Presbiterio poligonale libero a Sant’Antonio Abate di Ranverso. Riaperta nel mese di Luglio 2017 la Chiesa di dal Medioevo a oggi
Presbiterio poligonale libero a Sant’Antonio Abate di Ranverso. Riaperta nel mese di Luglio 2017 la Chiesa di dal Medioevo a oggi
PRESBITERIO POLIGONALE
Riaperta nel mese di Luglio 2017 la Chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso dal Medioevo a oggi. Una storia che parla degli ospedalieri Antoniani presso il quale i Monaci fornivano assistenza ai malati del fuoco sacro degli ardenti.
Era stata chiusa per due anni e ora, finiti i lavori di ripristino, e stata riaperta finalmente al pubblico. La Chiesa primitiva e il nucleo della prima casa e fondazione della confraternita antoniana, fu costruito intorno al secolo 1.100, e dà il nome al borgo speciale dove fu eretto un ospedale in cui i frati curavano il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio.
Per urgenti restauri e stata Chiusa due anni.
Il borgo speciale di Sant’Antonio Abate di Ranverso , detto ‘INVERS”, festeggia la riapertura, dopo due lunghi anni di chiusura, della Chiesa che dà il nome al Patrono Sant’Antonio Abate.L’edificio primitivo con convento era già presente nel 1.100, quando qui esisteva una cappellina a forma di capanna eretta su u pilone votivo ed un ospedale ai primordi dove si curava il “fuoco sacro”, l’herpes zoster, detto Fuoco di Sant’Antonio.
I Frati Ospitalieri di Sant’Antonio erano arrivati a Ranverso provenienti dall’Isere della Francia al seguito della Casa Madre, qui curavano i malati con un unguento che ricavavano dal grasso del maiale (ed è questo uno dei motivi per il quale il loro Santo protettore è rappresentato sempre con questo animale al fianco). Con l’arrivo di Amedeo terzo di Savoia e la donazione di terreni il luogo si ampliò, così anche l’ospedale passò alle dipendenze della Casa Madre fino a quando, nell’ultimo decennio del XVII secolo l’ordine dei canonici regolari di Vienne , fu soppresso.
Nei secoli, la Chiesa ha avuto una serie di restauri che ne hanno alterato le forme originali, ma il più importante fu quello di fine Quattrocento quando per volere dell’Abate Jean De Montchenu fu dotarla della gotica facciata in stile Flamboyant Francese che tuttora troviamo. per un certo periodo la Chiesa fu completamente abbandonata: molte tele scomparvero, compreso il ciborio in marmi preziosi e pietre dure, tele, l’ex voto, il pulpito , i quadri , lampadari , le tavole della via crucis etc…Ma facciamo un piccolo tour e scopriamo i tesori ancora presenti nella chiesa: superato l’atrio di ingresso ed oltrepassato il portale duecentesco si procede verso il chiostro dal giardino dei semplici si accede alla Chiesa con tre navate. Sul soffitto,sui muri e sulle predelle del Maestoso Polittico di Defendente Ferrari donato per grazia ricevuta dagli abitanti di Moncalieri, troviamo disegnate da Giacomo Jaquerio le storie di Sant’Antonio Abate , oggi visibili. Del pittore però rimangono affreschi tra le finestre che rappresentano i Santi Eremiti. Sulla sinistra il duecentesco affresco della Madonna con Bambino.
Recentemente è stato restaurata la statua in legno di noce di fine quattrocento avente la parte retro vuota con antina e collocata su un piedistallo sull’altare maggiore rappresenta il Patrono Sant’Antonio Abate con tutti i suoi simboli. L’altare maggiore con presbiterio poligonale è datato fine 1400, fu voluto dal nobile Jean De Montchenu su disegno dei suoi architetti come pure fece costruire i due portali della Chiesa e dell’Ospedale modellati simili con le stesse caratteristiche di architettura del quattrocento, dotati di due pinnacoli ed una guglia centrale.
Sulla parete del presbiterio troneggia il grandioso Polittico un trittico con al centro la natività e sulla predella in basso la vita di Sant’Antonio Abate benedicente. Nel 1600 degno di nota era una reliquia a forma di avambraccio del Patrono custodita a Sant’Antonio di Ranverso che veniva venerata durante le feste. Finalmente riaperta al pubblico dei fedeli e dei visitatori, la chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso racconta un brano della nostra storia, al centro di una zona di campagna poco popolare vivevano circa 200 persone, oggi il borgo e disabitato completamente ma resta ricco di storia e tradizioni Antoniane che vogliamo proteggere e preservare.