Mariangela Rapetti l’Archivio di Stato di Torino riportano che Ranverso fu tra le prime fondazioni69;
Mariangela Rapetti l’Archivio di Stato di Torino riportano che Ranverso fu tra le prime fondazioni69;
L’ordine era organizzato in circoscrizioni dette Bailliviae, corrispondenti al territorio
delle precettorie o commanderiae, distinte a loro volta in generali e semplici, le
seconde poste sotto il controllo delle prime63; i precettori erano francesi, o dovevano
necessariamente aver risieduto presso la casa madre almeno un anno64. La
dispersione delle fonti rende complicata una ricostruzione in chiave cronologia della
loro espansione, anche se gradualmente nuovi studi monografici stanno colmando le
lacune65. Si legge su un manoscritto antoniano dei primi del Settecento66 che l’ordine
60 Mischlewski, Un ordre hospitalier, cit., p. 39-40. 61 Sull’espansione dell’ordine, oltre a Mischlewski, Un ordre hospitalier, cit., cfr. Ruffino,
Storia ospedaliera antoniana, cit., p. 144 e segg. Per la penisola italiana in particolare cfr. Fenelli, Il
Tau, cit., passim. 62 Cfr. Les Œuvres de Guillot de Provins, poète lyrique et satirique, éditées par J. Orr, Impr.
de l’Université, Manchester 1915, p. 71, v. 1962-1963. Si noti che, a detta del Falco, la precettoria
scozzese venne istituita al tempo di Artaud de Grandval (1418-1427), cfr. Falco, Antonianae
Historiae, cit., fol. 91r, ma lo storico antoniano data nello stesso momento anche l’istituzione delle
precettorie di Sardegna, Sicilia e Barcellona, tutte precedenti al governo del de Grandval:
probabilmente, se la notizia è vera, si è trattato di rifondazioni, ma è anche possibile che il Falco non
avesse a disposizione attestazioni scritte su queste precettorie antecedenti gli statuti promulgati nel
capitolo generale dell’ordine tenutosi nel 1420. 63 Cfr. D. Le Blévec, L’ordre canonial et hospitalier des Antonins, in Le monde des
chanoines (XIème-XIVème s.), «Cahiers Fanjeaux», 24 (1989), p. 237-254. Si coglie l’occasione per
ringraziare il prof. Daniel Le Blévec e la dott.ssa Aurore Furhmann di Montpellier per le indicazioni
bibliografiche sulla storia antoniana e i suggerimenti in materia di ordini ospedalieri medievali. 64 Mischlewski, Un ordre hospitalier, cit., p. 69. Facevano parzialmente eccezione a questa
regola le precettorie spagnole e italiane. 65 Tra i più recenti si segnalano, per l’Italia, R. Villamena, Religio Sancti Antonii Viennensis.
Gli Antoniani a Perugia e in Umbria, «Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria»,
CV/I (2008), p. 97-160; Filippini, Questua e carità, cit. Su Torino, Ranverso e la Val di Susa cfr.
Ruffino, Storia ospedaliera antoniana, cit. Sul Veneto si veda M. Testolin, La precettoria veneziana
dell’ordine di S. Antonio di Vienne, Tesi di dottorato in Storia della Chiesa medioevale e dei
movimenti ereticali, VII ciclo, Università degli Studi di Padova, a.a. 1996-1997. Su Pistoia si veda S.
Ferrali, L’ordine ospitaliero di S. Antonio Abate o del Tau e la sua casa a Pistoia, in Il Gotico a
Pistoia nei suoi rapporti con l’arte gotica italiana, Atti del Convegno internazionale di Studi (Pistoia
1966), Pistoia 1966. Su Roma e la precettoria de Urbe si rinvia a R. Enking, S. Andrea cata Barbara e
S. Antonio Abbate sull’Esquilino, Marietti, Roma 1964. Sul Meridione si vedano F. Mottola, Per la
storia dell’Ordine Antoniano “de Vienne” in Italia Meridionale: la precettoria di Campagna, «Nuovi
annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 1 (1987), p. 157-168; A. D’Ambrosio, I
canonici regolari di Sant’Antonio Abate di Vienne e la precettoria generale di Napoli in alcuni 21
avrebbe contato oltre 1.300 precettorie sparse per il vecchio continente, e anche se è
impossibile comprendere quale sia stato il numero complessivo, questa cifra sembra
davvero troppo elevata
Quali siano state le prime fondazioni non è certo. Secondo una tradizione, sembra
che la seconda casa fondata dai confratelli antoniani, ai primi del XII secolo, fosse
quella di Chambéry68; le memorie custodite presso l’Archivio di Stato di Torino
riportano che Ranverso fu tra le prime fondazioni69; e ancora una tradizione vorrebbe
che gli antoniani si siano stabiliti a Gap nel 112370. Ciò che è certo, è che queste case
godettero presto di alcuni privilegi che le elevarono notevolmente rispetto alle altre
precettorie generali: il capitolo generale del 1312, infatti, stabilì i quattro reggenti che
avrebbero dovuto governare l’abbazia in caso di sede vacante, secondo l’ordine: il
precettore di Gap, il precettore di Chambéry, il prior claustralis e il cellerario
dell’abbazia71.
Successivamente, nel 1323, il capitolo generale univa la precettoria generale di
Ranverso all’ufficio del cellerario dell’abbazia, allo scopo di supportare i costi della
casa madre, come la riparazione, l’ingrandimento e l’abbellimento della chiesa e di
altri edifici. Sempre per far fronte a questi costi, nel 1363 il capitolo generale
chiedeva al papa il permesso di unire la precettoria generale di Gap all’opera
dell’abbazia, permesso accordato da Urbano V il 6 agosto dello stesso anno. Nella
bolla, il pontefice riconosceva l’ufficio dell’opera dell’abbazia, che veniva affidato al
nuovo precettore di Gap e, constatando lo stato di degrado delle strutture abbaziali
ordinava che, per dodici anni, si prendessero 2.400 fiorini d’oro di Firenze dalle tasse
imposte all’ordine dal capitolo generale, suddivise in 800 fiorini per l’abate, 400 per
il capitolo, 1.200 per le precettorie72.
La lucida analisi di Adalbert Mischlewski ha messo in luce come, negli stessi anni,
fosse in atto un processo di «sécularisation» dell’ordine. Lo storico tedesco spiega
infatti come, al di là dell’appartenenza all’ordine, i precettori fossero indipendenti, e i
loro ruoli venissero riconosciuti come benefici accordati a vita. Il capitolo generale del
1345, inoltre, prese la decisione unanime di autorizzare l’abate e i canonici ad accettare
beni immobili in cambio della celebrazione di messe, anniversari e opere di bene:
De façon logique, parallèlement à l’évolution que connurent d’autres ordres anciens, une
tendence se fit jour à créer de nouvelles prébendes dans le monastère, y compris certaines
qui ne correspondaient à aucune fonction claustrale. C’est ansi que de simples pères
‘claustraux’, attachés au seul service liturgique, eurent des appartements particuliers, voire
documenti inediti del XVIII secolo (1733-1735), «Archivio Storico per le province