Marzo 29, 2022

Narrazione Ranverso

Narrazione Ranverso

NOTIZIE STORICHE

La costruzione della Chiesa Precettoriale di Sant’Antonio Abate di Ranverso nella sua forma primitiva da molti storici viene fatta risalire a fine XI secolo. Ersilio Teifreto volontario e devoto scrive la Chiesa a forma di capanna inizialmente fu eretta dai contadini Rostesi su un Ex pilone votivo già esistente.

5. Sono designati con lo stesso nome di antoniani, benché non seguano la regola di S. Antonio eremita, anche due congregazioni occidentali. La prima, fondata nel Delfinato in seguito al voto di un gentiluomo liberato dalla peste (o “fuoco di S. Antonio”) dopo aver venerato anche reliquie del santo, fu approvata da Urbano II durante il concilio di Clermont (1095); Onorio III, poi Bonifacio VIII regolarizzarono questi fratelli ospitalieri, che nel 1297 si trasformarono in canonici regolari di S. Agostino (v. agostiniani). Vestivano di nero, con la croce di S. Antonio (una Tau greca) in azzurro. Ebbero parecchi monasteri in Francia, in Italia e nella Spagna, posti alle dipendenze dell’abbazia madre di S. Antonio (diocesi di Vienne, Delfinato). Appartennero a quest’ordine alcuni prelati insigni, tra cui il card. De Tournon e il matematico Jean Baurel. Riformato nel 1630, fu soppresso e incorporato da Pio VI (1778) nell’Ordine di Malta. Una seconda congregazione di S. Antonio fu fondata nelle Fiandre nel 1615 e sottoposta anch’essa alla regola di S. Agostino e alla giurisdizione del provinciale degli agostiniani belgi da Paolo V. Anche un ordine militare, in onore di S. Antonio, fu istituito, nel 1382, da Alberto di Baviera.

La protezione contro l’herpes zoster
Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio, da Alessandria a Costantinopoli, fino ad arrivare in Francia, nell’XI secolo, a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore.
In questa chiesa affluivano a venerarne le reliquie folle di malati, soprattutto affetti da ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segale, usata per fare il pane.
Il morbo, oggi scientificamente noto come herpes zoster, era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) per il bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e venne fondata una confraternita di religiosi, l’antico ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine de Viennois.

Nel corso del XII secolo furono donati dei terreni da parte di Amedeo III di Savoia fu ampliata la Chiesa e l’esistente convento, a distanza venne costruito l’Ospedale i costruttori furono i Canonici Regolari della Confraternita di Sant’Antonio di Vienne a cui furono affidati i terreni, più conosciuti come “i monaci del Tau” per l’abito nero che recava cucita sul petto a mo’ di croce la lettera greca τ (tau) in panno turchese. La loro abitazione si trovava sul lato opposto dell’ospedale nel Monastero. Dal XI secolo la Chiesa è dedicata a Sant’Antonio Abate dichiarata nel 1883 Monumento Nazionale Religioso, la sua storia è legata a quella dell’antico Ospedale dei Cavalieri di S. Antonio attiguo alla Chiesa nell’attuale Via Francigena unico caso e ancora in piedi la struttura del frontale dell’Ospedale Medievale). Ranverso all’origine si presentava con un’architettura tardo Romanica, l’armonia dei portali sono frutto di interventi architettonici che si sono susseguiti spaziando dalla fine del XI al XV secolo, il complesso della Precettoria, exemplum dello stile gotico Francese è costituito principalmente dalla Chiesa la cui Guglia centrale slanciata conferma un’adesione al gotico Flamboyant d’oltralpe voluto dall’Abate Jean de Montchenu, con annessi il Chiostro il Giardino e la Sagrestia.

Ci furono anni, e secoli di Vita Rigogliosa in cui l’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso era il centro di un piccolo mondo fatto di contadini, monaci,viandanti, soldati, di mercanti che si spostavano e trasportavano merci da una parte all’altra delle Alpi e di pellegrini che compivano il loro lungo viaggio attraverso la Via Francigena ecco che Ranverso era una sorta di bivio per le vie del pellegrinaggio come Santiago, Roma oppure continuare fino a Otranto ed imbarcarsi per raggiungere Gerusalemme.

Il territorio di Ranverso Medievale nel Comune Turistico di Buttigliera Alta per le sue caratteristiche e collocato all’interno delle campagne dell’Anfiteatro della Collina Morenica tra Rivoli e Avigliana si inserisce nel paesaggio Torinese all’imbocco della Val di Susa conosciuto anche come luogo di storia,religione, meditazione,e arte ma anche per lo svago e il tempo libero una passeggiata con gli amici a quattro zampe, nel mese di Febbraio 2022 il borgo speciale di Ranverso è stato inserito come Borgo Dog d’Italia , grazie alla sua splendida posizione, adagiato in mezzo a due arterie importanti del terzo millennio quella automobilstica e ferroviaria, le strade seguono il tracciato dell’antica Via Francigena, infatti sul lato DX sotto il Monte Musinè troviamo l’autostrada del Frejus dal lato SN verso la collinetta passa la linea alta velocità dei treni Freccia Rossa.
Nel Borgo Medievale di Ranverso si accede tramite un viale alberato oppure percorrendo a piedi la Strada antica di Francia.

Mi chiamo Ersilio Teifreto classe 47 nato nel Salento a Novoli il 22/07/1947 sono volontario e devoto a Sant’Antonio Abate, racconto quello che mi ha tramandato il Maestro Monsignor Italo Ruffino il primo Studioso della Storia Ospedaliera Antoniana a Ranverso e scrivo cosa penso sul Blog Etnografico che gestisco personalmente www.torinovoli.it

Ranverso era un’istituzione polivalente che si prendeva cura dei malati e dei poveri, offrendo alloggio, cibo e cure mediche.

L’interno della chiesa, come ho già detto, è infotografabile, e dovrete accontentarvi soltanto di leggere che accoglie dei  capolavori, a partire dal grande polittico di Defendente Ferrari, donato dalla città di Moncalieri  per un voto fatto durante una pestilenza, per arrivare alla Salita di Cristo al Calvario  firmata (e non è una metafora, c’è proprio la firma per esteso, l’unica vergata dall’artista su una sua opera) di  Giacomo Jaquerio.  Opere  straordinarie, non esagero.  E dato che  non li ho potuti fotografare, non avete scuse e dovrete venirli a vedere di persona.

P.S. E’ una Chiesa molto gettonata per i matrimoni e credo che mezza Torino si sia sposata qui, anche mia sorella, circa trent’anni fa.

Fondata  dai monaci Antoniani provenienti dal Delfinato di Francia sotto quello che ai giorni nostri si definirebbe l’alto patrocinio  di  Umberto III di Savoia, era composto da Monastero, Chiesa e Ospedale.

Dell’ospedale è rimasto solo un pezzo della facciata, ma all’epoca era un importante  punto di riferimento, vi si accoglievano i  lebbrosi e i malati di herpes zoster,  infezione  ancora oggi dolorosissima conosciuta anche come Fuoco di sant’Antonio, e che venivano curati con grasso di maiale.  I conventuali della Precettoria, alcuni erano religiosi ma i fratelli antoniani erano principalmente dei laici,  vestivano un saio nero su cui era cucita una Tau, curioso mix tra una croce (in onore di  Gesù Cristo) una stampella (simbolo dell’aiuto che si dava ai malati)  e la lettera greca sinonimo di prodigio, forse alludendo al prodigio della guarigione, ma  questo me lo sto inventando e non metto la mano sul fuoco. Questa  Tau la ficcano un po’ dappertutto,  la scolpiscono sui capitelli la dipingono  sulle volte della chiesa,  la cuciono sul vestito degli ammalati e la marchiano a fuoco  sulla groppa dei maiali. La prima che balza agli occhi è la  Tau nera scolpita sulla grossa stele in pietra posta proprio davanti alla Chiesa, e che di primo acchito ho creduto una faccia incorniciata da una zazzera alla paggio.  Mi dispiace che all’interno sia proibito fotografare, sarebbe stato interessante mostrarvi l’immagine di sant’Antonio con un maialino accucciato ai piedi, come altrettanto  interessante sarebbe stato  vedere come la Tau ritorni come leit motiv  ad ogni angolo di tutto il complesso. Diritti di immagine lo vietano, e  pazienza

Alla fine del XVIII secolo S. Antonio di Ranverso godeva di un consolidato potere sul territorio e la zona circostante appariva abbastanza popolata, a tal punto da giustificare la presenza di svariati edifici rurali. Nel 1776, dopo la soppressione dell’Ordine Ospedaliero degli Antoniani, i possessi di Sant’Antonio di Ranverso contavano circa un quarto dei terreni del comune di Buttigliera Alta e quattro grandi cascine alle sue dipendenze;[3] queste proprietà furono assegnate da papa Pio VI all’Ordine Mauriziano, ancora attuali detentori dell’abbazia.

Placca di Gran Croce (1898)

Nel 1776 i possedimenti piemontesi dell’abolito Ordine Ospedaliero Ecclesiastico di Sant’Antonio di Vienne (che verra’ incorporato il 25 ottobre 1774 nell’Ordine dei Cavalieri di Malta) passarono all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e tra questi la splendida Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso.

L’Ospedale e la Chiesa dell’Abbazia Mauriziana di Ranverso, fondata nel XII secolo dal Conte Umberto III di Savoia, attuale proprieta’ dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

L’Ordine Mauriziano, divenuto proprietario di tutto il complesso, fece costruire diversi altri fabbricati rurali per i contadini e per le attivita’ agricole attinenti alla vasta proprieta’ terriera che si estende su un unico appezzamento a Ranverso di 510 ettari, su 60 ettari da pascolo presso il lago del Moncenisio ed altri terreni per ulteriori 52 ettari.

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