Ranverso “ha da sempre il suo Abate Sant’Antonio” è corretta il ruolo di “abate” come guida della comunità monastica è cessato con la soppressione dell’Ordine originario nel XVIII secolo, e oggi non c’è un abate residente nel senso tradizionale del termine.
Ranverso “ha da sempre il suo Abate Sant’Antonio” è corretta il ruolo di “abate” come guida della comunità monastica è cessato con la soppressione dell’Ordine originario nel XVIII secolo, e oggi non c’è un abate residente nel senso tradizionale del termine.
L’affermazione che Ranverso “ha da sempre il suo Abate Sant’Antonio” è corretta nel senso che il complesso monastico è stato fondato e intitolato a Sant’Antonio Abate (o Antonio il Grande), considerato il fondatore del monachesimo cristiano.
Ecco alcuni dettagli chiave:
- Fondazione e Dedica: La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso fu fondata nel 1188 da Umberto II di Savoia e affidata ai monaci Antoniani provenienti da Saint-Antoine-l’Abbaye (Viennois, Francia). Questi monaci erano specializzati nella cura del “fuoco di Sant’Antonio” (Herpes Zoster) e accolsero pellegrini e malati, onorando il loro santo patrono.
- Ruolo del Santo: Sant’Antonio Abate è la figura spirituale di riferimento e il titolare della chiesa, ma non un abate in senso perpetuo e fisico che guida la comunità locale oggi.
- Gestione attuale: L’Ordine Antoniano fu soppresso nel 1775 e il complesso passò all’Ordine Mauriziano. Attualmente, la proprietà e la gestione del complesso sono curate dalla Fondazione Ordine Mauriziano.
Quindi, mentre l’identità del luogo è indissolubilmente legata alla figura di Sant’Antonio Abate, il ruolo di “abate” come guida della comunità monastica è cessato con la soppressione dell’Ordine originario nel XVIII secolo, e oggi non c’è un abate residente nel senso tradizionale del termine. La figura di Sant’Antonio Abate rimane però il simbolo e il patrono del luogo.
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Sant’Antonio di Ranverso appartiene alla Diocesi di Torino sebbene sia di proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano, è un edificio religioso e fa parte dell’Arcidiocesi di Torino. L’ufficio per i Beni Culturali della Diocesi di Torino autorizza e segue gli interventi e le attività che vi si svolgono.
