Febbraio 16, 2021

La devozione per Sant’Antonio Abate ha radici profonde a Ventimiglia. Ha ben ragione il prof. Durante nel ricordarlo. Alla lunga storia per individuare il luogo di nascita di Sant’Antonio Abate si aggiunge un’altra Carta identitaria con origini fortemente Ventimigliesi redatta dal blog di cultura popolare ToriNovoli ww.torinovoli.it gestito da Ersilio Teifreto

La devozione per Sant’Antonio Abate ha radici profonde a Ventimiglia. Ha ben ragione il prof. Durante nel ricordarlo. Alla lunga storia per individuare il luogo di nascita di Sant’Antonio Abate si aggiunge un’altra Carta identitaria con origini fortemente Ventimigliesi redatta dal blog di cultura popolare ToriNovoli ww.torinovoli.it gestito da Ersilio Teifreto

Testo di Ersilio Teifreto
Sant’Antonio Abate 
detto Santo del fuoco,il Grande
 
Origini di nascita , radici e luogo dove e vissuto.
Secondo la pia tradizione, il padre di Antonio, un alessandrino di nome Beabasso, sarebbe giunto a Ventimiglia per motivi commerciali nel 253 (secondo la cronologia ufficiale i limiti della vita del santo sarebbero tra il 250 ed il 17 gennaio del 356).Qui avrebbe sposato una ventimigliese, di nome Guitta, Gietta o Ghitta. Unione dalla quale sarebbe nato Antonio.
l’anno di Cristo 253
Il padre impose al figlio il nome Antonio , non Egizio ma Romano,ed ancora
fanciullo lo condussero in
Egitto.
Data di MorteNel deserto della Tebaide, 17 gennaio 356 Aveva 105 anni.
Santo Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
I Santuari principaliMonastero di Sant’AntonioEgitto e la Chiesa di Sant’Antonio di Ranverso Monumento Nazionale .
Ricorrenza festa Festa con benedizione degli animali e mezzi agricoli il 17 gennaio
simboli e Attributicroce a tau, bastone, campanella, maiale, demonio, libro, fuoco
Luoghi dove e Patrono e Potettore Patrono di molte localià Italiane la prima fu Sant’Antonio di Ranverso (TO) poi Novoli(LE).
Protettore degli animali e anche nvocato contro l’herpes zoster, protettore di macellai, salumai, norcini, canestrai, animali domestici

VENTIMIGLIA (Im). Sant’Antonio Abate e le sue radici ventimigliesi.

26 giugno 2012 Articolo

Localizzazione e recapiti:

La devozione per Sant’Antonio Abate ha radici profonde a Ventimiglia. Ha ben ragione il prof. Durante nel ricordarlo.
Non si deve dimenticare l’intitolazione della chiesa delle Canonichesse Laternanensi, in pieno Seicento, proprio a questo santo e dunque la profonda tradizione che legava lo stesso a Ventimiglia.
Dal dipinto ora in proprietà comunale si passa immediatamente alla considerazione della devozione locale.

Descrizione:
La popolarità del santo è tale che è difficile separare la leggenda dalla realtà.
Non è neppure mancato l’inserimento della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, cosa che ha ravvivato la devozione tardomedievale.
In relazione a Ventimiglia sono illuminanti le testimonianze di Gerolamo Rossi, il quale, citando il Gioffredo ed un’opera agiografica, il Compendium Antonianae Historiae, dà ampio spazio alla vicenda leggendaria dell’origine ventimigliese del santo.
Secondo la pia tradizione, infatti, il padre di Antonio, un alessandrino di nome Beabasso, sarebbe giunto a Ventimiglia per motivi commerciali nel 253 (secondo la cronologia ufficiale i limiti della vita del santo sarebbero tra il 250 ed il 17 gennaio del 356). Qui avrebbe sposato una ventimigliese, di nome Guitta, Gietta o Ghitta. Unione dalla quale sarebbe nato Antonio. Si tenga conto che la santità di Antonio è legata invece all’eremitaggio orientale, solitario.
Sempre secondo la leggenda, la madre ventimigliese sarebbe stata di nobili origini. I conti di Ventimiglia sostenevano di appartenere alla discendenza del santo. Il Rossi cita i pellegrinaggi di alcuni Ventimiglia a Vienne nel Delfinato, ove si conservano le reliquie del santo. Lo stesso Rossi, in un altro scritto inedito, che comunque ha fornito materia alle pubblicazioni, ricorda la presenza della presunta culla del santo nel castello di Ventimiglia, preziosissima reliquia. La memoria devozionale rimane anche dopo che I Ventimiglia lasciano la città, tanto che la comunità può portare in processione il baldacchino sopra le reliquie del santo, diritto che spetta ai Ventimigliesi eventualmente presenti a Vienne.

La storia tradizionale su Sant’Antonio Abate come raccontata dal suo discepolo Sant’Atanasio.

Il santo protettore degli animali e dei campi è nato a Coma, in Egitto, verso il 250. Sant’Antonio Abate, appena 20enne, abbandonò tutte le sue ricchezze per condurre una vita solitaria sulle rive del Mar Rosso.

Come riporta anche Il Giorno, il santo morì nel 356 ad oltre 100 anni. Secondo alcuni racconti, pare che in molti si siano affidati al santo ancora in vita per curare malattie e chiedere consigli. Ad affidarsi a lui furono lo stesso imperatore Costantino ed i figli.

In due occasioni, come racconta Sant’Atanasio, suo discepolo, il santo abbandonò la sua vita da eremita. La prima per confortare i cristiani perseguitati, la seconda per invitarli alla fedeltà.

Sant’Antonio Abate è spesso raffigurato con un bastone, il fuoco ai piedi e un maiale al suo fianco. Il maiale, durante il Medioevo, veniva allevato dai monaci e pare che il suo grasso curasse l’herpes zoster, conosciuto proprio come il fuoco di Sant’Antonio.

La leggenda del fuoco

Secondo una leggenda, Sant’Antonio Abate arrivò all’inferno per rubare il fuoco del diavolo e ad aiutarlo nell’impresa fu proprio il maiale. Mentre il santo distraeva il diavolo, il maiale rubò un tizzone e lo donò agli uomini.

Secondo un’altra leggenda, il santo andò all’inferno per sottrarre l’anima di alcuni defunti al diavolo. Proprio quando il maiale entrò all’inferno, Sant’Antonio accese il suo bastone con il fuoco dell’inferno e lo donò agli uomini.

Durante i tradizionali festeggiamenti per il Santo, si accendono i fuochi per segnare il passaggio ad una stagione più prospera, bruciando il passato.

La Lombardia è una delle regioni in cui maggiormente si festeggia la ricorrenza di Sant’Antonio.

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