Novoli culto per il santo pellegrinaggio e devozione per la reliquie del braccio di Sant’Antonio Abate proveniente da Tricarico Matera
Novoli culto per il santo pellegrinaggio e devozione per la reliquie del braccio di Sant’Antonio Abate proveniente da Tricarico Matera
LA DEVOZIONE DEI NOVOLESI
La venerazione dei novolesi per “il santo del fuoco” anche se non è un dato certo, è da ritenersi molto antica, risalente probabilmente all’epoca bizantina, atteso che la devozione a S. Antonio Abate è, appunto, bizantina. Testimonianza di questa antica venerazione è certamente “il capitello dell’Hosanna” che si trova vicino al tempio del Santo e su cui sono scolpiti non solo gli stemmi del Comune e dei Mattei (antichi signori di Novoli) ma anche le effigi dei protettori novolesi e cioè la Madonna di Costantinopoli e S. Antonio Abate. Ufficialmente S. Antonio Abate divenne protettore di Novoli nel 1664, cioè due anni dopo la conclusione dei lavori che avevano trasformato completamente in una grande chiesa il tempietto votivo preesistente, “l’olim sacellum” di cui si fa menzione per la prima volta nella I Visita Pastorale di mons. Luigi Pappacoda del 18 maggio 1640.
Lo studioso Pietro De Leo ha ricostruito le fasi di tale “ufficialità”, pubblicando nel 1971 tutti gli antichi documenti relativi all’elezione di S. Antonio come Avvocato e Protettore del paese nel 1664, documenti scoperti nell’Archivio della Curia Vescovile di Lecce. Dalla ricerca del prefato studioso, si apprende dunque che il 20 gennaio 1664 in “Sancta Maria De Novis” (così si chiamava allora Novoli) il Sindaco Andrea Ricciato, gli uditori, gli ordinati, e gli eletti di reggimento, con il consenso del Luogotenente Domenico Saracino, del Conte di Novoli Giuseppe Antonio Mattei, elessero a protettore S. Antonio Abate.
PATROCINIO E PROTEZIONE
Il 22 gennaio invece si concluse il Capitolo di Novoli (con a capo l’Arciprete don Pietro Perulli) che deliberò la stessa decisione previo assenso del mons. Luigi Pappacoda e nello stesso mese sia l’Università che il clero della terra di Novoli chiesero al vescovo l’assenso perché S. Antonio Abate fosse loro protettore. In poco tempo, il vescovo concesse il permesso che S. Antonio fosse proclamato protettore e che si effettuasse la processione. Non fu chiesto l’assenso della Sacra Congregazione dei Riti. Mons. Pappacoda, pur sapendo che, senza l’assenso di Roma, il titolo di protettore era, come si dice nel diritto canonico, un “titolo colorato”, lasciò perdere, sia perché non aveva tempo, sia perché nessuno gli dava premura.
Così passarono anni e nel 1719 durante la Visita Pastorale, il vescovo Fabrizio Pignatelli, impose all’Arciprete don Oronzo Mazzotta di regolarizzare la nomina di S. Antonio a patrono del paese, ma poiché il vescovo morì qualche mese dopo, sia l’arciprete, sia il sindaco Lorenzo Ruggio temporeggiarono. Finalmente il 2 giugno 1737, con cui la Sacra Congregazione dei Riti proclamava S. Antonio protettore di Novoli, fu ritirato in Curia dai sacerdoti don Francesco Russo e don Francesco Giampietro dopo aver giurato che Novoli non aveva altro protettore principale; così il 17 gennaio divenne giorno festivo a tutti gli effetti.
GIUNSE LA RELIQUIA
Se l’ufficializazione del culto, come si è visto, appartiene a tempi remoti, l’acquisizione invece della “reliquia” del Santo che nei giorni di festa viene esposta e venerata, è abbastanza recente. Essa giunse a Novoli da Tricarico, paese in provincia di Matera, precisamente il 27 luglio del 1924, segnando così una pagina fondamentale della storia di Novoli. La tradizione racconta che nell’inverno del 1924 don Carlo Pellegrino si era recato a Tricarico, con altri sacerdoti, per una sacra missione. Dopo qualche giorno, don Carlo scrisse una lettera annuziando che nella cattedrale di Tricarico vi erano due urne ricchissime di argento, dono di un cardinale, contenente una le reliquie di S. Polito martire vescovo di Tricarico, e, l’altra di Sant’Antonio Abate. La notizia fece fremere di gioia i Novolesi e subito fu formulata una supplica per il Vescovo di Tricarico in cui lo si pregava di concedere a Novoli la reliquia di Sant’Antonio Abate.
La supplica, avvalorata dalla comendatizia di mons. G. Trama, fu accolta e così alla fine di febbraio, don Carlo Pellegrino e don Giovanni Madaro, rettore del santuario, si recarono a Tricarico per ricevere la reliquia in consegna. Quando la reliquia giunse a Lecce, fu posta nell’attuale e ricchissimo reliquiario d’argento di stile gotico e autenticata dal sigillo di mons. Trama. Il reliquiario rimase nell’oratorio del palazzo vescovile di Lecce fino al 27 luglio, quarta domenica del mese, giorno fissato per la solenne traslazione che fu effettuata con un treno speciale. Sul piazzale della stazione mons. Francesco Greco dette un caloroso saluto a nome di tutto il popolo novolese; quindi si svolse la processione solenne alla quale parteciparono i due Vescovi mons. Trama e mons. Delle Nocche, Vescovo di Tricarico. Furono percorse le vie fra i canti e gli applausi del popolo novolese e dei forestieri. La S. Reliquia fu poi esposta sull’altare maggiore e la festa per tre giorni. Dopo queste giornata di preghiera e di festa, la S. Reliquia fu custodita nel cappellone del Santo.
IL PELLEGRINAGGIO
Il culto a S. Antonio Abate è diffuso in molti comuni del Salento come, ad esempio, a Gallipoli, Squinzano, Nardò, Taviano, Matino, Campi Salentina, Carmiano, Arnesano, Racale, Guagnano, Cutrofiano ecc. Ma “a Novoli assume funzioni e caratteristiche più complete e più strettamente collegate al culto intero in senso cristiano, in quanto ne conserva intatti i simboli”. A Novoli il culto in onore del Santo Patrono ha, come già detto nel capitolo precedente, radici antiche la cui ufficializzazione risale al 28 gennaio 1964, allorquando il Vescovo dell’epoca, mons. Luigi Pappacoda, concesse l’assenso canonico alla supplica dell’Università e del Clero e dichiarò S. Antonio Abate suo Protettore.