News torinovoli Facciata Abbazia e Ospedale.Una veduta del pronao della chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, oggi chiamata Precettoria, è un edificio religioso piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di S. Antonio di Vienne e situato a Buttigliera Alta, articolo Regione Piemonte.
News torinovoli Facciata Abbazia e Ospedale.Una veduta del pronao della chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, oggi chiamata Precettoria, è un edificio religioso piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di S. Antonio di Vienne e situato a Buttigliera Alta, articolo Regione Piemonte.
L’ABBAZIA DI SANT’ANTONIO DI RANVERSI
La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso si trova a Buttigliera Alta fu completata nel del XIII°
secolo e fu iniziata ad edificare esattamente nel 1188 adottando lo stile gotico – romanico
Facciata della chiesa
Sito
web
www.ordinemauriziano.it/precettoria-di-santonio-ranverso
Una veduta del pronao della chiesa di Sant’Antonio Abate di Ranverso
L’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, oggi chiamata Precettoria, è un edificio religioso
piemontese fondato dall’Ordine ospedaliero di S. Antonio di Vienne e situato a Buttigliera Alta, in
provincia di Torino, al principio della Valle di Susa.
La nascita del complesso monasco risale agli ulmi anni del XII secolo su volere del conte
Umberto III di Savoia e il suo nome combina la dedica a sant’Antonio abate e il toponimo di rivus
inversus, riferito a un canale situato a nord delle colline moreniche nelle vicinanze.
Un tempo c’era la tradizione di allesre la scena della Navità sul terreno della Preceoria,
all’interno del presepe vivente, che coinvolgeva cennaia di persone, fra adul e bambini, nella
rappresentazione dei passi biblici riguardan la nascita di Gesù tu’ ves con abi dell’epoca.
Storia
Le prime nozie di una cappella presso il luogo del Rivus Inversus si hanno già a parre dal
1156 ma soltanto nel 1188 è documentata la donazione del terreno da parte di Umberto III di
Savoia, che diede in uso l’area ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne, in seguito no come
“Antoniani”, con l’intento di creare una struura dotata di una foresteria per i pellegrini e anche
una sorta di lazzareo per coloro i quali erano affli’ dal “fuoco di sant’Antonio”. L’ubicazione,
infa’, era strategica poiché rappresentava un’importante tappa della Via Francigena i entrambi i
percorsi provenien dai vicini valichi del Moncenisio e del Monginevro.
In seguito, con l’avvento dell’epidemia di peste della seconda metà del XIV secolo,
l’ospedale di Ranverso svolse un ruolo fondamentale per la cura e l’assistenza agli appesta,
poiché venivano auate apprezzabili prache di isolamento e cura delle piaghe infee mediante il
grasso dei maiali per evitare l’espandersi dell’infezione, tant’è che la stessa iconografia di
sant’Antonio abate divenne esplicita, raffigurando il santo sempre accanto a un suino.
Il complesso fu rimaneggiato più volte nel corso dei secoli alterandone fortemente la forma
originale e l’ulmo intervento conclusivo a completamento della chiesa fu operato nel ulmo
trentennio del XV secolo su volere di Jean de Monthenou, che venne nominato commendatario
nel 1470; all’epoca il complesso comprendeva un ospedale, di cui rimane solo una facciata, la
preceoria e la chiesa.
Alla fine del XVIII secolo S. Antonio di Ranverso godeva di un consolidato potere sul
territorio e la zona circostante appariva abbastanza popolata, a tal punto da giusficare la
presenza di svaria edifici rurali.
Nel 1776, dopo la soppressione dell’Ordine Ospedaliero degli Antoniani, i possessi di
Sant’Antonio di Ranverso contavano circa un quarto dei terreni del comune di Bu’gliera Alta e
quaro grandi cascine alle sue dipendenze queste proprietà furono assegnate da papa Pio VI
all’Ordine Mauriziano, ancora auali detentori dell’abbazia.
Il complesso è stato dichiarato monumento nazionale nel 1883 e restaurato prima da
Alfredo D’Andrade e da Cesare Bertea all’inizio del Novecento.
Nel 2007 gli esterni di Ranverso sono sta luogo di ripresa di alcune scene del film di Dario
Argento La terza madre.
L’esterno
Il complesso monasco sorge in un’area collinare a 336 metri s.l.m. e distante circa ven
chilometri da Torino. Esso rappresenta una tesmonianza di grande interesse storico, arsco e
naturalisco.
Facciata Abbazia ed ospedale
Dettaglio dell’affresco Salita al Calvario di Giacomo Jaquerio
Tra gli auali fabbrica dispos a corte spicca la chiesa e l’ospedale, di cui è rimasta
soltanto la quarocentesca facciata caraerizzata dalla ghimberga in coo. La chiesa si disngue
per i suoi movi picamente tardogoci di influenza francese, di cui le tre imponen ghimberghe
dei portali decorate con formelle in terracoa e pinnacoli sono l’elemento predominante; sul lato
sinistro, ma completamente incluso nel perimetro del corpo di fabbrica della chiesa, si erge il
campanile caraerizzato da tre piani di bifore e sormontato da quaro pinnacoli che circondano
una cuspide oagonale del XIV secolo.
Gli interni
L’interno della chiesa è pregevole e ben conservato. Le navata principale, affiancata dalle
due laterali, è scandita da pilastri polisli a cui si alternano ampie cappelle sormontate da volte a
crociera ogivali.
Numerosi sono gli affreschi realizza da Giacomo Jaquerio, considera uno dei capolavori
della scuola tardogoca piemontese risalen al secondo decennio del XV secolo e raffiguran la
Storia della vita di San Biagio, la Madonna in trono tra i san, la Navità con i san, le Storie di
sant’Antonio Abate; degno di nota è il ciclo di affreschi della sagresa raffigurante la vita di Cristo
firmato dallo stesso autore che comprende un’Annunciazione, i San Pietro e Paolo, l’Orazione
nell’Orto, gli Evangelis sulle vele della volta e, sulla lunea, la celebre Salita al Calvario.
Una veduta del campanile
L’abside conserva inoltre un pregevole pen’co di Defendente Ferrari datato 1531 e
realizzato come voto su volere della vicina cià di Moncalieri durante l’epidemia di peste dello
stesso anno.
Dalla navata di destra si accede all’unico lato superste del chiostro che in origine si
estendeva a latere della chiesa e la congiungeva con il vicino monastero rimaneggiato nel XVIII
secolo riadaando il precedente edificio quarocentesco.
La Cascina Ranverso
Un viale re’lineo che araversa campi colva collega l’abbazia alla Cascina Nuova
d’Indrit, un interessante complesso rusco che ha conservato inalterata la caraerisca
morfologia architeonica “a corte chiusa” risalente al 1782, su probabile progeo aribuibile a
Giovan Ba’sta Feroggio.
La costruzione rappresenta una delle più anche cascine agricole piemontesi immersa in un
territorio che conserva un’ampia copertura boschiva e i tra’ caraerisci di un paesaggio agrario.
La Cascina Nuova era compresa nelle proprietà dell’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso e nel 2017
è stata riaperta al pubblico a seguito di un lungo e aento restauro conservavo a opera di priva
che hanno rinominato la struura Cascina Ranverso, trasformandola in un agriturismo.
APPROFONDIMENTI
1. ^ L’interno della chiesa è caratterizzato da volte a crociera, al cui centro di ognuna vi sono decorazioni
originali coeve con la costruzione della chiesa e caratterizzate da motivi differenti che raffigurano la storia
della salvezza dalla creazione del mondo alla resurrezione di Cristo. Nella prima crociera è visibile un
cerchio con stelle chiare su sfondo rosso e nero: rappresenta la creazione. Nella seconda crociera è
visibile un decoro a bassorilievo rappresentante un angelo che rappresenta l’incarnazione di Gesù. Nella
terza un agnello indicativo del Natale. Le ultime due crociere sono decorate rispettivamente con una
stella rossa su fondo scuro a simboleggiare la morte di Gesù e una stella su fondo chiaro a
simboleggiarne la resurrezione. La rappresentazione del sole nell’abside invece è di fattura successiva,
probabilmente settecentesca.
2. ^ Nel 1914 fu scoperta l’iscrizione in caratteri gotici «[picta] fuit ista capella p[er] manu[m] Jacobi Jaqueri
de Taurino».
3. La Salita al Calvario raffigura su sfondo neutro una folla di figure armate di lance, bandiere e alabarde
che si librano nella parte superiore. Questi personaggi contornano, seppur a una certa distanza, la figura
dolente del Cristo che porta la croce, mentre figure crudeli e stralunate lo aiutano in malo modo,
spingendo il legno o tirando il Salvatore con una corda. Nella grande varietà di tipi umani, dal nordico con
la pelle chiara e la barba rossa al caucasico con la pelle bruna, dal giovane al vecchio, dal povero al
ricco, prevale un senso lineare grazie alla marcata linea nera dei bordi, con una raffinata attenzione ai
dettagli, come la resa del legno nodoso della croce. Ogni soggetto si stacca così espressivamente dal
gruppo, creando una visione drammatica e priva di sentimentalismi.