nel Medioevo. In sintesi, la storia di “Saint Antoine de Ranvers” non è quella di una persona specifica nata a Ranvers, ma la storia di un importante ospedale medievale dedicato a Sant’Antonio il Grande, che svolse un ruolo cruciale nella cura dei malati e nell’accoglienza dei pellegrini lungo la Via Francigena. Le cronache e le leggende riferiscono che l’anacoreta egiziano, il potente uomo di preghiera, vinse le tentazioni del demonio e guarì il fuoco sacro (il cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio”). Simbolismi e allegorie furono collegati alla data della festa del Santo, compreso il maialino che accompagnava il santo con la campanella al collo. Solo così si può spiegare la grande popolarità del santo e della sua festa in Europa, durante la quale, essendo Sant’Antonio divenuto anche protettore degli animali, nelle regioni agricole si portavano a benedire gli animali domestici per allontanare le malattie e favorire la fertilità. Defendente Ferrari, Polittico, la festa di Sant’Antonio Abate di Ranverso (1530) Domenica 21 gennaio 2007, dunque, giorno stabilito per la ripresa della tradizione, incominciarono ad arrivare i trattori e i carri (grandi e piccoli), singole persone con arnesi da giardinaggio, e sempre più gente con animali (cani, gatti, muli, uccellini in gabbia, cavalli) ecc. La Pro Loco di Buttigliera Alta allestì un angolo “rustico” con personaggi in costume, dai contadini ai frati con il saio nero con Tau azzurra e un banco dove vennero distribuiti, dopo la funzione religiosa, dei piccoli pani a forma di animali benedetti. Italo Ruffino presentò il suo ultimo libro Storia Ospedaliera Antoniana, compendio di tutta una vita di studio e ricerche sull’Ordine degli Antoniani.
Nel suo nome nel medioevo si era costituito un Ordine di monaci ospedalieri antoniani che curavano le malattie della pelle attraverso unguenti ottenuti dal grasso di maiale (da qui l’associazione del Santo con il maiale, che probabilmente avendo svolto vita eremitica nel deserto egiziano della Tebaide non ne ha posseduto mai nessuno), principalmente la malattia nota come “fuoco di sant’Antonio”.
Il culto di Sant’Antonio Abate (festeggiato il 17 gennaio) affonda le radici nella vita rurale e nelle credenze popolari, che lo associano alla protezione degli animali domestici e da stalla e alla guarigione del “fuoco” sulla pelle (l’herpes zoster).
Protettore degli Animali Domestici
L’associazione con gli animali ha origini antiche e diverse interpretazioni:
Iconografia del maialino: Sant’Antonio Abate è spesso raffigurato con un maiale al suo fianco. Si narra che i monaci Antoniani, che gestivano ospedali per i malati, allevassero maiali, i quali potevano circolare liberamente nei centri abitati (fatto eccezionale per l’epoca, segnalati da una campanella al collo). Il lardo di questi animali veniva usato per curare malattie della pelle. Il maiale, nell’iconografia, rappresenta anche la vittoria del santo sulle tentazioni demoniache che lo tormentavano nel deserto, come un male che ha saputo addomesticare.
Vita rurale: Essendo un santo legato alla tradizione contadina, è considerato il patrono degli allevatori, panificatori, salumai e macellai. La sua protezione era invocata contro le epidemie che colpivano il bestiame.
Tradizioni: In molte località italiane, il 17 gennaio si celebra la benedizione degli animali domestici e da stalla, un rito che simboleggia il profondo legame tra uomo e natura e la richiesta di protezione per gli animali che aiutano l’uomo nel lavoro quotidiano.
Guaritore del “Fuoco” sulla Pelle
La fama di guaritore è legata a una grave malattia tossica, l’ergotismo da segale cornuta (nota come “fuoco sacro” o “ignis sacer”), che imperversò in Europa per secoli, oltre che all’herpes zoster, volgarmente detto “fuoco di Sant’Antonio”.
Ordine Ospedaliero degli Antoniani: L’Ordine, nato per accogliere i malati che si recavano presso le reliquie del Santo in Francia, fu fondamentale nel consolidare questa fama. Usavano il lardo dei loro maiali come unguento per curare le erisipele e altre infezioni cutanee.
Simbolismo del fuoco: Il dolore urente (come di bruciore) provocato dall’herpes zoster ha rafforzato il legame simbolico con il fuoco, un elemento ricorrente nelle leggende del santo.
Tradizioni e Rituali
Oltre alla benedizione degli animali, la festa di Sant’Antonio Abate è caratterizzata da:
I Falò: In diverse regioni d’Italia, la notte tra il 16 e il 17 gennaio, si accendono grandi falò, noti come “fuochi di Sant’Antonio”. Questi roghi hanno una forte valenza simbolica, legata alla vittoria del santo sul demonio e al fuoco come elemento purificatore di passaggio tra l’anno vecchio e il nuovo, e talvolta come riferimento alla leggenda secondo cui il santo rubò una scintilla dall’inferno per donarla all’umanità.
Momenti conviviali: Attorno ai falò, le comunità si riuniscono per socializzare, cantare canti popolari e condividere cibi tradizionali, come salsicce e pane benedetto.
Proverbi e modi di dire: La figura del santo è così radicata nella cultura popolare che esistono numerosi proverbi e modi di dire a lui dedicati
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